NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

Ciclo di incontri alla biblioteca «Ginzburg». Protagonisti della storia antica

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sabato 12 gennaio 2013

Bisogna acciuffare l'occasione che è calva di dietro - di Giovanni Ghiselli

Nella chiesa cattolica coesistono persone e personaggi molto diversi: dai preti solidali con gli ultimi, a quell’inqualificabile don Corsi che giustifica il femminicidio, ad alcuni cardinali che sostengono l’anticristiano strapotere dei ricchi, una tirannide che rimarrà del tutto priva di controllo, se la voce dei poveri, della maggioranza oramai, e di chi la rappresenta, non riuscirà a entrare nel parlamento della Repubblica. Per fortuna altri cardinali e lo stesso Pontefice non esitano a criticare il capitalismo sfrenato.
Non è vero che i tecnici al governo hanno restituito dignità all’Italia.
Questi personaggi monotoni, grigi, privi di slanci vitali, di sentimenti etici evidenti e di sensibilità estetica, dopo essere saliti al potere con un colpo di Stato organizzato dai poteri forti, sono serviti a consolidare la prepotenza di chi controlla le banche, la finanza, i mercati. Il loro caporione ha snocciolato per giorni una sinistra congerie di concetti anemici, senza mai toccare l’essenza dei problemi, senza vedere nulla al di là dei conti più meschini. 
L’assoluto, il divino, gli è intollerabile.
Il suo comportamento corrisponde a un continuo abbraccio dell’antiassoluto. Alla negazione del Bello, del Buono, del Giusto.
Tra gli uomini costui non vede “altro vincolo che il nudo interesse, lo spietato pagamento in contanti… ha affogato nell'acqua gelida del calcolo egoistico i santi fremiti dell'esaltazione religiosa, dell'entusiasmo
cavalleresco" [1], della carità cristiana.
I suoi discorsi sono laide preghiere “davanti all’empio tabernacolo delle Banche” [2].
Si dice cristiano diffamando il Cristo, chiunque egli sia [3].
La religione di Cristo, quella dei Vangeli, è un grido di guerra lanciato contro l’ingiustizia, le disuguaglianze tra gli uomini, l’oppressione degli ultimi. Il Vaticano se appoggiasse l’uomo delle banche e della finanza rischierebbe di diventare “una spelonca di ladroni”, come il tempio nel quale Gesù rovesciò i banchi dei
cambiavalute[4].
Non citerò altri luoghi della Buona Novella.
Si tratta di un testo pieno di sollecitudine per quanti tra uomini e donne sono i più deboli e hanno più bisogno di aiuto. Ora l’agenda di Monti  costituisce l’antitesi del Vangelo: è un vero e proprio dys-angèlo, una cattiva novella con cui questo dys-angelista ribadisce oppressione e disuguaglianza e scava un solco sempre più profondo tra i pochi che possiedono troppo e i troppi che non hanno il necessario.
I furfanti bigotti cercano talora di coprire le loro malefatte con brani evangelici, mentre  il loro comportamento, la loro impudente e sporca idolatria del denaro sono vere profanazioni e bestemmie.  
Infatti secondo l'apostolo Paolo il valore massimo è la caritas:"Si linguis hominum loquar et angelorum, caritatem autem non habeam, factus sum velut aes sonans aut cymbalum tinniens" [5],
se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, però non avessi la carità, diverrei un rame risonante o un cembalo che squilla. E ancora:"Nunc autem manet fides, spes, caritas, tria haec; maior autem ex his est caritas[6]
ora dopo tutto restano fede, speranza e carità, questi tre pilastri, ma la più grande è la carità.
Monti ha manifestato la sua assoluta mancanza di carità, oltre che di buon gusto e di educazione, con la battuta crudele, odiosa e volgare che ha fatto sulla “statura accademica” di Brunetta. 
Attaccare gli avversari deridendoli per le  loro imperfezioni e  difetti fisici è da fascisti, anzi da nazisti. 
Il Vangelo, la buona novella dei discepoli di Cristo, è uno dei grandi testi dell’Umanesimo, se con questa categoria intendiamo amore per l’umanità.
Quell’amore che  Sofocle attribuisce a Teseo  nell'Edipo a Colono : " so di essere un uomo” dice il re di Atene (v.567). Questo sapere è la prima scienza che si dovrebbe insegnare nelle scuole e nelle chiese. E' la coscienza della propria umanità senza la quale ogni atto violento diventa possibile.
