Metodologia 72. L’educazione attraverso gli esempi chiari.
Sofocle, Platone, Seneca, Nietzsche, Orazio. L’esempio concreto è la stella polare nell’educazione antica. A Telemaco viene suggerito l’esempio di Oreste nell’Odissea. Il realismo è greco (Pavese). Che cosa è il realismo secondo Murray. Nietzsche e Tucidide.
L'educazione si fa in buona parte attraverso gli esempi: esempi teorici ed esempi pratici. Nell'Elettra di Sofocle la protagonista eponima dice alla madre:"aijscroi'" ga;r aijscra; pravgmat' ejkdidavsketai" (v. 621), le azioni turpi si imparano attraverso le turpi.
Platone nella Repubblica afferma che non sono diversi dai ciechi coloro che non hanno nell’anima nessun esemplare chiaro:"mhde;n ejnarge;"[1] ejn th'/ yuch'/ e[conte" paravdeigma" (484c).
Seneca sostiene che la via per la saggezza è breve ed efficace attraverso gli esempi, mentre è lungo il cammino che passa per i precetti:"longum iter est per praecepta, breve et efficax per exempla (Epist. , 6, 5).
"Ma l'esempio deve essere dato con la vita visibile e non semplicemente con dei libri, a quel modo quindi che insegnavano i filosofi della Grecia: con l'aspetto, l'atteggiamento, il vestito, il cibo, i costumi, più ancora che con il parlare o addirittura con lo scrivere"[2].
Il modello principale per chi studia, per chi insegna, per chi scrive, dovrà essere, oltre la cultura, la vita:"respicere exemplar vitae morumque iubebo/doctum imitatorem et vivas hinc ducere voces"[3], consiglierò il dotto imitatore di osservare il modello della vita e dei costumi, e di trarre di qui le sue vive voci.
In effetti l'esempio, positivo e negativo, è la stella polare dell'educazione antica, il punto di orientamento più efficace. Già nel primo canto dell'Odissea compaiono i paradigmi educativi: Egisto è presentato dallo stesso Zeus quale contromodello, siccome è uno degli uomini che soffrono dolori contro il dovuto per la loro follia:"sfh'/sin ajtasqalivh/sin ujpe;r movron a[lge j e[cousin"(v. 34), e viceversa Oreste più avanti viene indicato a Telemaco da Atena-Mente quale paradigma positivo in quanto ha ucciso il negativo Egisto appunto, e ha vendicato il padre. Anche tu sii forte, lo incoraggia la dea, poiché ti vedo bello e grande assai:" "kai; suv, fivlo", mala gavr s j oJrovw kalovn te mevgan te-a[lkimo" e[ss j"(vv. 301-302). Senza l'esempio mancherebbe l'elemento concreto indispensabile per un elleno: "il realismo, in arte, è greco; l'allegorismo è ebraico", ebbe a scrivere Pavese[4].
Dell’esemplarità dei fatti e dei personaggi storici abbiamo già detto (4. 1).
Sentiamo che cosa è il realismo dei Greci secondo Murray:“Io intendo per realismo un interesse permanente per la vita in se stessa, e un’avversione per l’irrealtà e le false apparenze”[5].
Campione del realismo può essere considerato Tucidide che, proprio per questo motivo, Nietzsche contrappone a Platone.
Nel Crepuscolo degli idoli [6] lo storiografo greco è indicato addirittura come terapia contro “ogni platonismo”:" Il mio ristoro, la mia predilezione, la mia terapia contro ogni platonismo è sempre stato Tucidide . Tucidide e, forse,Il Principe di Machiavelli mi sono particolarmente affini per l'assoluta volontà di non crearsi delle mistificazioni e di vedere la ragione nella realtà -non nella "ragione", e tanto meno nella "morale"...In lui la cultura dei sofisti , voglio dire la cultura dei realisti giunge alla sua compiuta espressione : questo movimento inestimabile, in mezzo alla truffa morale e ideale delle scuole socratiche prorompenti allora da ogni parte. La filosofia greca come décadence dell'istinto greco: Tucidide come il grande compendio, l'ultima rivelazione di quella forte, severa, dura oggettività che era nell'istinto dei Greci più antichi. Il coraggio di fronte alla realtà distingue infine nature come Tucidide e Platone: Platone è un codardo di fronte alla realtà-conseguentemente si rifugia nell'ideale; Tucidide ha il dominio di sé -tiene quindi sotto il suo dominio anche cose".
Per giunta in Aurora [7] leggiamo:" Un modello . Che cosa amo in Tucidide, che cosa fa sì che io lo onori più di Platone? Egli gioisce nella maniera più onnicomprensiva e spregiudicata di tutto quanto è tipico negli uomini e negli eventi, e trova che ad ogni tipo compete un quantum di buona ragione : è questa che egli cerca di scoprire. Egli possiede più di Platone una giustizia pratica: non è un denigratore e un detrattore degli uomini che non gli piacciono, o che nella vita gli hanno fatto del male...rivolge lo sguardo soltanto ai tipi; che cosa se ne farebbe, poi, l'intera posterità cui egli consacra la sua opera di ciò che non è tipico? Così in lui, pensatore di uomini, giunge alla sua estrema, splendida fioritura quella cultura della più spregiudicata conoscenza del mondo che aveva avuto in Sofocle il suo poeta, in Pericle il suo uomo di stato, in Ippocrate il suo medico, in Democrito il suo scienziato della natura: quella cultura che merita di essere battezzata col nome dei suoi maestri, i Sofisti ".
Non credo che Sofocle sia ascrivibile al movimento sofistico, anzi trovo che la sua opera vi si opponga.
Pasolini individua nella luce di Caravaggio, “quotidiana e drammatica”, una contrapposizione al lume universale del Rinascimento platonico” E prosegue: “Sia i nuovi tipi di persone e di cose che il nuovo tipo di luce, il Caravaggio li ha inventati perché li ha visti nella realtà. Si è accorto che intorno a lui-esclusi dall’ideologia culturale vigente da circa due secoli-c’erano uomini che non erano mai apparsi nelle grandi pale o negli affreschi, e c’erano ore del giorno, forme di illuminazione labili ma assolute che non erano mai state riprodotte e respinte sempre più lontano dall’uso e dalla norma, avevano finito col diventare scandalose, e quindi rimosse. Tanto che probabilmente i pittori, e in genere gli uomini fino al Caravaggio probabilmente non le vedevano nemmeno”[8].
Pasolini riconosce il suo debito al maestro Roberto Longhi.
Bologna 3 gennaio 2024 ore 10, 31 giovanni ghiselli
[1] Formato da ejn e ajrgov" che ci collega ai nostri argumenta (capp. 11, 11. 1, 11.2).
[2] F. Nietzsche, Considerazioni inattuali III, Schopenhauer come educatore, p. 177.
[3] Orazio, Ars poetica, 317-318.
[4]Il mestiere di vivere , 29 settembre 1946.
[5] Le origini dell’epica greca, p. 38.
[6]Quel che debbo agli antichi , 2, pp. 125-126.
[7] p.124
[8] Pisolini, La luce di Caravaggio in Pasolini Tutte le opere, p. 2673.
Nessun commento:
Posta un commento