La notte sognai. Helena di Yväskylä sognai.
La visione notturna rielaborava immagini, sentimenti e pensieri del luglio 1971.
Ero alla festa della conoscenza nel megaron, il grande salone centrale dell’università di Debrecen. Non ero più un ragazzino e non ancora un adulto maturo: avevo 26 anni e 8 mesi. Ma si avvicinava il tempo dell’ajpolkavluyi~ della rivelazione.
A un tratto vidi due Angeli che aprivano una cortina svelando una donna. Tale visione mi fece ricordare la Madonna del Parto di Piero che avevo visto a Monterchi quando andavo sulla tomba dei miei cari situata a Sansepolcro, un pellegrinaggio ciclistico effettuato più volte da Pesaro attraverso l’Appennino.
Volevo conoscere questa donna vestita di bianco, volevo parlarle, mi piaceva fuori dall’ordinario e cercavo di capire perché. Era più di una ragazza: era un simbolo che raccoglieva tutti i significati che avevo sempre cercato fin da bambino e trovato distribuiti in donne diverse: dalle consanguinèe alle professoresse, alle compagne di scuola.
Questa biancovestita era la compiutezza, la pienezza della significazione femminile. Era interamente reale. Naturale, bella e fine più di ogni altra creatura. Era l’incarnazione reale della donna ideale. Di una distinzione e pure di umiltà sconfinata. L’avvicinai. Parlava adagio con voce soave. Disse quasi subito che forse aspettava un bambino. Pensai ancora alla Madonna di Piero: nel suo ventre doveva incarnarsi il Verbum. Kai; oj lovgo~ savrx ejgevneto. Verbum caro factum est et habitavit in nobis.
Helena era una ragazza madre. Un altro pregio ai miei occhi. Osservandola vedevo quell’armonia invisibile e reale che è più forte della visibile e presunta tale.
La selva oscura, dove mi trovavo già prima del mezzo del cammino e che sarebbe durata per l’intero se non l’avessi incontrata, divenne chiara kai; to; fw`~ ejn th`/ skotiva/ faivnei. Ho imparato queste parole dal raffinato Giovanni.
La convincevo a starmi vicina parlandole con parole da lei stessa ispirate. Aveva un taglio nel centro del lungo abito al pari della Madonna di Piero. Poteva emergerne una ferita o l’ombelico, più vero vivo e reale di quello delfico. Pensai che fosse il centro del cosmo, il cosmo del cosmo
Bologna 6 gennaio 2025 ore 19, 11 giovanni ghiselli.
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