sabato 13 luglio 2013

Il discorso della sedicenne Malala alle Nazioni Unite



La ragazzina sedicenne Malala nella sua semplicità priva di fronzoli, e con l’esperienza del dolore che l’ha resa molto per tempo cosciente dei difetti e dei mali del mondo, ha tenuto un discorso che indica ai potenti della terra, spesso sordi ai bisogni della gente siccome attenti solo ai propri, quale può e deve essere la panacea, il rimedio universale di tanti mali: la diffusione globale dell’istruzione.
 Ora tutto è “globalizzato”, come si dice, tutto, tranne l’istruzione.
 Perciò il mondo è rimasto un “globo di continenti peccaminosi”[1].
Ma sentiamo alcune verità svelate dalla ragazzina la quale ha esordito dicendo di non parlare per se stessa e di non essere sola: “Ci sono centinaia di attivisti e di assistenti sociali che non soltanto richiedono il rispetto dei diritti umani, ma lottano anche per assicurare istruzione a tutto il mondo, per raggiungere i loro obiettivi di istruzione, pace, uguaglianza”.

Richieste che vanno sempre ricordate e ripetute spesso, come una preghiera. Battaglie incruente che devono essere sempre incoraggiate.
Qui in Italia aveva nobilmente lottato per l’istruzione ai poveri  Don Lorenzo Milani con la Lettera a una professoressa, un libro fu un avviamento di  liberazione mentale per noi giovani insegnanti dell’epoca: “In Africa, in Asia, nell’America latina, nel mezzogiorno, in montagna, nei campi, perfino nelle grandi città, milioni di ragazzi aspettato d’essere fatti eguali. Timidi come me, cretini come Sandro, svogliati come Gianni. Il meglio dell’umanità” (p. 80).

La ragazzina pakistana insiste molto su due fattori necessari per arrivare alla serenità globale, alla pace nel mondo: l’uguaglianza e l’istruzione.
Lo abbiamo scritto più di una volta in questo blog: la violenza è un parto mostruoso dell’ignoranza. Chi è in grado di parlare per manifestare e chiarire i propri sentimenti, anche quelli cattivi, non ricorre alla violenza.
La carenza di parole invece porta spesso all’urlo, allo schiaffo, al pugno e anche peggio. Anche il tanto e giustamente esecrato femminicidio è un mostro figlio dell’ignoranza. Allora si seguiti pure a esecrarlo, ma nello stesso tempo si educhi la gente, si diano a tutti le medesime opportunità di scuola e di educazione. Pure la televisione potrebbe contribuire se fosse diversa da come stupidamente e volgarmente, talora criminalmente è.
Quando le disuguaglianze tra uomo e uomo e tra le loro qualità della vita, le loro possibilità di sviluppo mentale,  sono colossali, lo svantaggiato in partenza, lo sarà certamente anche all’arrivo e chi deve impiegare tutto il suo tempo per procurarsi il cibo non ha la facoltà di istruirsi. 