Il sapere di essere uomo che cosa vuole dire?
Significa incontrare una creatura mezza distrutta come è Edipo cieco, esule e mendico,
provarne pietà, incoraggiarla facendole domande, chiedendole innanzitutto di
che cosa abbia bisogno. 
Poi vuol dire  ascoltare il supplice, mettersi nei suoi panni e  comprenderlo con simpatia poiché siamo tutti effimeri, sottoposti al dolore e destinati alla morte. Teseo offre ospitalità e aiuto al vagabondo cieco, in quanto, sa, appunto, di appartenere all’umanità e sente il bisogno di non essere disumano.
E' una dichiarazione di quella filantropia che si diffonderà in età ellenistica e partorirà l'humanitas  latina. :"Homo sum”: dice un personaggio di Terenzio,  humani nil a me alienum puto[7] sono uomo e tutto ciò che è umano mi riguarda.
Le prime parole del Decamerone riprendono questa  verità inconfutabile per chi abbia coscienza della condizione di uomo: “Umana cosa è l’avere compassione degli afflitti”.
Nel film di Stanley Kubrick, Paths of glory, Orizzonti di gloria (1957), l’avvocato difensore e comandante
dei  soldati accusati ingiustamente di codardia, poi fucilati, conclude la sua arringa indirizzando, invano, alla
corte marziale questo appello: “I can’t believe that the noblest impulse of man, his compassion for another, can be completely dead here. Therefore, I humbley beg you, show mercy to these men”,
io non posso credere che il più nobile impulso dell’uomo, la compassione per il prossimo, sia completamente morta qui. Perciò, vi prego umilmente, mostrate pietà verso questi uomini. 
Avere compassione significa mettersi nei panni degli altri, condividerne e alleviarne le sofferenze. Ebbene, il signor Monti incarna l’antitesi di questo umanesimo e non si capisce come possano appoggiarlo coloro che si spacciano per  seguaci di Cristo.  Seguaci e imitatori del Nazareno sono i preti che, come il santo di Assisi, donano ai poveri quello che hanno, e impiegano la propria vita per aiutare  gli ultimi.
Penso a don Milani, a don Gallo, a don Ciotti e ad altri autentici vicari di Cristo. Lo stesso Papa non ha mancato in molte occasioni di manifestare la sua solidarietà ai derelitti della terra. In queste occasioni è stato vicario di Cristo e imitator Christi come San Francesco.   
L’egregio signor Monti dopo avere consultato i suoi mandanti e avere fatto i suoi conti, ha detto, con tanta degnazione e altrettanta sfrontatezza, che è disposto ad accettare il comando di una coalizione il cui programma, di fatto, in rebus ipsis, è allargare il divario tra  la povera gente, sempre più numerosa, e i ricchi sempre più ricchi. Lo spread scandaloso da eliminare è questo, non quello pesato sulla bilancia di questi rivenduglioli  e fatto pesare su noi tutti. 
“Non sarò contro qualcuno” ha detto l’esoso pedante. Infatti per lui, e per i suoi padroni, il povero è una nullità, non è nessuno. Per tutti i figli della luce, uomini siffatti non hanno niente di bello né di buono. Tanto è vero che vogliono  subordinare la bellezza, la cultura, la morale  ai decreti del mercato. Non sanno che cosa siano le rose della Pieria, non  hanno la minima idea di cosa significhi frequentare le Grazie e le Muse.
Sono degli snob, ossia dei maleducati ripieni di evidentissima affettazione, incapaci di signorile disinvoltura: non hanno stile e non hanno nemmeno la sapienza, pur se possiedono qualche sapere. 
Infatti Il sapere non è sapienza "to; sofo;n  d  j ouj  sofiva" (Baccanti , v. 395). Questo è Euripide che contrappone al sapere neutro la sapienza femminile, produttiva, generatrice di vita. 
I  volti senza espressione, le maschere scolorite, di questi tecnocrati  dalla diligenza oscura e maligna fanno venire in mente i cattivi educatori rappresentati da Aristofane nelle Nuvole
Fidippide, il ragazzo mandato a quella scuola dal padre Strepsiade, perché vi impari a non pagare i debiti, in un primo tempo  rifiuta quei  maestri lazzaroni  anche per il loro colore giallastro, malsano:" puah! quei furfanti,  ho capito. Tu dici quei ciarlatani, quelle facce pallide ( vv. 102-103)  
