La propaganda vuole bloccare i cervelli con le putride pastoie delle menzogne.
L’informazione ufficiale dovrebbe propugnare la pace mentre fa il contrario. Fomenta la guerra.
Si deve dunque impiegare lo spirito critico per denunciare le parole ingannevoli che non hanno riscontro nella “verità effettuale della cosa”.
Non solo di recente ma diverse volte nella storia il re o il tiranno si è capovolto in farmakov", in capro espiatorio che va allontanato quale mivasma, contaminazione della sua terra e del suo popolo .
L'Edipo re di Sofocle, per esempio, serve a interpretare con qualche consapevolezza non pochi fatti della vita privata e politica: le angosce personali, i meccanismi del potere, l'ascesa più o meno irresistibile e la caduta ineluttabile di uomini arroganti, che, come il re di Tebe, sono stati portati su alti fastigi dalla miseria dei tempi e dalla loro stessa presunzione di onnipotenza, ma poi ciascuno di loro precipita nella necessità scoscesa (ajpovtomon eij" ajnavgkan v. 877) dove non può avvalersi di valido piede-e{nq j ouj podi; crhsivmw/-crh'tai (878-879). Il potere infatti se non nasce claudicante, lo diventa presto. Spesso rende mentalmente zoppo chi ce l’ha.
Edipo si ravvede a Colono dove è giunto quale mendicante cieco che ascolta e dice: Cfr.: fwnh'/ ga;r oJrw' (Edipo a Colono 138), alla voce difatti vedo. Ascoltare è il primo segno della carità.
Così il lunatic king di Shakespeare suggerisce all’acciecato Gloucester: Look with thine ears” (King Lear, IV, 6) guarda con gli orecchi.
Anche Lear, come Edipo, cade dal potere, e divenuto pure lui un mendicante vagabondo, nel dolore comprende, scopre i poveri e diviene capace di carità: “Poor naked wretches (…) O, I have ta’en/ too litle care of this! take physic, pomp;/ expose yourself to feel what wretches feel,/ that thou may’st shake the superflux to them”, poveri disgraziati (…) O, io mi sono preso troppa poca cura di voi! pompa regale prendi la medicina, rimani allo scoperto e senti quello che sentono i poveri, perché tu possa scuoterti di dosso il superfluo e darlo loro ( King Lear, III, 4, 28-36).
Il tema dunque ricorre nelle opere della letteratura europea, ed è evidente pure in un film pieno di bellezza e cultura. Mi riferisco a Ludwig di Visconti che racconta la vita e la morte del "lunatico re" di Baviera.
Bachtin, l'interprete di Dostoevskij, ascrive questo schema alla letteratura carnevalizzata che individua nei dialoghi dove campeggia Socrate, nella satira menippea, e nell' Idiota del romanziere russo. Il carnevale rovescia e relativizza tutte le situazioni, incorona e scorona il re, rompendo le putride pastoie della menzogna ufficiale, mostrandolo nudo e indifeso.
E’ ora di smascherare i “signori” che vogliono prolungare questa guerra terribile e orribile e già troppo lunga. Conviene solo agli avvoltoi che si cibano di cadaveri.
Ora sentiamo la la Santanché: “Io sono l’emblema di tutto ciò che detestate, Io rappresento plasticamente, voi non volete combattere la povertà ma volete combattere la ricchezza. Io sono una donna libera, porto i tacchi 12, ci tengo al mio fisico, amo vestirmi bene, ma non solo: io sono quella del Twiga, del Billionaire che voi tanto criticate (il quotidiano la Repubblica di oggi p. 2)
Sentiamo che cosa dice l’Edipo di Sofocle
"O ricchezza e potere e arte che prevale
sull'arte nella vita piena di emulazione
quanta invidia si serba accanto a voi…”(Edipo re, vv. 380-382)
Personalmente credo che la ricchezza vera sia quella dell’intelletto e del cuore, quella dell’anima insomma. La ricchezza di cui la Santanché fa l’apoteosi è il massimo oggetto del desiderio dei miserabili privi di qualsiasi bisogno spirituale. Individui del genere sono passati di moda più volte. Accadrà ancora. Cadranno ancora. Presto spero.
Nella Repubblica di Platone i filosofi reggitori ricevono dalla comunità lo stretto necessario per vivere.
I guardiani non devono avere una oujsiva ijdiva, sostanza propria (416d) se non strettamente necessaria. Alla loro oi[khsiς kai; tamiei'on, abitazione e dispensa, deve potere accedere chiunque voglia. Abbiano il necessario sostentamento, solo quanto abbisogni ad ajqlhtai; polevmou temperanti e coraggiosi (416 e). Devono vivere in comune, frequentando pasti comuni sussivtia, e siccome hanno oro e argento nell’anima non hanno bisogno di quello umano per il quale sono accadute molte empie cose (polla; kai; ajnovsia), mentre il metallo che hanno nell’anima è puro.
Nel Manifesto del partito comunista di Marx-Engels si legge : “Dove ha raggiunto il dominio ls borghesia ha distrutto tutte le condizioni di vita feudali, patriarcali, idilliche. Ha lacerato spietatamente tutti i variopinti vincoli feudali che legavano l’uomo al suo superiore naturale, e non ha lasciato tra uomo e uomo altro vincolo che il nudo interesse, lo spietato pagamento in contanti. Essa ha affogato nell'acqua gelida del calcolo egoistico i santi fremiti della esaltazione religiosa e dell'entusiasmo cavalleresco" (capitolo I, Borghesi e Proletari)
Shakespeare nel Timone d'Atene (IV, 3) chiama l'oro "comune bagascia del genere umano"; l'universale mezzana che"profuma e imbalsama come un dì di Aprile quella che un ospedale di ulcerosi respingerebbe con nausea".
Marx nei Manoscritti economico-filosofici del 1844 , commenta il drammaturgo inglese dicendo che nel denaro rileva:"la divinità visibile, la trasformazione di tutte le caratteristiche umane e naturali nel loro contrario, la confusione universale e l'universale rovesciamento delle cose"(p.154).
Chiudo la rassegna ricordando l'elogio dantesco del santo il quale ebbe l'eroica forza di amare la donna "dispetta e scura" che incarna la mancanza dei beni materiali :"Francesco e Povertà per questi amanti/prendi oramai nel mio parlar diffuso"( Paradiso , XI, 74-75).
Bologna 26 febbraio 2022- ore 18, 56 giovanni ghiselli
p. s.
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