Una sera, mentre mangiavamo una pizza, proposi di nuovo il progetto del romanzo a Ifigenia. Ne fu interessata, volle parlarne, e mi consigliò di mettere in altorilievo gli aspetti poetici, i segni divini presenti nella nostra storia . Ottenni l'effetto, ormai raro, di farmi ascoltare con interesse, di essere guardato in faccia dagli occhi vivi e commossi di lei. Poco più tardi però, nel grande letto, le cose andarono nel solito modo di quel periodo triste: dopo il secondo orgasmo, faticosissimo, la ragazza chiese l'ora, poi disse che era molto tardi, che aveva sonno, che la mattina doveva alzarsi presto, e volle essere accompagnata a casa subito. Rimasto solo, verso le undici, pensai con pena e rimpianto al tempo remoto in cui dopo il quinto orgasmo alle sette del pomeriggio, o dopo l'ottavo all'una di notte, l’amata amante venticinquenne diceva:"Vai a lavarti di corsa, gianni, ché seguitiamo a oltranza". “Sì e a repentaglio”, rincaravo. E se mi attardavo a contemplarla, aggiungeva: "Muoviti, tesoro, prima che venga tardi sul serio!" Quelli potevano essere mesi di felicità. Ma la base orgiastica non è un fondamento solido. Nei momenti migliori avrei dovuto prendere e darle la gioia spirituale donata e richiesta: invece non avevo spalancato la mia anima chiusa all'oblazione della giovane donna radiosa e sacra che mi amava nei primi tempi senza riserve né censure, come può farlo una fanciulla che sogna, mentre io la contraccambiavo con diffidenza, egoismo e calcoli vani. Non le avevo dato il meglio di me: la volontà di educare i ragazzi; e non avevo accettato il meraviglioso di quell'offerta: l'apertura della sua anima. Però del bene che mi ero lasciato sfuggire, potevo recuperare almeno una parte, raccontando le nostre vicende in un grande libro. Sì, ma quando avrei iniziato? Finché Ifigenia stava con me, di malavoglia eppure a lungo, tenendomi spesso impegnato a occuparmi di lei e del suo esame, non potevo dedicarmi sul serio all'altro compito grande, innamorarmene, dargli il nerbo delle mie forze. Ci voleva una catastrofe, un crollo tra noi, una ferita quasi mortale che scatenasse il mio istinto di sopravvivenza il quale a sua volta mi costringesse a fare, per non morire, la cosa cui tenevo più nella vita: scrivere un epos degno di essere letto, interessante, educativo, onde compensare il fallimento amoroso altrimenti insopportabile.
Bologna 15 gennaio 2025 ore 11, 53 giovanni ghiselli p. s. Statistiche del blog
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Già docente di latino e greco nei Licei Rambaldi di Imola, Minghetti e Galvani di Bologna, docente a contratto nelle università di Bologna, Bolzano-Bressanone e Urbino. Collaboratore di vari quotidiani tra cui "la Repubblica" e "il Fatto quotidiano", autore di traduzioni e commenti di classici (Edipo re, Antigone di Sofocle; Medea, Baccanti di Euripide; Omero, Storiografi greci, Satyricon) per diversi editori (Loffredo, Cappelli, Canova)
mercoledì 15 gennaio 2025
Ifigenia 242. Discussione sul progetto. A oltranza e a repentaglio.
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