domenica 16 febbraio 2025

Viaggio in Grecia. Decima parte. Da Egion a Pesaro. Il traghetto in ritardo di due ore e il treno di altre tre. La fame.

Viaggio in Grecia. Decima parte. Da Egion a Pesaro. Il traghetto in ritardo di due ore  e il treno di altre tre. La fame.

 

L’ultima pedalata da Egion a Patrasso fu breve, quaranta chilometri scarsi. La mente oramai era tutta volta al traghetto  del ritorno. Temevo di passare un’altra nottata tragica disteso sul pavimento e senza sacco a pelo per giunta: lo avevo lasciato incustodito in uno sgabuzzino ed era sparito. Del resto pagarne la custodia richiedeva un esborso maggiore che comprarlo nuovo.

Restava il fatto che senza la cabina con le provvidenziali coperte rischiavo di soffrire il freddo fino ad ammalarmi data la mefitica aria condizionata che soffia e imperversa in tutti gli ambienti chiusi del traghetto. Anche fuori sul ponte fa freddo di notte.   Fummo fortunati e tovammo una cabina anche a buon mercato. La nave era quasi vuota quando vi salimmo. Di sera contemplai il sole che si immergeva nel mare: lo pregai, quindi andai con Alessandro nel self service non senza essermi premunito dal gelo dell’aria condizionata con vestiti autunnali, come quando entro in un supermercato per rifornirmi di cibo. Non bazzico altri negozi, nemmeno al cinema vado d’estate, a meno che sia all’aperto, nonostante la mia antica e sempre presente cinefilia, tanto aborrisco l’aria condizionata. Dovrebbe essere lasciata una scelta in modo che quanti sono sani di mente possano evitarla.

La mattina al risveglio trovai il traghetto pieno di ragazze e ragazzi. Erano tedeschi e forse atleti di squadre come la pallacanestro o la pallavolo tanto erano alti. Erano carini: giocosi e non chiassosi. Le femmine pur essendo di tipo amazzonico erano sorridenti e talora perfino adorne e leziose. Comunque attraenti.

Arrivammo ad Ancona ( a Pesaro diciamo “in Ancona”) con un ritardo che non ci permise di prendere il treno previsto se fossimo arrivati in orario. Potevamo ancora prendere l’ultimo regionale delle 22, 25. Eravamo digiuni dalla mattina e affamati: a Pesaro avremmo trovato almeno una pizzeria aperta fino all’una di notte. Sembrava ci fosse tutto il tempo necessario.

Ma il treno non era sul binario. Arrivò verso le due  con  un ritardo  di almeno 90 minuti.

Perché scrivo questo? Per denunciare i disservizi nei trasporti pubblici che sono frequenti e non si è mai sicuri di prendere una coincidenza. Le frecce rosse costano molto più dei regionali e non sono più puntuali, oltre il fatto che non vi possono entrare le biciclette. In conclusione arrivammo a Pesaro intorno alle tre della notte quando ogni locale era chiuso da un pezzo.

Sperai di trovare qualche rimasuglio nel mio frigorifero. Avevo lasciato nel freezer un pezzo di formaggio, nel frigo una bottiglia di vino altoatesino e fuori dal frigo un vasettino di acciughe.

Mentre aspettavamo il treno in ritardo una buona Samaritana pugliese ci aveva dato due pezzi di pane.

Non potemmo sfamarci ma riuscimmo almeno placare il bisogno di cibo con quel tanto necessario perché si potesse  dormire.

La mattina seguente i saluti, le congratulazione reciproche tra il giovane e il vecchio amico, entrambi studiosi e ciclisti.

Promettemmo  che ci sarebbero stati altri giri della Grecia.

 A partire dal prossimo: Patrasso, Itea,  Delfi-Parnaso- Tebe- Atene- Patrasso. Se Dio vorrà.

 

Bologna 16 febbraio  2025 ore 11, 47 giovanni ghiselli

Fine dell’ultimo viaggio in Grecia per ora. Prego Dio chiedendogli la salute per riprendere il rito nel prossimo luglio. Sarò vicino alle nozze d’argento con la Grecia

 

p. s.

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