NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

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giovedì 3 gennaio 2013

Silenziare e tagliare le ali - di Giovanni Ghiselli

Educatori sono in modi diversi i genitori, i  professori, gli scrittori e anche i leader politici che dovrebbero guidare sulla via retta un popolo intero.
Ebbene la gioia dell’educatore è suscitare energie morali e
mentali, accrescere le capacità linguistiche dei discepoli e dare loro  facoltà di esprimersi in maniera libera.
Il maestro è felice quando vede che ai suoi discepoli crescono le ali e quando constata che gli allievi sono in grado di impiegare le capacità critiche che hanno imparato da lui, anche contro di lui. L’educatore mentre insegna, vuole imparare dai suoi studenti e dunque li ascolta con attenzione. Si ripaga male un maestro, se si rimane sempre suoi scolari.

Se dalla categoria educativa passiamo a quella politica, il principio primo della democrazia è la libertà di
parola. Senza questa, il potere del cosiddetto popolo sovrano è inesistente. Di fatto il regime, anche se si chiama democrazia, è una tirannide camuffata. I Greci dell’Atene classica usavano il termine parresia per significare la libertà di parola e nello stesso tempo la libertà di pensare, di agire, insomma di vivere da uomo libero.
Vediamo un paio di testimonianze, poiché le affermazioni serie, non da bar o da circo,  devono essere documentate. 
In greco libertà di parola si dice  parrhsiva  (da pa`~ e rJhtov~), e significa   la possibilità che tutto sia
dicibile da ciascuno di noi. Ebbene parresía può essere indicata come parola chiave della democrazia a partire dallo Ione[1] di Euripide dove il protagonista esprime il desiderio di ereditare da una madre
ateniese questa facoltà, recandosi da Delfi ad Atene, poiché lo straniero che piomba in quella città, anche se a parole diventa cittadino, ha schiava la bocca senza la libertà di parola ( vv. 674-675).
Analogo concetto si trova nelle Fenicie [2] quando  Polinice, bandito da Tebe dal fratello Eteocle, risponde alla madre sulla cosa più odiosa per l'esule:"una soprattutto, che non ha libertà di parola” (v. 391),.
Infatti, conferma Giocasta, è cosa da schiavo non dire quello che si pensa. Ma questa parola non è monopolio degli Ateniesi né dei Greci
Parresìa 
compare decine di volte nel greco del Nuovo Testamento.
Ne riporto una occorrenza dal Vangelo di Giovanni: quando il sommo sacerdote interrogò Gesù sui
suoi discepoli e sulla sua dottrina, Cristo rispose: “ io ho parlato al mondo apertamente ( con parresìa appunto) e ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di
nascosto”  (18, 20)
Su questa parola chiave gioca Victor Hugo quando riporta queste frasi “ingenuamente sublimi” scritte da padre Du Breul nel sedicesimo secolo: “Sono parigino di nascita e parresiano di lingua, giacché parresìa
in greco significa libertà di parola della quale feci uso anche verso i monsignori cardinali”[3].
Non vedete scritto nulla che non sia testimoniato.
E’ testimoniato anche l’ideale educativo del dotare di ali i propri discepoli: “io ti ho dato le ali per volare sul mare infinito e per sollevarti sulla terra tutta”  scrive Teognide, un poeta del VI sec. a. C., rivolgendosi al suo pupillo Cirno.
Ma ora, con volo pindarico, veniamo al presente. Oggi il signor Mario Monti, presidente del consiglio dimissionario e aspirante premier per i prossimi anni, ha suggerito al segretario del PD Bersani di “silenziare”
la parte sinistra del suo partito, e a tutti gli altri di tagliare le ali estreme dello schieramento. E’ un professore, un educatore, un uomo politico, un cristiano costui?
oJ e{{cwn w\ta ajkouevtw[4], qui habet aures,
audiat, chi ha orecchi ascolti, e capisca.
Giovanni Ghiselli  g.ghiselli@tin.it


[1] Del 411 a. C .
[2] Rappresentata poco tempo dopo lo Ione. Tratta la guerra dei Sette contro Tebe.
[3] Notre-Dame de Paris, p. 38.
[4] Matteo, 13, 9.

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