lunedì 16 ottobre 2023

Ifigenia XXXI. Il metodo comparativo. Il balsamo. L’adulterio conclamato

In verità il lavoro cui invogliavo i ragazzi era duro: ne davo l’esempio preparando lezioni ricche di citazioni memorizzate che mi costavano  ore e ore di preparazione. Ogni giorno affrontavo io l’esame dell’efficacia educativa di quanto avevo imparato con un impegno quasi crudele per il tempo e l’acume mentale impiegati. I ragazzi lo capivano e mi ripagavano con l’attenzione scolastica e lo studio domestico. Comprendevano che studiare li rendeva più forti, più buoni e più belli. Ecco perché si era formata una solidarietà e quasi un sodalizio tra me e loro.
Questa intesa didattica benefica  però aveva provocato del risentimento tra diversi adulti dell’Istituto. Dava fastidio a molti non solo il mio metodo di insegnamento ancora inusuale in quel tempo ma anche il mio stile di vita inattuale. Il metodo mio era già comparativo: allora non lo conosceva nessuno tra i colleghi di greco e latino tanto nei licei quanto nell’Università da me frequentati. Lo avevo appreso da The Waste Land di T. S. Eliot
I malevoli dunque trovarono l’appoggio del potere presidenziale e misero insieme la forza di togliermi il lavoro che era diventato grande parte della mia vita siccome avevo imparato a farlo bene sacrificando per tre anni consecutivi tanta parte delle mie forze mentali, del mio tempo, lasciando indietro la bicicletta amata e perfino le donne ancora più amate.
In pratica mi degradarono dal liceo al ginnasio togliendomi 90 studenti per darmene 30 di età inferiore. Sarei tornato nel triennio liceale solo 13 anni più tardi  e dopo altri otto  sarei entrato nella SSIS dell’Università oramai cinquantacinquenne insegnando  ai laureati come si deve insegnare il greco per farsi ascoltare con interesse dagli studenti.
Nei primi giorni della retrocessione  provai un dolore enorme temendo di dovermi limitare a ripetere i tecnicismi delle lingue antiche. Poi capìi che  il greco e il latino si possono insegnare attraverso gli autori piuttosto che ripetendo la grammatica, e dovendo insegnare anche italiano mi diedi a studiare i grandi romanzi dell’Ottocento e del Novecento che ancora non conoscevo. Sicché mi feci piacere anche questo nuovo lavoro. Tuttavia mi faceva soffrire l’ingiustizia subita in un ambiente dove per due anni avevo avuto il trattamento buono meritato con tanto studio speranzosissimo. Quel dolore però ebbe subito il  balsamo beato  che la grazia di Ifigenia mi apprestò offrendomi stimoli non meno accrescitivi di quelli ricevuti per tre anni dagli studenti liceali. Se non avessi fruito di questa compensazione alla perdita del lavoro amato avrei non solo smarrito bensì perduto quella fiducia nella giustizia e nella stessa vita che avevo trovato insegnando. Forse sarei ricaduto nella depressione dove ero cascato alla fine dello studentato liceale nel  1963, come ho già raccontato nel volume precedente.
Ifigenia dunque mi tirò fuori dal pantano dello sconforto infondendomi anzi  della gioia, tuttavia la relazione con la giovane collega adultera peggiorò la mia  fama già cattiva presso i docenti malevoli: come la relazione peccaminosa, delinquenziale, divenne nota, io oltre che libertario divenni un libertino dissoluto, e la bella Ifigenia non era più nient’altro  che una poco di buono, la donna degna di me, la mia ganza.

Bologna 16 ottobre 2023 ore 9, 52
 giovanni ghiselli

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