Ifigenia stava trasformandosi in una marionetta che balbettava assurdità demenziali.
Pensavo: “ogni persona è composta di luci e di ombre, di bene e di male. Quando la conobbi mi parve che incarnasse la luce del sole.
Mi donava incondizionatamente tutto il meglio di sé, proprio come la luce che risplende perché non può lasciarci ottenebrati nel buio.
Ora invece mi sembra una satanessa del caos primordiale, una schiache che, incatenata in una caverna, vede solo delle ombre . Alla sua vita sono legati pesi di piombo che la tirano giù nel pantano buio della gente fangosa. Ho cercato di liberarla da tanto gravame ma le mie fatiche umanamente speso sono state inutili: quei pesi sono congeniti alla sua persona. Frequentandola potrei venire coinvolto nella caduta dentro quella tana allontana da tutto quanto è bello ed è bene.
Mi venne in mente la funzione della Sfinge di Tebe nella rovina di quella città: l’ ibrido mostro che, nato da un incesto, come Edipo, costringeva i Tebani a guardare in basso: “Ma quale male, caduta così la tirannide,/stando tra i piedi - ejmpodwvn - vi impediva di sapere questo?" ossia di fare indagini sull’uccisione di Laio, domanda Edipo a Creonte, il quale risponde:
"La Sfinge dal canto variopinto hJ poikilwdo;~ Sfivgx - ci spingeva a guardare/quello che era lì tra i piedi- to; pro;~ posi; skopei`n, e a lasciare perdere quanto non si vedeva" (Sofocle, Edipo re, vv. 128- 131).
Tutto il comportamento di Ifigenia è stato ambiguo durante il mese che ho passato pensando a lei, cercando di trarre stimoli al mio apprendere, comprendere, allo stesso vivere mio. Ogni sua parola però è uscita distorta dalla menzogna e dall’impostura, ogni suo passo rivolto nel verso contrario al proseguimento del nostro amore. Devo trovarmene un’altra dal corpo ben fatto e dall’anima meno disordinata, meno piagata da spergiuri, maleducazione e ingiustizia. Una che dalle sofferenze e dai dolori subìti abbia tratto un insegnamento di bontà e generosità. Questa si muove, anche male, nell’ambito della ejmporikh; tevcnh, la tecnica commerciale quella che Socrate critica nell’Eutifrone (14e).
Elena riceveva e dava gratis l’amore luminoso che mi ha rigenerato. Il nostro stare insieme corrispondeva alla predicazione di Gesù: “ gratis accepistis, gratis date” N. T., Matteo, 10, 8)
p. s
Se fosse tutta vera questa storia sarebbe orribile. Ma ho cercato di darle l’aspetto dell’universale come ha fatto Sofocle a proposito delle sciagure tebane nei versi citati sopra
Bologna 3 gennaio 2024 ore 9, 29 . giovanni ghiselli
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