Concludo il capitolo 31 della mia metodologia tornando a raccomandare lo spirito critico.
"L’atteggiamento critico è diventato l'atteggiamento eretico, quando la Chiesa poteva bruciare i dissenzienti. Ed è diventato atteggiamento da guardare con sospetto quando si assume un atteggiamento critico nei confronti di quello che è l'assestamento del sapere e della verità"[1].
Senza la capacità critica il pensiero si impoverisce:"perché pensare non significa trasmettere velocemente dei dati ma significa elaborare dei dati"[2].
"L'unica moralità, piaccia o no, consiste nell'indipendenza di giudizio, nel libero pensiero"[3].
Roberto Pretagostini ha affermato che "la scuola deve esaltare l'originalità che c'è in ognuno di noi".
“ E’ dimostrabile che il ragazzo fin dai primi momenti debba acquistare coscienza non solo della propria eccezionalità ma anche di quella degli altri, venendo così a porsi nei confronti dell’esistenza in uno stato d’animo critico e polemico. Anzi la critica dovrebbe essere la prima cosa da coltivare in un ragazzo, anche se questo dovesse costare la caduta di un’infinità di idoli: primo idolo da far cadere è l’insegnante stesso (…) L’obiettivo della nostra polemica non è il professore severo ma il professore convenzionale (…) Ma come suscitare nel ragazzo il gusto della critica e provocare la caduta degli idoli? Evidentemente immettendolo in un clima di scandalo e di incertezza, in cui le cose “eterne” non siano quelle imparate a memoria, ma quelle che più somigliano alle vocazioni che sono in lui (per esempio, quelle che si presentano mentre gioca): la passione a creare, la curiosità, l’impulso a impadronirsi”[4].
La critica può essere davvero “a creation within a creation”[5], una creazione dentro la creazione.
Gli ossimori, che sono costituiti da contraddizioni, mettono in crisi i luoghi comuni dell'ortodossia e possono stimolare le facoltà critiche del ragazzo: Antigone ha compiuto un'illegalità santa (o{sia panourghvsa" j , v. 74) rivendicata da lei stessa; Bruto e Amleto sono addirittura ossimori viventi[6]: "ossimorico è il falso sciocco, con la sua sapiens insipientia. Diciamo meglio. Il falso sciocco è l'ossimoro per eccellenza, visto che il significato proprio di questa espressione greca, ojxuvmwron, è proprio quella di "sciocco acuto"…Forse non avevamo pensato che Bruto, come Amelethus, e tutti gli altri falsi sciocchi, erano in realtà delle figure retoriche, degli ossimori: anche in senso assolutamente letterale"[7] . Del resto il Cristo è segno di contraddizione, signum cui contradicetur, ut revelentur ex multis cordibus cogitationes (Luca, 2, 34-35), perché siano svelati i pensieri da molti cuori. Simone, uomo giusto e timorato di Dio, dice a Maria anche a te una spada trafiggerà l’anima.
“L’economia del dono: un ossimoro che rende felici, e che funziona. Come l’opulenza frugale, l’abbondante sobrietà: la via delle contraddizioni apparenti, l’unica strada possibile per cambiare. Uno shock ossimorico: solo le parole, e i loro anagrammi talvolta, fanno capire cosa veramente ci serve”[8].
Avvertenza: il blog contiene 50 note e il greco non traslitterato.
Bologna 19 gennaio 2025 ore 9, 49 giovanni ghiselli
p. s.
presenterò la sintesi di tutta la mia metodologia di 524 pagine lunedì 27 gennaio, dalle 17 nella biblioteca Ginzburg di Bologna- telefono 051-466307- Il link per chi vive lontano seguente: meet.google.com/ogg-ncnx-mdy. Per attivarlo telefonate alla biblioteca chiedendo di Claudio Caprini.
Quello che non avrò tempo di raccontare nell’ora e mezzo del 27 gennaio lo esporrò nel corso di 16 ore che terrò alla Primo Levi (051-249868) a partire da martedì 21 gennaio.
[1] U. Galimberti, La lampada di Psiche, p. 25.
[2] U. Galimberti, op. cit., p. 70.
[3] H. Ibsen, Un nemico del popolo (del 1882), atto IV. .
[4] P. P. Pasolini, Scuola senza feticci, (“Il Mattino del popolo”, 25 dicembre 1947) in Pasolini) sulla politica e sulla società, p. 57.
[5] O. Wilde, The critic a as artist, p. 67.
[6] Vedi il mio La donna abbandonata, p. 133.
[7] M. Bettini, Le orecchie di Hermes, p. 86.
[8] A. Segré. Economia a colori, p. 96.
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