venerdì 28 febbraio 2025

Debrecen estate 1966. XXX parte. La lezione di Fulvio amico carissimo e bravo maestro.


 

 Fulvio mi fu di aiuto non piccolo: mi incoraggiò a pensare con la testa mia, ad abbattere le lunghe mura dei luoghi comuni, l’erta, scivolosa, restrittiva barriera dei pregiudizi inculcati dall’ambiente chiuso da dove provenivo. L’amico parlava esprimendo idee, non preconcetti.

Allora erano vere e proprie scoperte per me.

Una volta disse, ricordo, che la bellezza fisica è un valore reale, una forza potente poco riconosciuta, a parole, dai più, perché solo pochi possono attribuirsela plausibilmente, mentre il valore dell’intelligenza che molti ardiscono ascriversi senza suscitare risate, almeno finché stanno zitti, viene celebrato quasi da tutti, perfetti imbecilli compresi.

Decisi allora di migliorare il mio aspetto e iniziai presto a farlo.

Fulvio mi induceva a riflettere e mi insegnò a influenzare le donne belle e fini. Infatti la rara capacità del pensiero autonomo, una volta coltivata con esperienze vissute e altre letture, mi fu indispensabile per interessare e commuovere le migliori femmine umane cui già in quel tempo aspiravo, sebbene sprovveduto ancora di mezzi adeguati. Quelle cui agognavo con tutte le brame infatti non si sarebbero accontentate di filastrocche costituite da stupidi e nauseanti luoghi comuni, né di sciocchezze infantilmente insensate, in quanto esigevano a buon diritto un uomo dotato della capacità di pensare, parlare, comportarsi con autonomia, intelligenza, sicurezza. Oltre che di un aspetto attraente, beninteso. Tale tipo di donna in grado di individuare e scegliere il meglio sarebbe stata due anni più tardi  Helena di Praga, poi dopo altri tre anni l’Helena finlandese e l’anno seguente Kaisa e altri due anni dopo Päivi delle quali racconterò le storie grandi e meravigliose; tra loro ci furono persone insignificanti,  quindi dopo altri quattro anni di paccottiglia scarsa di significati, conobbi meravigliosamente  Ifigenia, e, in seguito,  altre creature di valore vario.

 

Contro i razzisti che vogliono dare il potere alle donne comunque esse siano, purchè  biologicamente femmine, ribadisco che le donne, come gli uomini, non sono tutte uguali. Ne ho conosciute di colte e di ignoranti, di buone e di cattive, di generose e di egoiste, e così via. Non so se siano disoneste o solo cretine quelle che esultano perché una tale ancora del tutto sconosciuta, è salita al potere.  Mi intendo un poco di ministri e ministre della pubblica istruzione e li valuto uno per uno. Non credo che quella mai neppure  maturata alle medie superiori, non ne ricordo il nome, o la Azzolina, pur non antipatica e pure belloccia, siano state più brava di Tullio De Mauro.  Né che la Pivetti sia stata all’altezza della Iotti come presidente della Camera. Né ritengo che Cicciolina valesse quanto Tina Anselmi quale parlamentare. Così le mie amanti si trovano in una scala che va dalle ottime qui ricordate alle mediocri innominate, alle pessime innominabili.

Lo stesso dico degli uomini che ho conosciuto e perfino dei miei parenti.

Chi vuole negare l’individualità di ogni persona è il mediocre, il quale  assume il conformismo dogmatico del gregge dove si imbranca, un mucchio uniforme dove la persona dotata di spirito critico non entra, quindi  non può smascherarlo né confutarlo.

Costui, il conformista, Si sente tutelato e protetto dall’identità gregaria che ha preso dal branco.

Sia chiaro che sono contento se una persona capace e onesta arriva al potere. Donna o uomo che sia. Molto bene ha detto Antonella Polimeni Magnifica Rettrice dell’università la Sapienza di Roma: “Il mio motto sulla questione di genere è ‘pari opportunità per pari capacità’ ”.

giovanni ghiselli

Bologna 28 febbraio 2025 ore 18, 47  

giovanni ghiselli

p. s

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