Hermann Hesse un grande autore tedesco ed europeo, ebbe a scrivere: “Io, che in genere amo così fervidamente tutto ciò che è nuovo e rivoluzionario, in questo sono senz'altro retrivo, e dai ceti colti pretendo un certo idealismo, una certa disposizione a discutere e a capire del tutto indipendentemente da ogni
vantaggio materiale, insomma un resto di umanesimo."[8].
personaggi dimentichi dell’umanesimo, anche se sono baroni dell’Università, non sono persone colte, poiché queste non possono ignorare la solidarietà tra tutti gli uomini.
Marco Aurelio, imperatore [9]  e filosofo, scrive: noi siamo nati per darci aiuto reciproco ("pro;"
sunergivan"), come i piedi, le mani, le palpebre, come le due file dei denti. Dunque l'agire  uno a danno dell'altro è cosa contro natura ("to; ou\n ajntipravssein ajllhvloi" para; fuvsin") [10].
Questa idea  di humanitas che qui in Italia
risale al circolo scipionico  è stata e
sarà ripresa nei secoli dei secoli in ogni parte d’Europa: in Devotions upon Emergent Occasion   John Donne [11]
per esempio  scrive:" Nessun uomo è un'isola conclusa in sé;
ogni uomo è una parte del Continente, una parte del tutto. Se il mare spazza
via una zolla, l'Europa ne è diminuita, come ne fosse stato spazzato via un
promontorio..la morte di qualsiasi uomo mi diminuisce, perché io appartengo
all'umanità, e quindi non mandare mai a chiedere per chi suona la campana ("for whom the bell tolls " [12]);
suona per te.
Io spero che la campana sia già suonata per l’ultima volta sul governo di certi tecnici del tutto incapaci e privi di  politikh; tevcnh, di arte politica che deve essere fondata sul rispetto e sulla giustizia.
Senza questi valori, ricorda e ammonisce Platone nel Protagora,  gli umani si disperdevano e perivano: allora Zeus, temendo l'annientamento della nostra specie, mandò Ermes a portare tra gli uomini rispetto e giustizia perché costituissero gli ordini delle città: "Ermh'n pevmpei a[gonta eij" ajnqrwvpou" aijdw' te kai; divkhn, i{n ei\en povlewn kovsmoi" (322c).  
Parlano di economia costoro, si presentano quali uomini economicamente stilizzati, ma sono dei dissipatori poiché penalizzano la scuola, la cultura, e sperperano lo spirito.
La faccia anemica, sepolcrale di Monti, il suo rauco ringhio da cane invecchiato alla catena, hanno cercato di farci paura  con la storia del baratro nel quale stavamo cadendo, dal quale ci avrebbe salvati.
Stazio nella Tebaide scrive: “ “nil falsum trepidis” (VII, 131), nulla è falso per chi è spaventato, ed è quindi disposto a credere a tutto.
La paura dunque è funzionale al potere. Joachim Fest riporta queste parole di Hitler: “La gente ha bisogno della paura risanatrice. La gente vuole temere qualcosa, pretende che la si intimidisca e che ci sia qualcuno cui assoggettarsi tremando. Non avete forse constatato voi stessi, con i vostri occhi, che dopo lo scontro nei locali pubblici, sono proprio quelli che le hanno buscate i primi a chiedere di entrare nel partito? Cosa sono dunque queste chiacchiere sulla crudeltà, e perché vi scaldate tanto per un atto di violenza? E’ proprio quello che la massa vuole. La massa pretende qualcosa che le faccia orrore”[13].
Infatti: le torri gemelle hanno potenziato la cricca di Bush e in Italia la crisi economica ha offerto occasioni a chi vuole soffocare la democrazia.
Dobbiamo acciuffare l’occasione di ripristinarla, prenderla per il ciuffo, poiché l’occasione, come si sa, è calva di dietro e la vita umana è breve, non è una pedina che, dopo una mossa sbagliata, si possa rimettere
in gioco. 
Giovanni Ghiselli g.ghiselli@tin.it

Note:
[1] Manifesto del partito comunista  di Marx-Engels, p. 59.
[2] J. K. Huysmans, Controcorrente (del 1884) p. 218.
[3] Pindaro nell’ Olimpica IX afferma che diffamare gli dei è odiosa sapienza (tov ge loidorh'sai qeouv"-ejcqra; sofiva, vv. 37-38),
[4] Matteo, 21, 12.
[5] Ep. Ad Conrinthios, I, 13, 1.
[6] Ad Corinthios, I, 13, 13.
[7] Heautontimorumenos  ,77. 
[8] H. Hesse, La Cura , (del 1925), p. 27.
[9] 161-180.
[10] Ricordi , II, 1
[11] 1572-1631
[12] E', notoriamente, il titolo di un romanzo di Hemingway, 1940
[13] Hitler, Una biografia, p. 214.

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