martedì 19 maggio 2015

L'inizio del lavoro di insegnante. VI parte

biblioteca universitaria, Bologna
La prima mattina della vita scolastica. La prepotenza del preside che non deve essere legalizzata.


“Ah sì?” fece, simulando stupore.
Aveva cercato di intimidirmi, Non si sa mai. Giovane, inesperto, spaesato com’ero, potevo cascarci.
“Allora vada subito a fare il telegramma, Che cosa aspetta?”
“Facciamo finta di niente”, pensai. Quindi gli chiesi: “dove?”
“Lo domandi a Sandro, il bidello”, rispose seccato.
Feci finta di non avere capito e replicai: “Non dove devo andare per il telegramma vorrei sapere, ma dove, in qual luogo, a chi devo spedirlo e che cosa devo scrivere, L’accettazione al provveditorato di Padova infatti l’ho già mandata, pur con la riserva che se ricevo un incarico anche da Bologna, rinuncio subito a questo. Non intendo rimanere qui fino alla mia pensione, nemmeno fino alla sua preside, non si preoccupi!”
Spiazzato, bofonchiò di nuovo: “Cossa vu to”.
Era un idiotismo tipico di quell’uomo; credo significasse: “ma lasci perdere!”
Poi riprese il tono del comandante e disse: “Telegrafi di nuovo al Provveditorato di Padova. Scriva che è arrivato a Carmignano e che accètta. Ieri infatti ho comunicato che lei non si era fatto vivo in nessuna maniera: la verità. E che pertanto nominavo un supplente pieno di esperienza. Lei ha mai insegnato?”
“No, non ho mai insegnato, ma ho una laurea in lettere classiche presa con 110 e lode nell’Università di Bologna, l’alma mater studiorum”.
“Ma che studiorum e studiorum! Val più la pratica che la grammatica, Qui si comincia a fare supplenze già durante il primo anno di università. Poi che la grammatica lei la conosca non è ancora detto. Vedremo. Per esserne certo, verrò spesso nelle sue classi, quando farà lezione. Vedrò, capirò, giudicherò. Intanto vada a telegrafare, Si tratterà di una spesa di cinque, seicento lire. Non tanti sghei per uno con un incarico a tempo indeterminato.
Tra mezz’ora telefono in provveditorato, e se l’hanno accettata, pur con tutto questo ritardo, le affido due classi, una terza e una prima non facili, 19 ore che nessuno dei nominati dal provveditorato ha mai voluto. L’ho sempre data a dei supplenti”,
“Io invece le voglio. E preciso che sono stato io ad accettare la cattedra proposta dall’amministrazione scolastica, non il provveditore agli studi che accetta me, e tanto meno lei”
“Cossa vu to...”.
Uscii. Avevo capito che mi sarebbe stato ostile e che mi avrebbe creato serie difficoltà se non avessi fatto lezioni ottime agli occhi suoi e dell’utenza. Infatti avevo tolto il lavoro a una sua protetta quasi sicuramente non laureata. Comunque quell’uomo era una persona antitetica alla mia. E ripeto, non era pessimo.
Mi sarebbero capitati altri presidi antagonisti molto peggiori di lui. Come tal Fabbri succeduto nel liceo Minghetti al preside amico Cazzani. Era l’atunno del ’78, nove anni più tardi. Quando mi presentai da lui, disse subito: “io non l’ho fatta chiamare”. Seguirono tre anni di lotte. Costui, se avesse avuto il potere che il governo Renzi vuole dare ai dirigenti scolastici, mi avrebbe eliminato da quella scuola dove del resto una terza liceo sottratta al mio insegnamento, manifestò per mesi in mio favore.
Me la sono sempre cavata bene. Non senza dura lotta.
Soprattutto a Carmignano. Ero molto giovane allora, ero del tutto solo in quel paese e non avevo altro che la scuola nella vita. Il preside avrebbe dovuto aiutarmi, per carità se non altro cristiana, invece mi creò parecchie difficoltà. Ne soffrii come di un’ingiustizia grande. Ne rimasi ferito. Avrei preferito volergli bene come a un padre, come poi ne volli a Ciotti del Rambaldi, a Cazzani del Minghetti, a De Notaris del Galvani. Galantuomini che mi hanno aiutato. Quando mi presentai a Davide Ciotti, nel 1975, giunto finalmente al greco e al latino, peraltro in gran parte dimenticati dopo cinque anni di medie e uno di istituto professionale, gli dissi che avevo accettato l’incarico nel suo liceo a mio rischio, poiché avevo preso l’abilitazione tre anni prima e non era fresco di studi. Avrei dovuto studiare tante ore ogni giorno per preparare buone lezioni. Quella persona per bene mi incoraggiò, dicendo: “Una scelta che le fa onore”. Era un ebreo. Il Signore, chiunque egli sia, lo benedica, dovunque egli sia..
I presidi dunque possono essere ottimi, mediocri o pessimi, come tutte le altre persone. Non si deve dar loro troppo potere, con il quale alcuni possono fare del male ai docenti e alla scuola. Quelli che mi hanno trattato bene mi hanno messo in condizione di lavorare meglio, e li ho amati: ho fatto tutto quello che mi hanno chiesto, purché non andasse contro la mia coscienza.
Ma coloro che mi hanno ostacolato, o anche offeso li ho ripagati con la mercede adeguata. “E’ stabile, finché è assiso Dio nel suo trono, che subisca chi ha commesso il delitto. E’ legge divina”.
Ho evidenziato la loro ingiustizia e la loro ignoranza, Li ho provocati, li ho fatti cadere nella trappola del ridicolo, pubblicamente. Non è difficile poiché le persone non buone non sono mai intelligenti.


giovanni ghiselli

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2 commenti:

  1. Carissimo Gianni,
    Sto leggendo molto volentieri queste pagine sui tuoi esordi.
    Un abbraccio
    Alessandro

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  2. Ciao Gianni, anch'io nella scuola ho incontrato persone malsane,ma anche tante persone ottime. Mi spaventa lo strapotere dei dirigenti proposto dalla buona scuola di Renzi...non a livello personale....ritengo che sarà la fine della scuola pubblica come strumento educativo. Si va incontro a tempi bui. Giovanna Tocco

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Ifigenia CLVIII. Preghiera al dio Sole. Saluti alla signora e alla signorinella magiare.

  Pregai il sole già molto vicino al margine occidentale della grande pianura. “Aiutami Sole, a trovare dentro questo lungo travagli...