lunedì 29 luglio 2013

Le parole sante di Papa Francesco

Papa Bergoglio ha parlato di recente in Brasile dicendo parole sante.
Voglio riportarne alcune e commentarle per fare, nel mio piccolo, da cassa di risonanza ai miei  lettori  che stanno tornando dalle vacanze e si avvicinano ai fatidici centomila.
“Il futuro esige da noi una visione umanista dell’economia”, ha detto l’onesto Francesco. Onesto e caro perché visione umanista significa “piena di amore per gli uomini, favorevole all’umanità”.
 Un’idea non umanista, quella del capitalismo sregolato, è infatti antiumana.
Non vedere il mondo umanisticamente, significa mettere al primo posto il denaro, il pil, il consumo, il profitto. Vuol dire disprezzare la scuola, la cultura, la paideia, ossia l’ educazione che non è imparaticcio a memoria di date di battaglie con tanto di sbudellamenti , o almeno non solo, non soprattutto questo, ma è innanzitutto rispetto per la vita umana. Quel rispetto che manca quando un macchinista  per u{bri~,  per demente, scellerata arroganza, lancia   un treno pieno di vite a una velocità non consentita, o, quando una compagnia di trasporti non controlla la sicurezza dei suoi veicoli  in modo da escludere che possano finire in fondo a dei  burroni provocando decine di morti. Senza questo tipo di educazione non funziona più niente. Molti uomini con mente folle  sono usciti dall’umano.

Ma torniamo  all’ottimo Bergoglio, al buon Francesco. Il Pontefice auspica “una politica che realizzi sempre più e meglio la partecipazione della gente, eviti gli elitarismi e sradichi la povertà”.
Perché possa partecipare, la gente deve essere informata. Qui a Bologna si sta per commemorare, ancora una volta la strage della stazione. Tutti gli anni una commemorazione retorica, ipocrita, peggio che inutile finché collabora a nascondere la verità a non svelare chi ha commesso, chi ha finanziato, chi ha organizzato questa strage e tutte le altre, a partire da Portella della ginestra in avanti. Il segreto di Stato va tolto. Io so, come sapeva Pasolini, ma come lui non ho le prove, e ho pure un poco di paura.
Gli elitarismi sono attizzati dalla pubblicità che raccomanda cose, località, residenze “esclusive”. Un tale obbrobrio andrebbe vietato. Escludere è peccato, ha ragione il Papa. Un uomo umano si vergogna di escludere gli altri, soprattutto se si tratta di escluderli  con il criterio del denaro.
 La povertà va eliminata come sofferenza per i poveri e come colpa e vergogna per i ricchi.
Ancora Francesco: “A volte sembra che, per alcuni, i rapporti umani siano regolati da “dogmi” moderni: efficienza e pragmatismo. Abbiate il coraggio di andare controcorrente. Essere servitori della comunione e della cultura dell’incontro!”
E’ la mancanza di educazione che porta a seguire i dogmi, ossia i luoghi comuni. I più diffusi sono quelli della pubblicità, la corruttrice  che insegna l’egoismo, il disprezzo della spiritualità, la reificazione con la mercificazione dell’uomo e della donna.
Tutto questo andrebbe abolito.
Quanto alla cultura dell’incontro, questa non è possibile se gli uomini non hanno idee, non hanno parole, non provano sentimenti di simpatia per la vita. Notate quanto è difficile e raro vedere dei giovani che parlano guardandosi in faccia, che si corteggiano, che si accarezzano! Il più delle volte sono chini sulle loro macchinette, tutte brutte allo stesso modo, tutti uguali anche loro, ma ciascuno isolato e chiuso in se stesso.
Bergoglio auspica il dialogo. Per dialogare è necessario il lovgo~, come  patrimonio lessicale e mentale, poi ci vuole interesse, sollecitudine e simpatia per il prossimo e per la natura. Invece l’interesse dei più viene indirizzato prima di tutto al profitto e al consumo vorace. Gli economisti “accreditati”, autorizzati soltanto dalla visibilità loro astutamente concessa, invocano come toccasana la continua crescita dei consumi, quando anche uno digiuno di economia come me, capisce che tale aumento non può essere illimitato. E le persone dotate di mente e di cuore sanno che siffatto sviluppo incapace di progresso etico, anzi fautore di regresso morale, non può dare la felicità.
Il Papa elogia anche la lentezza contro la frenesia e la furia della fretta.
Penso all’automobilista che getta sotto le ruote il pedone che gli “fa perdere tempo”, al pilota frenetico  che, novello Caronte,  batte a abbatte con la motocicletta chiunque s’adagia, cioè osa procedere adagio sulle strisce, magari su una carrozzella, o tastando il terreno con un bastone.  Penso anche al ciccione che si butta sul cibo ancora prima di trovarsi seduto.
“Recuperiamo, cari fratelli, la calma di saper accorciare il passo”.
Infatti: c’è un tempo per le gare di corsa e non biasimo chi le vince, anzi lo elogio, ma ci deve essere anche un tempo per osservare, contemplare, riflettere.
E’ proprio di questo che ha paura la persona male educata dalla pubblicità, dalla televisione, dalla casta dei politici e da quella dei gazzettieri asserviti.  
Hanno paura di guardarsi dentro. Non vogliono vedere il loro vuoto, la propria desolante miseria interiore.
Non mollare, Francesco, non mollare. Hai ragione: facciamo casino!


Giovanni Ghiselli     

2 commenti:

  1. Sono assolutamente d'accordo e condivido l'entusiasmo perchè da tanto non si sentiva una voce fuori dal coro come quella di Papa Francesco...voglio solo dire una parola a difesa DEI RAGAZZI GIOVANI , se sono così è perché c'è stata una somma di errori proprio nell'aspetto educativo e si può e si deve recuperare. Io nei giovani credo tanto. Credo che in loro si rilevi l'intero cosmo...nel bello e nel brutto ,nel buono e nel cattivo. Allora forza ai grandi educatori come Papa Francesco , ma anche come il professor Ghiselli: evviva! Gio

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  2. Siamo Giovanna e Morena, il tuo articolo ci piace e ci fa pensare...anche noi pensiamo che dietro le stragi ci siano complotti tutti da svelare e che Emanuela Orlandi e Pasolini siano due martiri . C'è una presenza mafiosa che si frappone fra il cittadino e la verità ; la mafia statalizzata della nostra classe politica.Ci vuole più amore e più verità . Condividiamo tutto l'articolo e lo apprezziamo.
    Giovanna e Morena

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