domenica 12 gennaio 2025

Musil, L’uomo senza qualità, Parte III , capitolo 23.

Bonadea ovvero la ricaduta.   Seconda parte del capitolo,  pp. 855-860.

Una lezione di femminismo alla vigilia della Prima guerra mondiale

 

Bonadea e Diotima si istruivano a vicenda secondo il principio pedagogico dell’imparare insegnando.

 

Cfr. Seneca: "homines, dum docent discunt "[1] mentre si insegna si impara. Dagli studenti ho imparato e imparerò sempre molto: "Quaeris quid doceam? etiam seni esse discendum"[2], vuoi sapere che cosa insegno? che anche un vecchio deve imparare.

Dobbiamo dirlo ai nostri studenti: “Si ripaga male un maestro, se si rimane sempre scolari”[3].

 

Torniamo a Musul. Diotima, la professoressa dell’amore, era la teorica che osservava timorosamente  la sapienza pratica di Bonadea. Entrambe volevano rettificare la propria vita coniugale. Diotima confessava che le sue tante letture non bastavano a risolvere i problemi matrimoniali: “purtroppo ci vuole una  gran pratica, una vasta esperienza sessuale acquistata su materiale vivo”.

Con le mie storie d’amore metto il materiale vivo delle mie esperienze a disposizione di chi non ne ha abbastanza per capire quando un rapporto è pericoloso, perfino mortale.

Bonadea riferisce queste parole a Ulrich cui viene da ridere all’idea della sua casta cugina smarrita fra i meandri della scienza sessuale.

Bonadea afferma che la via verso un erotismo elevato e armonioso deve passare attraverso una durissima autoeducazione.

Poi precisa che Diotima in primo luogo educa suo marito.

Disse cautamente: “la sua atmosfera sessuale è avvelenata!””

Bisogna rieducare i mariti e per farlo è necessario una profonda conoscenza della vita sessuale.

Tempi duri per i vostri mariti! Disse Ulrich

Viene fuori un femminismo che precede questo attuale di un secolo abbondante.

Diotima ha trovato un libro intitolato L’inferiorità fisiologica dell’uomo ,chiarisce Bonadea, e aggiunge che l’amica vi ha scoperto “la costante disposizione della donna al piacere”

La donna può essere posseduta anche quando non vuole mentre l’uomo anche quando vuole, molto spesso non può.

“La parte più maschile dell’uomo spesso si intimidisce” p. 858

Diotima la chiama “la teoria del fiasco”. Per timore del fiasco gli uomini non hanno mai il coraggio di affrontare una donna che sia al loro livello.

 

" Lo aveva già detto Marziale (40 ca-104 d.C.) nella clausula di un suo epigramma:" Inferior matrona suo sit , Prisce, marito:/non aliter fiunt femina virque pares " (VIII, 12, 3-4), la moglie, Prisco, stia sotto il marito: non altrimenti l'uomo e la donna diventano pari.

Cfr. cosa dice Raskolnikov  al pretendente di sua sorella in Delitto e castigo.

 

Diotima ha detto che i maschi cercano di schiacciare le femmine perché ne hanno paura. Arnheim  è uno di questi.

Uomini meno educati dissimulano la paura con la brutale violenza fisica

“Supercompensazione” suggerì Ulrich.

“appunto così vi sottraete all’impressione della vostra inferiorità fisica” commenta Bonadea

Che cosa pensate di fare?

“Dobbiamo sforzarci di essere carine con gli uomini. Per questo sono venuta da te”

Certamente quando le donne sono carine con noi, ne abbiamo meno paura.

Bonadea aggiunge che Arnheim fa gli occhi del lumacone quando Diotima gli dice che gli uomini di alto intelletto preferiscono le donne di scarso valore e falliscono con le donne di uguale statura morale.

Bonadea spiega che Diotima voleva liberare il marito dalla paura di lei, quindi lasciava un po’ di spazio alla sua brutalità sessuale e cercava di andare incontro al bisogno di superiorità del consorte nascondendo la propria superiorità spirituale dietro a una civettuola adattabilità erotica”.

I rapporti anche tra coniugi sono quasi sempre di potere talora conclamati, a volte invece camuffati. Come in questo caso.

Bonadea aggiunge che la smania maschile di autorità domina anche la vita pubblica. L’uomo se è veramente appassionato si comporta come il carnefice con la sua vittima.

Ma questa prepotenza dell’uomo rende malati i rapporti e li distrugge. Il partner deve essere considerato un uguale, non un complemento di noi stessi e  un rapporto sessuale non può sopravvivere all’oppressione. Gli occhi di Bonadea brillarono come una stella cadente, quindi sfavillarono come quelli di una tigre in gabbia che si vede passare davanti un pezzo di carne p. 860

 

Bologna 12 gennaio 2025 ore 18, 31 giovanni ghiselli

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[1] Seneca, Epist., 7, 8.

[2] Seneca, Epist., 76, 3.

[3] F. Nietzsche, Così parlò Zarathustra, Parte prima. della virtù che dona.

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