In luglio tornai a Debrecen dove ritrovai l’ambiente a me congeniale con tante puellae doctae e gli amici che oramai del resto frequentavo anche in Italia, sopra tutti Fulvio. Ci dicemmo che non eravamo più dei ragazzi: bensì uomini laureati e quasi venticinquenni. Fulvio poi ne aveva già compiuti 27 e lo salutai con un verso delle Baccanti di Euripide: “ho stabilito degli accordi con te: io che sono un vecchio con uno più vecchio- “prevsbu~ w]n feraitevrw`/”.
“Con chi?” fece Fulvio e mi corresse: “ nemo senex ad cunnum lingendum”.
A 25 anni si può ancora scherzare sull’essere vecchi.
Quell’anno il mese “debrecino” fu meno significativo dei due precedenti, tuttavia feci una nuova conoscenza interessante con una ragazza diciottenne di Monaco di Baviera, Damaris, che l’anno scolastico seguente sarei andato a trovare due o tre volte nel fine settimana per interrompere la solitudine grave e cupa del motel Palace di Cittadella, il paese cerchiato da mura rese fosche dalla nebbia e dure dal gelo per non pochi mesi: almeno due terzi dell’anno scolastico.
La fanciulla tedesca non fu un amore grande né piccolo, però mi insegnò a rispettare le adolescenti che già potevano essere mie alunne. Il nostro rapporto non fu mai chiarito del tutto ma il fatto è che non si fece del sesso, non insieme.
Prima di conoscere la Bavarese, una sera mi ero appartato nel bosco con una finlandese: quasi senza avere ancora parlato, ci eravamo stesi nell’erba abbracciandoci e mi capitò un incidente mai accaduto prima e che non si sarebbe più ripetuto: ebbi un orgasmo, come dire, extra moenia o ante portas, insomma precoce.
La ragazza fu spietata e implacabile: si alzò disgustata e se ne andò sorda alle mie suppliche. Quando ci incrociavamo assumeva un’espressione schifata. Tirava fuorii la lingua e sputava, Provai a dirle: “ è accaduto perché mi piaci troppo!” Ma lei conservò lo sdegno per tutto il mese.
Pavese si chiedeva se si potesse sopravvivere a un difetto del genere.
Non so che dire siccome a me non è più capitato.
Damaris invece la attirai citando Petronio: “nam Sybillam quidem Cumis ego ipse oculis meis vidi in ampulla pendere, et cum illi pueri dicerent: "Sivbulla tiv qevlei" ;" respondebat illa: " jApoqanei'n qevlw" (Satyricon 48, 8). Le piacque talmente tanto che lo ripeteva ai suoi connazionali incuriositi. Sancta simplicitas di questa fanciulla germanica !
Una sera, una delle ultime della Debrecen ’69, Damaris le cui contubernali erano già partite, mi chiese di passare la notte da lei, nel suo letto. La fanciulla di Monaco era una ragazzona tipicamente tedesca. Tanto che una volta Fulvio domandò: “ come fanno a chiamarla kisásszony[1]? E’ grande come una casa!”
“Fulvio, ricordi Tacito?”, gli feci e citai alcune parole dalla Germania:
“Sera iuvenum venus, eoque inexhausta pubertas. Nec virgines festinantur; eadem iuventa, similis proceritas; pares[2] validaeque miscentur, ac robora parentum liberi referunt " (20, 3).
Quindi lo tradussi perché eravamo in lieta brigata e non tutti conoscevano il latino: “viene tardi l'amore per i ragazzi, perciò la virilità non è indebolita. Neppure alle vergini si fa fretta; hanno lo stesso vigore giovanile, un analogo sviluppo fisico; si maritano ugualmente vigorose, e i figli rinnovano lo sviluppo grande dei genitori”. In questo modo fiorivano anche le ragazze dell’antica Laconia
Tanto che quando arriva la spartana Lampitò, la caporiona ateniese Lisistrata la saluta con w\ filtavth Lavkaina (78) e le dice che il suo corpo è fiorente è pieno di forza (wJ" eujcroei'"- wJ" de; sfriga'/ to; sw'ma sou).
Poi aggiunge: potresti strangolare anche un toro (ka]n tau'ron a[gcoi", 80).
Lampitò risponde, lo credo bene: gumnavddomai , faccio palestra io e salto sulle natiche poti; puga;n a{llomai. Tuttora quando arrivo a Sparta scendendo dal Taigeto in bicicletta noto quanto sono robuste le bambine e le amabili fanciulle spartane.
Comunque Damaris era appetibile. Poi mi piaceva per l’onestà ingenua e intelligente nello stesso tempo. Perciò al suo graditissimo invito risposi: “arrivo da te tra venti minuti”. Andai di corsa a fare una doccia, assai contento della notte a venire che in mente avevo. L’amore con un’amica buona e fidata può dare maggiore soddisfazione che con un’amante magari più bella, però perfida più del demonio e più falsa di Giuda.
Quando mi trovai in compagnia di questa amica nel soffice buio del letto ero tutto contento, ma dopo qualche bacio e carezza più che consideravo solo un preludio all’opera ottima e massima, la ragazzona mi chiese di non fare l’amore perché lei aveva subito un trauma quando era bambina e aveva provato disgusto per i maschi prima di conoscere me: già sentiva di amarmi e mi avrebbe amato ancora di più se non lo avessimo fatto.
Quindi si mise a piangere.
Mi domandai come fosse riuscito quel bruto a forzare tale gigantessa.
Quindi pensai: “ è vero feminis lugere honestum est ma non sarebbe ancora più honestum e salutare fare l’amore?”.
Però non glielo dissi e, sebbene volessi farlo più che mai, stuzzicato da quelle lacrime tanto giovanili, trovai opportuno assecondarla senza insistere punto, senza discutere né farle domande sull’argomento che mi incuriosiva ma era doloroso per lei.
Il giorno seguente e poi per mesi ebbi la sua gratitudine e il conforto dell’ospitalità a Monaco durante l’inverno di Cittadella, e io stesso fui contento di essermi comportato così “bene” poiché in cambio della rinuncia al piacere e al soddisfacimento della mia vanità virile, avevo conservato l’amicizia di una cara persona e ne avevo tratto una soddisfazione morale.
Bologna 2 marzo 2025 ore 17, 04 giovanni ghiselli
p. s.
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