In una tragedia di Euripide, le Supplici, un personaggio al servizio del despota di Tebe e, quindi fautore della tirannide, polemizza con Teseo, il quale invece propugna la libertà e l’uguaglianza  della democrazia.
L’araldo del tiranno dice che  il governo di un solo uomo non è male: infatti esclude i demagoghi sobillatori della folla ignorante.
Questa, aggiunge il tebano, non è capace di giudicare e distinguere poiché chi deve lavorare  non ha tempo né per imparare né per dedicarsi alle faccende pubbliche: "oJ ga;r crovno" mavqhsin ajnti; tou' tavcou" / kreivssw divdwsi" (vv. 419-420), è infatti il tempo che dà un sapere più forte invece della fretta.
Il contadino che si affatica con la terra (gapovno~, v. 420) ed è povero, anche nel caso che non fosse ignorante, a causa del lavoro non può prendere in considerazione gli affari pubblici.
Noi commentiamo queste parole dicendo che quanti non possono andare a scuola hanno molte probabilità di rimanere ignoranti e aggiungiamo che se la scuola non funziona o funziona male, il rischio dell’ignoranza riguarda tutti, tranne i pochi privilegiati che possono permettersi scuole eccellenti, e molto care. Nel senso di costose e inarrivabili per i più.
Ed è l’ignoranza, non mi stancherò mai di ripeterlo, che genera violenza.
Ma sentiamo ancora questo miracolo di ragazzina che ha imparato a comprendere dal proprio dolore oltre che dai libri: “Cari fratelli e sorelle, io non sono contro nessuno. Non sono qui a parlare in termini di vendetta personale contro i Taliban o qualsiasi altro gruppo terrorista. Sono qui a parlare  in favore del diritto all’istruzione di ogni bambino. Io voglio che tutti i figli e le figlie degli estremisti, soprattutto Taliban, ricevano un’istruzione. Non odio nemmeno il Taliban che mi ha sparato. Anche se avessi una pistola in mano ed egli mi stesse davanti e stesse per spararmi, io non sparerei. Questa è la compassione che ho appreso da Mohamed, il profeta misericordioso, da Gesù Cristo e da Buddha”. 
Questo insegnamento va messo davanti ai tartufi che si proclamano islamici o cristiani o buddisti, eppure predicano e praticano la violenza, o per lo meno la approvano e la giustificano. Costoro dovrebbero essere denunciati e puniti come persone false e bugiarde, come  apostati e diffamatori del credo che professano.
L’ arma da usare contro gli estremisti dunque, la più efficace è l’istruzione. 
L’adolescente pakistana lo ha capito benissimo: “In Pakistan noi ci siamo resi conto dell’importanza dei libri e delle penne quando abbiamo visto le armi. I saggi dicevano che la penna uccide più della spada, ed è vero. Gli estremisti avevano e hanno paura dell’istruzione, dei libri e delle penne…Perché hanno avuto e hanno paura del cambiamento, dell’uguaglianza che essa porterebbe nella nostra società… I Taliban hanno paura dei libri perché non sanno che cosa c’è scritto dentro”.

La penna, se uccide, lo fa solo metaforicamente. L’ignoranza invece ammazza davvero. E non solo con la spada. Uccide anche con l’incapacità che ne deriva, in varie forme. Pensate a un medico che non sa operare, a un pilota comandante che non sa guidare un aereo o una nave.
Herman Hesse  ha scritto: "Quando il pensiero non è puro e vigile, quando la venerazione dello spirito non è più valida, anche le navi e le automobili incominciano presto a non funzionare, anche il regolo calcolatore dell'ingegnere e la matematica delle banche e della borsa vacillano per mancanza di valore e di autorità, e si cade nel caos”[2] 

Concludo lasciando la parola a Malala che non ha minor valore di quella dei classici sui quali mi sono formato: “Cari fratelli e sorelle vogliamo scuole, vogliamo istruzione per tutti i bambini… Cari fratelli e sorelle, non dobbiamo dimenticare che milioni di persone soffrono per ignoranza, povertà e ingiustizia. Non dobbiamo dimenticare che milioni di persone non hanno scuole. Lasciateci ingaggiare dunque una lotta globale contro l’analfabetismo, la povertà e il terrorismo e lasciateci prendere in mano i libri e le penne. Queste sono le nostre armi più potenti. Un bambino, un maestro, una penna e un libro possono fare la differenza e cambiare il mondo. L’istruzione è la sola soluzione ai mali del mondo. L’istruzione potrà salvare il mondo”.
Cara ragazzina, queste cose le avevo dette e scritte in diversi articoli precedenti, ma tu le hai vissute, poi le hai pensate e  dette molto meglio di me.
Carissima creatura, se avessi una figlia, la educherei a diventare come sei  tu.
Intanto ti indico come modello ai miei 77623 lettori

Giovanni Ghiselli



[1] Cfr. Shakespeare, Enrico IV, “globe of sinful continents”, II, 4.
[2] H. Hesse, Il giuoco delle perle di vetro, p. 33

1 commento:

errata corrige

Me lo facciano sapere.