lunedì 24 febbraio 2025

Debrecen 1966. Terza parte. Il viaggio fino Graz. La mano nell’acqua del lago.

 

 L’assopimento, le visioni oniriche e la sbandata perigliosa.

 “Sollèvati dal suolo, infelice-mi dicevo- alza da terra la testa abbattuta, intronata e drizza la schiena curva: non è la fine del mondo  questa, e tu  devi smettere di essere il ragazzo arcinfelice che sei divenuto finito il liceo. Dai Gianni, coraggio, puoi farcela. Devi arrivare a Debrecen presto e cercare l’amore e trovarlo. Questo viaggio è il simbolo, la metà della tessera, della tua stessa esistenza: sei solo, sei coperto di nebbia, e di lardo, sei disgraziato e gravido di lacrime, ma ce la farai, poiché non sei stupido, né falso, né ostile alla vita. Ricordati come eri bravo e primeggiavi in tutte le scuole di Pesaro. Con la bicicletta in salita eri sempre il più egregio di tutti i competitori. Alumnus optimus e pure ajgwnisthv" a[risto". Allora non hai trovato l’amore perché impiegavi ogni tua energia per essere il primo nell’agonismo scolastico e ciclistico. In salita a dieci anni battevi i ventenni.

In seconda liceo hai vinto un viaggio premio assegnato ai trenta studenti migliori d’Italia. Quella volta incontrasti una gelataia a Lubiana e quando si fece toccare dove volevo, le dissi: “you are the great prize of my life. My Yellow-ship I call you”. Da allora ho sempre considerato le donne non renitenti bensì compiacenti, le mie vere borse di studio.

Ma allora, a 17 anni ero così pazzo e pretificato che il giorno dopo, seduto in una piccola barca sul lago di Bled tenni per diversi minuti immersa nell’acqua fredda la mano che aveva toccato il peccato. Temevo di averla avvelenata. 

Poi la terza liceo, con le Troiane di Euripide. Poi la caduta.

Che caduta fu quella!

O grandi vanti umiliati! Presto però ti rifarai! Nessuno deve riferire a te il lamento di Ofelia per Amleto: “ O, what a noble mind is here o’erthrown !”[1]. A Bologna finora hai dovuto cercare di adattarti a un mondo esterno sconosciuto e imprevedibile finché stavi in quel mortorio di Pesaro[2] e in un ambiente domestico gravido di pregiudizi, infelicità e frustrazioni.

La fortuna è mutevole e capricciosa: cambierà ancora! Soffrire in questi ultimi anni è stato destino, ma vedrai che splendore avrà la vittoria! Se questa abissale infelicità non avrà la forza di ucciderti, ti renderà più forte di lei.”

 

Dopo la discesa dai monti, a un tratto, sulla sinistra, vidi una luce.

Per un momento credetti e sperai che fosse il sole sbucato di nuovo dalle nuvole occidentali. Invece era un lampione giallognolo, acceso contro il buio precoce. Saranno state sì e no le sette: in quel tempo la provvida ora legale non c’era. Certamente dal sole, che ho sempre adorato come l’immagine visibile della mente divina e del Bene, avrei tratto un  conforto maggiore. Quel fioco bagliore non era un segno propizio. Nemmeno sinistramente ominoso era però. Una luce triste, ma  pur sempre una luce.

“Avanti-mi dissi-avanti, ché ce la puoi fare. Non volgere la prua della tua nave contro la corrente del destino!  Procedi con lei! Fatti portare sulla riva della rinascita! Devi armonizzare i circoli del tuo cervello con le rivoluzioni del cielo, mentre prima hai dato di cozzo  nel fato che è il volere, la parola di Dio!”.

Verso le otto arrivai a Graz sotto un’acquazzone violento e il cielo più buio che mai.

 

Bologna 24 febbraio 2025 ore 11, 51

giovanni ghiselli

 

p. s.

Statistiche del blog

Sempre1690911

Oggi281

Ieri539

Questo mese21398

Il mese scorso12545

 

 



[1] Shakespeare, Amleto, III, 1, o quale nobile spirito è qui distrutto! Nel gennaio del 1965 avevo dato un esame di letteratura inglese ricevendo la lode. Ricordo con affetto il professor Carlo Izzo che mi elogiò non solo con la lode aggiunta al trenta. Era un bravo professore e un prezioso educatore. Uno dei pochi, davvero pochi. 

 

[2] Cfr. Catullo, Carmina 81, 3 moribunda ab sede Pisauri

 

Nessun commento:

Posta un commento