In marzo arrivò al Duse l’attore famoso che un anno e tre mesi più tardi mi avrebbe cambiato la vita.
Non ne rivelerò mai il nome.
Di lui, tempo prima, Ifigenia aveva detto che, se fosse venuto a recitare a Bologna, sarebbe andata a cercarlo nel suo camerino o nel suo albergo per chiedergli di fare l’amore.
Poi si era corretta aggiungendo che l’avrebbe fatto se fosse stata libera. “Sei libera” replicai, però era stato ferito e umiliato da tanta improntitudine. Sapevo che era tipa da farlo davvero. Ho sempre presofferto tutto al punto di farci il callo. Anche pregoduto e pregioito diversi piaceri a dire il vero. Avrei constatato che le perdite prima o poi vengono compensate dall’ acquisto di beni migliori.
Andammo dunque a vedere il grande gradasso che con il solito stile da histrio gloriosus tuonava dal palcoscenico e si sbracciava come un gigante centimane. Recitava sempre se stesso.
Assistevamo muti alla girandola dei gesti titanici e delle grida stentorèe tipiche di questo guitto già non poco attempato ma ben tenuto insieme e sempre voglioso di fare colpo sul pubblico. Bombardava e affascinava il teatro gremito. Era un pessimo attore monocorde, ma comunque un bel vecchio e un uomo di successo.
Ifigenia si scioglieva dalla commozione e alla fine dello spettacolo volle rimanere nel corro degli osannatori finché si spensero tutte le voci e le luci.
Tale attenzione ovviamente non mi sfuggì e non potei non pensare che se non fossi stato presente sarebbe andata a cercarlo. Non era un pensiero assurdo. Etiam male sentire haud absurdum est.
La domenica successiva ero a Pesaro dalle pie donne di casa, e Ifigenia tornò al Duse per vedere un’altra volta lo strepitoso strepitante. Dopo lo spettacolo andò a omaggiarlo dietro le quinte, poi mi raccontò di averlo trovato avvolto in un nembo satanico mentre beveva vino e sfotteva pesantemente alcune sue ammiratrici che gli scodinzolavano intorno.
“Una gran delusione!”, concluse. Pensai che l’illusione caduta fosse quella di potere contattarlo da sola e ottenere il massimo da lui.
Sapevo già che le cose più temute avvengono sempre.
Il mastice che ci teneva ancora uniti, mio Dio, era oramai soltanto la gelosia scortata da altre emozioni cattive.
Mi venne in mente il masticione rosso con cui mi impiasricciai fino ai capelli per cambiare un tubolare nella tappa Corinto- Epidauro dell’agosto 1978. Andavo a cercare un ricovero in uno degli alberghetti vicini al teatro,
Bologna 6 gennaio 2025 ore 11, 42 giovanni ghiselli.
p. s.
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