Se vogliamo riconoscere l’ arcaismo di Sofocle nei primi versi (22 e sgg.) dove si dice che la città di Edipo è malata, dobbiamo inferirne che essa sta male conseguentemente alla malattia del re: infatti sono già stati Omero ed Esiodo a stabilire una correlazione tra la salute del capo e quella della sua terra.
Del resto, secondo alcuni studi di antropologia tra i quali cito solo Il ramo d'oro di J. G. Frazer, tale credenza risale a miti e a riti più antichi di Omero, e sono confluiti anche in altre culture, non esclusa quella cristiana. Questo significa pure che tale concezione non termina con Sofocle; anzi, dopo essere sopravvissuta a lui nella letteratura greca, fa capolino altresì in quelle moderne. Facciamo alcuni pochi esempi.
Restando nel campo della tragedia antica, Euripide nell'Oreste fa dire al protagonista(v.772):"deino;n oiJ polloi; kakouvrgou" o{tan e[cwsi prostavta", la folla è una cosa tremenda quando ha dei capi cattivi.
La commedia non è priva di questo topos: Prassagora nelle Ecclesiazuse attribuisce i guai della città ai cattivi governanti:" a[cqomai de; kai; fevrw-ta; th'" povlew" a{panta barevw" pravgmata.-oJrw' ga;r aujth;n prostavtaisi crwmevnhn-ajei; ponhroi'""(vv. 174-177), mi tormentano e fanno soffrire tutte le brighe della città. Vedo infatti che fa sempre uso di capi malvagi.
Senofonte, nella Ciropedia (VIII,8,5)scrive:"oJpoi'oiv tine" ga;r a[n oiJ prostavtai w\si, toiou'toi kai; oiJ uJp j aujtou;" wJ" ejpi; to; polu; givgnontai", ' quali sono i capi, tali diventano per lo più anche i loro subordinati".
L'ultima opera del medesimo autore, Povroi, (le Entrate finanziarie) comincia con parole molto simili:" jEgw; me;n tou'to ajeiv pote nomivzw, oJpoi'oi; tine" a]n oiJ prostavtai w\si, toiauvta" kai; ta;" politeiva" givgnesqai".
Isocrate nell'Areopagitico (14), sia pure in maniera più generalizzante e sfumata esprime la stessa idea:" e[sti ga;r yuch; povlew" oujde;n e{teron h] politeiva, tosauvthn e[cousa duvnamin o{shn per ejn swvmati frovnhsi"", infatti l'anima della città non è altro che il suo governo ed ha tanto potere quanto appunto ne ha la mente sul corpo".
Poco più avanti i(22) il concetto si precisa e concretizza:"toiouvtou" ga;r h[lpizon e[sesqai kai; tou;" a[llou", oi|oiv per a[n w\sin oiJ tw'n pragmavtwn ejpistatou'nte"", siffatti speravano che sarebbero diventati anche gli altri, come sono i capi dell'amministrazione".
Quando l’Areopago controllava le leggi e i costumi e c’era una meritocrazia positiva invece che il sorteggio dei magistrati.
Tale idea del resto non manca nella letteratura italiana là dove si conserva il succo della tradizione classica, anche quando questo sia stato assimilato da un organismo cristiano. Faccio l'esempio di Dante, Purgatorio XVI, 103-105:"Ben puoi veder che la mala condotta/è la cagion che il mondo ha fatto reo/e non natura che in voi sia corrotta". La “mala condotta” di oggi insegna prepotenza e menzogna che dilagano tra la popolazione di questa “serva Italia”,
asservita prima a Biden, ora a Trump.
Le menzogne negano l’evidenza. Voglio ricordarne una relativa al cosiddetto riscaldamento globale una falsità ripetuta ogni momento per rilanciare il mercato delle automobili le quali oltrettutto uccidono quasi quanto le armi. Non ricordo un inverno lungo e freddo quanto questo, tranne forse quello del nevone (1956). Con questo non nego l’inquinamento. Il riscaldamento, quando c’è, dura pochi giorni ed è benefico, mentre il freddo è persistente e fa ammalare e uccide.
Poi le sanzioni che avrebbero messo in ginocchio Putin e la Russia quando invece stanno impoverendo sempre più i poveri italiani.
Sono bugie riscontrabili nella vita quotidiana e molti, credo, se ne accogono, ma pochi le denunciano per paura. Questa è tenuta sempre attiva dalla prepotenza e dall’insistenza nel mentire.
Bologna 22 febbraio 2025 ore 10, 06 giovanni ghiselli
p. s.
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