L’invio di uranio impoverito è un altro gradino della scala in cima alla quale c’è la guerra nucleare. Poi ci sarà il salto nel vuoto: abisso orrido immenso nel quale potremmo precipitare tutti.
Io sono vecchio, solo, senza figli e la mia strada l’ho già percorsa in gran parte, quindi posso morire con poco dolore e danno.
Ma chi ha una discendenza deve dire no, e fare no, a questa tragedia diretta da registi che preparano la catastrofe dell’esodo.
Nelle Supplici di Eschilo, Pelasgo, il re di Argo cui le supplici Danaidi hanno chiesto protezione, dice che occorre un pensiero profondo, in grado di dare salvezza (dei' toi baqeiva" frontivdo" swthrivou), e capace di scendere nell’abisso, simile a un palombaro (divkhn kolumbhth'ro"), con occhio vigile e non ebbro (vv. 407-409).
Vuole aiutare le 50 ragazze e pure evitare la guerra con i 50 Egittidi che inseguono le cugine renitenti per sposarle.
Tali parole si addicono allo stile e ai contenuti della tragedia greca, di questa e di altre.
Oggi occorrerebbe un pensiero profondo per capire come salvare l’umanità da questa guerra, ma i governanti europei, come vediamo, applaudono, omaggiano e assecondano chi chiede le armi, quindi ripetono slogan da sapienza silenica festeggiando la morte imminente.
Bologna 22 marzo 2023 giovanni ghiselli
p. s.
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