domenica 2 marzo 2025

Debrecen 68 Eva Vuortama III parte. Il girotondo scimunito.

Da Eva dunque imparavo molto di quanto mi mancava e dovevo ancora acquisire, però non si faceva l’amore, siccome lei non mi amava e non mi dava occasione di corteggiarla a fondo chiedendole il massimo.

Questa finnica mi aiutò a contrastare la torbidezza spirituale degli anni precedenti, ma avevo bisogno di altro tempo per superarla del tutto.

 Nemmeno alla bella magiara  Katalin, che diceva di essere innamorata di me, chiedevo di fare l’amore  siccome ero innamorato di quell’altra, l’amica dei convivi serali. Di giorno invece frequentavo la venusta ragazza ungherese cercando di farmi notare in atteggiamenti affettuosi con la speranza vana di ingelosire Eva e indurla a innamorarsi di me. Passeggiavamo sotto il collegio io e Katalin , abbracciati, avanti e indietro, in una specie di girotondo scemo e penoso poiché non avevo niente da dirle.

La poverina ogni tanto mi diceva con voce lamentevole : “mondja valamit!” di’ qualche cosa. Sembrava un gattino che miagola, perduta la mamma. Rispondevo : “va bene, va molto bene” e poco altro. Poi magari, purché stesse buona, aggiungevo, szerelem, amore. E lei milyen szerelem?, che tipo di amore? Chiedeva forse qualche garanzia per il futuro. La accarezzavo e sorridevo senza rispondere.

Una brutta scena da mascalzone. Inutile per giunta, infatti:“quod honestum non est, id utile ut sit effici non potest, adversante et repugnante natura  "[1], ciò che non è onesto, non può essere reso utile, poiché la natura si oppone ed è contraria.

 

Danilo e la sua compagna Fiorella, una studentessa di Modena bella e intelligente, mi dicevano che se non fossi stato matto da legare avrei potuto trarre piacere e pure soddisfazione mentale dal  corpo di quella splendidida ragazza di Debrecen. Se non altro avrei potuto imparare un po’ meglio la sua lingua nella quale stentavo parecchio. In effetti in quella università cercavo soprattutto di migliorare il mio inglese che pur consideravo un idioma  dove era sufficiente farsi capire quando si ragionava  di amore con le straniere. La lingua del tutto impeccabile era altra cosa. Riservavo all’italiano l’eleganza delle parole ornate. Magari con l’aggiunta di qualche gioiello di greco e latino. Con misura però, senza cadere nella pedanteria dell’umbraticus doctor.

Gli amici, per convincermi a non buttare via quell’occasione inseguendo l’inafferrabile come fa un bambino che sgambetta strillando dietro a un uccello che vola [2], mi ricordarono come ero conciato quando mi conobbero due anni prima. Da brutto, goffo e depresso quale ero allora, avevo fatto tali progressi fisici e mentali al punto che  avevo attirato una bellezza. Cos’altro volevo? Che cosa cercavo?

Rispondevo che cercavo me stesso quale volevo essere e la finnica mi aiutava più di tutti a trovare la mia identità ancora in gran parte latente.

Quando intonava una canzone Eva mi ricordava la mamma che mi incantava cantando tanti anni prima. Mi tornavano in mente quei  canti quasi di culla che mi facevano tornare com’ero.

“Non solo conoscere è ricordare- conclusi- anche amare lo è”.

Fiorella da donna colta qual era, notò in queste parole la doppia reminiscenza da Pascoli e da Platone,  quindi disse: “  Gianni, tu troverai l’equilibrio intorno ai cinquanta anni e diventerai uno uomo splendido”.

 Il culmine della mia realizzazione professionale invero l’avrei raggiunto ancora più tardi, a 55 anni suonati addirittura, quando entrai nella SSIS per  insegnare ai neolaureati dell’Alma Mater Studiorum come farsi ascoltare dai liceali presentando gli autori greci e latini.

 Oggi, a  80 anni  suonati, sto scalando l’erta via  che mi consentirà di vedere i miei post letti da due milioni di persone. Il compenso di non avere fatto il massimo della carriera istituzionale e di non avere amato nemmeno un decimo delle 1003 di con Giovanni. Ed erano solo le spagnole.

 Tutto il percorso della mia vita fino a oggi è comunque il seguito della strada panoramica di Pesaro che affrontai la prima volta con una biciclettina rossa intorno ai nove anni. E pure dei successi scolastici che faceva dire al maestro Gasperi delle elementari Carducci e alla professoressa Gattoni delle medie Lucio Accio  che non avevano mai avuto un bambino bravo e intelligente quanto me.

Fu allora che  riconobbi  e mi diedi a sviluppare questi talenti.

Tutto è collegato con tutto, tutto scorre e interferisce insieme. 

Altre volte sono arrivato piuttosto tardi a capire e realizzare quanto volevo e potevo. Pure in bicicletta del resto mi mancava lo scatto che dovevo compensavo con la tenuta, la resistenza e il recupero impiegati fino allo stremo. Il mentale, il caratteriale e il corporeo infatti sono impastati tra loro.

 

Torno all’auspicio generoso  di Fiorella. Le risposi contraccabbiandola con un corteggiamento garbato “Tu sei già una magnifica donna” .

 Eravamo in piscina nel primo pomeriggio assolato. C’era anche Fulvio che disse: “ Sì Gianni ha bisogno di altro tempo ma in questi due anni la spaventata  larva del ’66 è diventata prima una crisalide poi  una bella farfalla contenta di sé”.

Danilo vagamente ingelosito, del tutto senza ragione, aggiunse che sarei diventato un uomo vero a cinquanta anni se nei ventisette seguenti avessi bevuto interi bottiglioni di graspa. “Se no, quello continua a fare il ragazzotto fighetto pesarese e borghese, atteggiandosi e posando tuttavia a comunista, lui che  gira con la Mini Minor, non piscia contro i muri, non fuma, nemmeno roba albanese fuma , e non capisce un tubo di donne, tanto meno di politica”.

 Aveva con sé la stessa borsa del ’66 sempre rifornita di palinka alla prugna-da Fulvio chiamata  “brugna” con maliziosa adnominatio , la pipa e il tabacco, naturalmente albanese.

Pensai che il  ritorno a Debrecen fosse destinato a ripetersi, magari per sempre. Invece degli amici di allora sento ogni tanto solo il caro Danilo. Gli altri sono già defunti o comunque spariti e scrivo di loro perché li rimpiango.

 

Note

1Cicerone De officiis (III, 78), ciò che non è onesto, non può essere reso utile, poiché la natura si oppone ed è contraria

 

2Cfr. Eschilo, Agamennone, vv 388-394.

 

 

 Bologna 2 marzo 2025 ore 11, 12giovanni ghiselli

p. s.

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[1] Cicerone De officiis (III, 78), ciò che non è onesto, non può essere reso utile, poiché la natura si oppone ed è contraria

[2] Cfr. Eschilo, Agamennone, vv 388-394.

 

 

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