Si vis amari, ama (9, 6), se vuoi essere amato, ama.
Qui amicus esse copepit quia expedit, et desinet quia expedit (9, 9), chi ha cominciato a essere amici perché conviene, smetterà anche di esserlo perché conviene.
ista quam tu descrībis negotiatio est, non amicitia (9, 10), codesta che tu descrivi non è amicizia ma un affare
Se contentus est sapiens ( 13) il saggio si accontenta di se stesso.
Stulto nulla re opus est (nulla enim re uti scit) sed omnibus eget (14) allo stolto non occorre nulla, infatti non sa servirsi di nulla, ma sente la mancanza di tutte.
Cfr. crh'ma e kth'ma in Senofonte che distingue la capacità di uso (cravomai) dal possesso (ktavomai). Il Socrate di Senofonte dice a Critobulo: le medesime cose per chi sa servirsene sono averi utili, per chi invece non sa servirsene non sono averi utili:"jtaujta; a{ra o[nta tw'/ me;n ejpistamevnw/ crh'sqai aujtw'n eJkavstoi" crhvmatav ejsti, tw'/ de; mh; ejpistamevnw/ ouj crhvmata"
( Economico, I, 10); così i flauti sono utili per chi li sa suonare bene; per chi non lo sa, non sono niente più che sassi inservibili ( "oujde;n ma'llon h} a[crhstoi livqoi"). Non basta quindi possedere (kekth'sqai) il denaro; bisogna anche sapersene servire (crh'sqai). Penso ai libri: certe persone ne hanno molti tenuti in buon ordine ma non li leggono.
Torno a Seneca
Il saggio eget nulla re; egere enim necessitatis est, nihil necesse sapienti est (14), il saggio non sente la mancanza di alcuna cosa; sentire la mancanza infatti è una questione di necessità, ma al saggio nulla è necessario.
Il saggio in se reconditur secum est ( 16) si rinchiude in se stesso sta con la sua coscienza. Questo, l’ho scritto più volte, succede nelle epoche di tirannide. La democrazia implica partecipazione
Il saggio ama gli amici ma ripone ogni bene in se stesso come Stilbon ille quel famoso Stilbone il quale a Demetrio Poliorcete che gli aveva domandato num aliquid perdidisset, se avesse perduto qualcosa, rispose: nihil perdidi, omnia mea mecum sunt, iustitia, virtus, prudentia, hoc ipsum, nihil bonum putare quod eripi posset (19), niente ho perduto, tutti i miei beni sono con me: la giustizia, la virtù, il senno, questo stesso non considerare un bene quello che può esserci portato via.
Se enim ipse contentus est; hōc felicitatem suam fine designat, infatti è pago di se stesso, con questo confine segna la sua felicità.
Omnis stultitia laborat fastidio sui. Vale (9, 22), ogni stoltezza è affaticata dal disgusto di sé stessa.
Bologna 5 settembre 2025 ore 17, 11 giovanni ghiselli
p. s.
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