La persona pessima che manda in rovina pessumdat è a sua volta pessum itura, destinata alla rovina.
Dicembre passò senza eventi degni di nota, tanto meno di racconto. Studiavo tutto il giorno per educare i miei allievi di quinta ginnasio e per aiutare la nuova supplente alquanto sprovveduta perché la scuola non insegna a insegnare se non con l’esempio dei docenti che del resto spesso non sono persone colte, ancora più raramente sono degli educatori.
Lucia era una ragazza carina ma molto insicura: diceva di essere sfiduciata in se stessa siccome aveva perduto fiducia nell’umanità, però avere incontrato in me una persona buona che la stava aiutando. Le mie parole suonavano bene alle sue orecchie, le sue non mi sembravano imbellettate e false.
Mi lusingava e non mi spiaceva che lo facesse siccome aveva un bel volto, con grandi occhi ricchi di pathos ed era ben fatta di corpo.
Forse potevo educarla. E’ sempre il primo pensiero che mi viene in mente quando vedo una giovane attenta alle mie parole.
E’ quasi un istinto.
Leggevo molto dunque e imparavo nuove parole buone e belle anche sperando in un’altra borsa di studio visto che la precedente stava per scadere.
Ifigenia attirata dal mondo degli istrioni, mi interessava meno e le dedicavo poca attenzione.
Una notte feci un sogno che mi spaventò.
Sognavo che la fine dell’ estate, il periodo più triste dell’anno. Tempo di lugubre decadenza del sole. Con Ifigenia e mia sorella ero sulla spiaggia di Pesaro battuta dal vento e dai cavalloni di una burrasca marina. Parlavo di storia greca. A un tratto Alfredo, il bagnino storico di quella zona, viene ad avvisarci che il tratto di mare antistante il suo bagno è il più pericoloso di tutta la costa.
Gli rispondo che mi interessa e continuo a frequentare quella stessa spiaggia da sempre proprio per questo.
Subito dopo Ifigenia sparisce. Continuo a parlare con Margherita. La istruisco sulla tirannide mite di Pisistrato.
La sorellina era stata la mia prima allieva quando si era bambini. Aveva quattro anni meno di me, molti quando si era piccoli, e Margherita chiamata Citta, bambina nella lingua toscana di casa nostra, mi ascoltava devotamente. Poi però non aveva frequentato il classico, non aveva studiato greco, e si era distratta da me. Quindi pure io da lei. Mi ero sentito tradito e disincantato da quel rifiuto. Ci siamo ritrovati decenni dopo grazie al buon Cinema che piace molto a entrambi.
Torniamo al sogno: a un certo punto domando a mia sorella dov’è Ifigenia. Risponde che non può saperlo. Mi sembra che voglia nascondermi qualcosa di brutto. La incalzo: “dov’è, dov’è Ifigenia? Ti prego, dimmi dov’è”.
Margherita tace ma si avvicina Dante, il vice bagnino strambo che mi fa: “Hanno detto che è andata a nuotare molto lontano, e nuotando, nuotando a un tratto perse la lena, quindi si meravigliò”.
Allora grido: “Di che cosa? Non sarà mica morta!” E mentre dormo ho paura davvero.
Interviene Margherita che dice: “Quando hanno sollevato lo straccio che le copriva il viso, era pallida come un cefalo decapitato e aveva gli occhi girati all’insù.
Ricompare Alfredo e mi dice: “se è morta, dovrai pagare una multa salata!”
“No, no! –torno a gridare-vorrei essere morto io piuttosto che rimanere qui a smaltire un’orrenda vecchiaia nel vento e nell’ombra che cala dagli alberghi e si allunga ogni minuto di più!”.
Mi sveglio pieno di spavento e prendo nota.
Scrissi che il significato latente delle immagini oniriche doveva essere questo: Margherita cui facevo lezione di storia era Lucia mascherata. Il significato generale era che mi mancava Ifigenia quale era stata prima dell’estate e temevo che non l’avrei ritrovata mai più com’era quando mi rendeva felice.
L’incontro con Lucia, pensai, sarebbe stato breve e inconcludente come quello visto in un film quando ero bambino, un bel film perché la madre mia aveva gusto per il cinema e portava noi due fin da bambini piccoli a vedere quelli che piacevano a lei. Dico di un film del 1945 intitolato Breve incontro con una storia d’amore non consumato se non con due baci dopo un corteggiamento reciproco fatto di parole intelligenti.
Cinema, vita, studi, lavoro, affetti, amore ogni momento della mia vita scorreva dentro di me e interferivano tutti tra loro.
Pensai pure che la morte di Ifigenia adombrata dal sogno poteva costituire il correlativo onirico del decadimento che l’avrebbe resa presto pessima: quanto è pessimo non può non mandare in rovina- pessum dare- anche sé stesso.
Pessum dare e pessum ire sono correlati.
Bologna 5 gennaio 2024 ore 9, 42 giovanni ghiselli
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