sabato 11 gennaio 2025

Ifigenia 221. La tregua tanto malsicura quanto la pace di Nicia[1]

 

Non le risposi e mi avviai verso il povero ostello.

Allora l’attrice cambiò di nuovo  maschera e scena.

 Disse: “Ho soltanto ventisei anni: sono piccola io e mi piace giocare”

“Io invece sono vecchio e stanco e ho bisogno di dormire. Tu sei la donna più giovane e più bella dell’universo; io non ti merito ma non sono nemmeno disposto a lasciarmi tiranneggiare. Ora vado a letto. Domani mattina ci vedremo alle sette. Un quarto d’ora di tolleranza, poi partirò da solo, se non ci sarai. Sei avvisata”

Mi seguiva  con aria sottomessa e sussurrò: “Tu proprio non mi vuoi bene”.  Non mi fermai. Ifigenia procedeva pedissequa al mio fianco e ripetè: “Amore, tu non mi vuoi bene per niente. E’ una disgrazia per me, una catastrofe”.

Mi fermai e risposi: “Infatti, quando tu fai queste commedie io  smetto di volertene. Oltre tutto così perdi buona parte della tua  bellezza rara e preziosa per me”

Si asciugò il volto bagnato di lacrime e sorrise.

Avevo trovato le parole che ci volevano.  Spesso funziona con le donne, anche con le bambine. Quando insegnavo alle medie, se una della prima si metteva a piangere, le dicevo: “su, smetti: quando fai i capricci diventi meno carina!”.

 Sorrideva subito dopo.

Ifigenia dunque disse: “Hai ragione , gianni, andiamo a dormire: tu domani devi guidare la nostra automobile. Prima però facciamo l’amore almeno una volta! Non sono diventata troppo brutta, vero?”

“No, così sei tanto bella quanto buona”.

Giunti in camera non mi trattenni dal cantarle:

“vedrai, carina,

se sei buonina,

che bel rimedio

ti voglio dar.

E’ naturale,

non dà disgusto,

e lo speziale non lo sa far.

E’ un certo balsamo

Che porto addosso

Dare tel posso

Se il vuoi provar.

Saper vorresti

Dove mi sta:

sentilo battere,

toccami qua”.

E mi toccò il cuore. La giornata si chiuse bene come vedi caro lettore: musicalmente

  

 

Bologna 11  gennaio 2024 ore 19, 25 giovanni ghiselli.

p. s.

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[1] Dopo la pace di Nicia (421 a. C.), in seguito a  sei anni e dieci mesi durante i quali con una  tregua malsicura si danneggiarono reciprocamente il più possibile- met j ajnokwch`~ ouj bebaivou e[blapton ajllhvlou~ ta; mavlista-, i contendenti vennero di nuovo a ostilità dichiarate, costretti ("ajnagkasqevnte" ",V, 25, 3) a sciogliere i patti

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