Il Partenone in restauro |
E’ un
filelleno chi scrive e fortemente filellenico è questo discorso.
Potrebbe
rasentare la faziosità, poiché l’umiliazione inflitta ai deboli provoca
nelle persone per bene una forma di reazione istintiva e di insurrezione
morale contro la tracotanza dei prepotenti.
Gli
errori dei governi greci, come l’assunzione di migliaia di impiegati inutili, o
le spese colossali per le Olimpiadi, non possono giustificare l’umiliazione
e la mortificazione inflitte a una nazione intera, al popolo che di fatto ha
inventato il nostro modo di vedere le cose e di pensarle. E’ ai maestri della
Grecia classica che dobbiamo la visione estetica, logica, etica e politica che
abbiamo del mondo. Senza Euripide mediato da Seneca, e senza Plutarco, avremmo
uno Shakespeare ridotto assai, quasi dimidiato; senza Erodoto e il suo dibattito
costituzionale sviluppato in seguito da Platone, Aristotele e Polibio, le
teorie politiche moderne avrebbero meno spessore; senza Empedocle e Sofocle,
ai quali Freud riconosce i suoi debiti, la psicanalisi sarebbe più povera;
senza il logos epitafios di Tucidide, dove Pericle afferma che la costituzione ateniese
non pone alcun ostacolo al progredire di ogni cittadino, per quanto povero e
oscuro, del resto capace, altra cosa sarebbe la nostra bella costituzione. Non
ci sarebbe, o sarebbe diverso, il mirabile articolo 3. E così
via. Ai Greci antichi dobbiamo molto, molto più dei miseri quattrini che loro devono alle banche e alla finanza internazionale. Scendo nel particolare, nell’aneddotico, per mostrare come la conoscenza della lingua ellenica e degli autori greci, sia fonte di salvezza.
via. Ai Greci antichi dobbiamo molto, molto più dei miseri quattrini che loro devono alle banche e alla finanza internazionale. Scendo nel particolare, nell’aneddotico, per mostrare come la conoscenza della lingua ellenica e degli autori greci, sia fonte di salvezza.
Nella Vita
di Nicia, Plutarco narra che alcuni Ateniesi finiti nelle Latomie di
Siracusa, si salvarono grazie a Euripide. Infatti i Greci di Sicilia amavano il
tragediografo e desideravano citarlo. Lo amano ancora: tutti gli anni vanno a
vederlo rappresentato nello splendido, sempre vivo teatro siracusano. Alcuni
dei superstiti dalla catastrofe del 413 a. C. dunque, tornati a casa, andarono
ad
abbracciare affettuosamente il drammaturgo e gli raccontarono che erano stati affrancati dalla loro prigionia e schiavitù, poiché avevano insegnato ai vincitori quanto ricordavano a memoria delle sue tragedie.
abbracciare affettuosamente il drammaturgo e gli raccontarono che erano stati affrancati dalla loro prigionia e schiavitù, poiché avevano insegnato ai vincitori quanto ricordavano a memoria delle sue tragedie.
In effetti
lo studio di Euripide, e di altri autori che accrescono la forza dei sentimenti
e del pensiero critico, può avviare tante persone sulla strada
dell'emancipazione dal servaggio alla pubblicità, alla propaganda, ai luoghi
comuni. Un esempio: Euripide scrive contro la guerra: “E' stolto tra i mortali
chi distrugge le città”[1]. I Greci dei nostri giorni
devono spendere un cinque per cento del loro P.I.L. per comprare armi
fabbricate dagli Europei più ricchi e guerrafondai. Armi micidiali e pure armi
difettose. Ebbene, gli Elleni, che sono riluttanti a tale sperpero deleterio,
devono essere affamati e umiliati. La classe dirigente italiana è ancora fatta
di reduci dal Liceo classico e continua a mandare i figli alla stessa
scuola la cui materia caratterizzante è il greco antico. Questo idioma,
tutt’altro che sepolcrale, ci è servito, con il latino, se non altro a
conoscere e comprendere meglio la
nostra lingua madre. Un vantaggio che potenzia la vita.
nostra lingua madre. Un vantaggio che potenzia la vita.
Riporto
un secondo aneddoto sul beneficio della conoscenza linguistica, a partire dal
greco.
Elias
Canetti in La lingua salvata, racconta che il nonno di sua madre una
volta, mentre era in
un battello sul Danubio "aveva udito due uomini che, parlottando tra loro, in greco, stavano progettando un omicidio". Ebbene, grazie alla conoscenza di questa lingua, l'uomo poté denunciare la trama assassina "e quando i due delinquenti arrivarono per compiere la loro impresa, subito furono agguantati". Sicché l'autore comprese quanto fosse importante padroneggiare gli idiomi: "Con la conoscenza delle lingue si poteva salvare la propria esistenza e anche quella altrui".
un battello sul Danubio "aveva udito due uomini che, parlottando tra loro, in greco, stavano progettando un omicidio". Ebbene, grazie alla conoscenza di questa lingua, l'uomo poté denunciare la trama assassina "e quando i due delinquenti arrivarono per compiere la loro impresa, subito furono agguantati". Sicché l'autore comprese quanto fosse importante padroneggiare gli idiomi: "Con la conoscenza delle lingue si poteva salvare la propria esistenza e anche quella altrui".
Non il
greco dunque è una cultura morta, da morti di fame, bensì la ciancia di quanti
echeggiano il linguaggio della propaganda. Una volta, con réclame pustolose e
farneticanti, si calunniavano gli Ebrei, preparando il loro sterminio. Ora è il
turno dei Greci, cicale neghittose, fannulloni e sperperatori. Infatti: gran
parte di loro è una massa di scialacquatori da seicento euro al mese, o perfino
meno. Speriamo che nessuno voglia vederli morire di fame. Non dimentichiamo che
i loro autori hanno nutrito lo spirito di molti Italiani ed Europei per tante
generazioni.
Giovanni
ghiselli g.ghiselli@tin.it
[1] mw'ro~ de; qnhtw'n osti~
ejkporqei' povlei~, Troiane,
v. 95. E’ il dio Poseidone che parla deplorando la distruzione di Troia e
l’eccidio dei Troiani.
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