sabato 1 febbraio 2025

Grecia 1981 Capitolo IV. Il rifiuto del dialogo. I tempi stranamente abbinati: “Tutto può essere”-


Quando mi amava Ifigenia fissava a lungo il mio volto, poi diceva che era espressivo e bello: stilizzato come quello di un ottimo attore teatrale o di un ritratto eseguito da mano di artista. Quindi mi scrutava i capelli e diceva assai contenta del fatto che di tanti nemmeno uno era bianco.

Nel tempo incantato dell’amore  l’uno vedeva nell’altro una divinità: lei era Afrodite per me e io  non certo Caronte né a Plutone bensì  Febo solare oppure  Dioniso che guida le danze notturne degli astri infuocati 1.

 

La nave che si allontanava dalla costa marchigiana mi fece pensare al distacco di ognuna delle mie donne da me. Eppure erano giunte con l’intera persona  protesa in atto oblativo. Soprattutto costei.

Pensavo: “Tu sei gravida di rancore perché due anni fa, dopo la delusione subìta e il disincanto seguìti al dolore della tua promessa mancata, ho perso interesse per te dopo nove mesi durante i quali facevamo l’amore anche dentro i cespugli, stretti come gli uccelli.

Finito questo periodo magico, tu sei tornata alle tue fissazioni antiche, alle pulsioni infantili, e ora ti pasci di emozioni contraddittorie ma prevalentemente cattive, suscitate da uomini famosi che ti usano come uno strumento mentre tu cerchi a tua volta di usarli. Se di tutto questo tu fossi contenta, non avrei motivo di biasimarti, ma ora vivi con un’angoscia gravosa che fai pesare anche sopra di me.

Sei diventata aggressiva, supertiziosa perché temi il destino. Ma questo non ti perseguita, né io ti opprimo: sei tu che frapponi ostacoli alla tua crescita. Hai l’intelligenza intuitiva e non ti manca la forza  per progredire,  però la parte oscura della tua persona ti annebbia la mente e ti spinge ad assecondare gente  usa   a fare il male più che il bene. Mi sarebbe piaciuto che tu volessi e potessi seguitare a insegnare : avremmo avuto molto in comune.

Tuttavia non ho mai cercato di incepparti il cammino su questa nuova strada impervia e tortuosa che hai preso, senza  metodo chiaro per giunta”.

Questo pensavo mentre la nave solcava il mare diretta a sud est. Ogni tanto le lanciavo un’occhiata. Leggeva Hesse, Narciso e Boccadoro, una storia dove si potevano trovare analogie con la nostra. Scorreva le pagine in fretta e furia. Glielo avevo suggerito come un libro buono ma sembrava non le piacesse. Infatti presto smise e iniziò a muovere la punta della matita su un foglio. Una volta disegnava il mio volto e le mie membra che portava sempre dentro di sé, come una madre. Il silenzio durato già troppo a lungo mi opprimeva. Osservavo chi viaggiava  da solo, pensando: “te beato!”  

Quando ebbe alzato la testa dal foglio le domandai: “Ifigenia, vuoi che parliamo un poco?”.

Fece un cenno affermativo abbassando il capo, senza guardarmi.

“Che cosa stai disegnando?”

Mi allungò il foglio: c’erano tanti volti di maschi e di femmine.

Aspettò che l’avessi guardato quindi mi chiese: “Cosa ci trovi?”

“Che non disegni più me”, risposi per riferile la mia impressione immediata.

La prese per una critica malevola e volle contraccambiarla dicendo: “Ecco il narciso di sempre”.

Intendeva malato cronico di narcisismo come mi aveva detto una volta.

A questo replicai dicendo “ sì, può essere, tutto può essere”. Con queste parole anticipai una   pazza venuta in Grecia con noi alla fine degli anni Novanta. Arrivati a Olimpia, appoggiammo le biciclette a un muro. Io lo toccai per essere certo che non stavo sognando. Avevo gareggiato furiosamente con Alessandro. L’amico, stremato lui pure, chiese alla matta di Pesaro di reggergli lo zaino per un momento.

La trasognata lo appoggiò su uno scolo di fogna.

Alessandro le domandò sdegnato: “Non vedi che si sta sporcando tutto?”

La finta demente rispose con un sorriso beffardo: “Sì, può essere, tutto può essere” (pronunciato  essere alla pesarese)

Un motto geniale, quasi celeste.      

Ma abbiniamo stransmente i tempi e torniamo a Ifigenia nel 1981. Le domandai: “Se io sono Narciso, tu sei Boccadoro?”

“Sì, anche io come quel giovane devo staccarmi dal primo maestro e fare altre  esperienze. Non voglio sentirmi rinchiusa nel convento o carcere cieco  dove vivi tu”.

Tacque un momento, poi finalmente mi guardò. Quindi mi domandò: “che cosa ne dici?”

“Sono d’accordo con te che tu debba rendere fruttuosi i talenti di cui gli dèi  ti hanno dotata benignamente, ma se vuoi raggiungere questo scopo dovresti schivare o saltare gli ostacoli frapposti al raggiungimento delle tue mete. Devi trovare il metodo: la strada adatta alle tue forze se vuoi conseguire i risultati che agogni. Non lasciarti condizionare e indebolire da quelli che vogliono usarti e che intendi strumentalizzare a tua volta: i rapporti tra gli usurai non costruiscono il bene, né  la bellezza e non danno gioia.”

Le stavo dicendo con tutta franchezza quello che pensavo della sua situazione, ma Ifigenia non volle ascoltare una parola di più: si alzò di scatto e gridò: “sono stanca dei tuoi psicologismi bolsi e moralistici. Andranno bene per te. Io non voglio più sentirne parlare!”

Quindi sedette di nuovo e riprese a disegnare. “Bellina però”-pensai- poteva andarmi molto peggio. Essere gettato giù a fluttuare in mezzo alle onde, poi inabissarmi, per esempio”.

Pensavo anche però che la violenza si associava sempre più alla truffa nei costumi diffusi del nostro paese già guasto.

 

Nota 1

Cfr. Sofocle, Antigone 1146 e sgg.

Statistiche del blog

Sempre1669572

Oggi59

Ieri288

Questo mese59

Il mese scorso12545

 

Il sabato non è un giorno come un altro. E’ il peggiore per quanto riguarda il numero dei lettoi

 

 

 

 

Nessun commento:

Posta un commento