Nei Persiani di Eschilo del 472 si trova un esempio di Commo- Kommov~ (da kovptomai= “percuotersi” il petto o il capo in segno di lutto).
“E’ un canto antifonale di carattere funebre, un qrh`no~ che riprende forma e motivi dal lamento rituale tradizionale, in cui un solista intona il lamento e un coro risponde. Kommoiv di questo tipo sono ben attestati nella tragedia. Essi si pongono su una linea di sostanziale continuità con le descrizioni di pianto rituale già testimoniateci dai poemi omerici (ad esempio Il. 24, 719-776 e Od. 24, 35-94), con il ricorrere di elementi topici quali l’allocuzione al morto, l’autocommiserazione, l’elogio dello scomparso, il ricordo nostalgico del passato, il riferimento alla condizione del defunto e dei sopravvissuti, la promessa di adeguate onoranze funebri (….) L’esempio più antico di kommov~ tragico è quello dell’esodo dei Persiani di Eschilo tra Serse, che intona e guida il lamento, e il Coro, la cui funzione è di rispondere e di amplificare l’espressione di cordoglio. Oggetto del compianto è la sorte dei soldati che il re ha portato alla disfatta nella sciagurata spedizione contro la Grecia (vv. 1038 ss.)”[1].
Riferisco alcuni versi dei Persiani ( rappresentati nel 472) poi li commento.
Il “grande re” Serse che ha portato la patria alla rovina riconosce la propria responsabilità e si sobbarca il dolore per le tante vite annientate nella battaglia di Salamina (480)
“Eccomi, ahi, misero,
disgraziato, sono stato causa del male
alla mia gente e alla terra patria” (vv. 931- 933).
Il coro formato da vecchi persiani echeggia e rilancia il grido colmo di lacrime- poludavkrun ijacavn- (v. 938)
Serse incoraggia il lamento dei coreuti aggiungendo: “il demone si voltato contro di me”
Una constatazione che fece pure Hitler battuto dai Russi a Stalingrado, nella battaglia decisiva dell’inverno 1942- 1943
Anche i vecchi coreuti si addossano il dolore della sciagura sofferta sul mare dai giovani persiani.
Serse riconosce e deplora la presenza di Ares dalla parte dei Greci vincitori. Il dio cambiavalute dei corpi – cfr. Eschilo, Agamennone (v. 437)- ha infarcito l’Ade di cadaveri persiani.
Il Coro chiede notizia dei tanti soldati e dei generali che non sono tornati.
Serse risponde : “li ho lasciati laggiù morti, caduti dalla flotta di Tiro
sulle coste di Salamina sbattuti contro la dura sponda (962-966)
Serse confessa anche la propria fuga con l’abbandono delle sue truppe.
Lo ricorda Leopardi:
“allor vile e feroce
Serse per l’Ellesponto si fuggia
Fatto ludibrio agli ultimi nipoti” (All’Italia, 74-76)
Ho scritto questo post per indicare la differenza tra il dolore, il compianto causato da una guerra disastrosa, l’autoaccusa di chi l’ha voluta e la totale indifferenza nei confronti di innumerevoli morti russi e ucraini, la mancanza di pentimento dei promotori e sostenitori dei massacri.
Quelli che hanno mandato a distruggere, uccidere e morire continuano a trafficare per trarre il massimo potere possibile dall’orribile affare. E’ un’offesa alle vittime e una vergogna per i carnefici.
Domani ci sarà il “vertice” a Parigi. Voglio sperare che tra i delegati ce ne saranno alcuni o magari tutti che vorranno porre termine a questa guerra in un modo o in un altro. Io proporrei un referendum libero, e pure supervisionato da osservatori imparziali, una possibilità di scelta offerta agli ucraini russofoni contesi dai due presidenti. Ma la decisione spetta ai sommi del cosiddetto summit.
Bologna 16 febbraio 2025 ore 19, 59 giovanni ghiselli.
p. s.
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