martedì 11 febbraio 2014

La scuola corrotta nel paese guasto - Undicesimo capitolo

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La gita del primo maggio. Il floscio padre di famiglia.
Sofocle 
Contro la  pubblicità.

Il primo maggio andammo a Firenze per cambiare aria e vedere i bronzi di Riace. Quando arrivammo però la sala dell'esposizione era già chiusa. Ci eravamo attardati per strada. Durante il viaggio Ifigenia parlò poco: disse che le donne generalmente vengono considerate esseri inferiori dai maschi poiché questi, per tutta la vita, ammirano il padre e lo imitano quale modello supremo, anche quando è un paradigma di stupidità.
"Floscio padre di famiglia "[1], mi venne in mente.
“I pochi uomini liberi e capaci di pensare con la propria Testa”, continuò la ragazza, “sono quelli cresciuti senza l'ombra cupa e opprimente della figura paterna. Piero della Francesca, Leonardo, Mosé, Romolo, Ciro e altri del genere. L'eroe spesso è un ragazzo sopravvissuto alla malevolenza di un consanguineo adulto”. Questa fu l'unica osservazione, se vogliamo interessante, sebbene già sentita da Freud, comunque proprio la sola che Ifigenia fece nell'intera giornata. Tanto che la sera pensai:"colei sciocca del tutto non è, ma tanto meno è generosa".
A Firenze non disse parola, e lungo la via del ritorno, su e giù per la ripida Futa, leggeva giuliva le parole scritte nei cartelloni pubblicitari piantati sui margini fioriti della strada tortuosa. Parlava con voce affettata. Oramai non voleva più apparire diversa da quella che era: una commediante, anzi una guitta pubblicitaria. Per non riceverne troppo dolore, decisi di sganciarmi da quella situazione penosa fissando l'attenzione su qualche cosa di bello, di interessante, di lontano da lei. Mi vennero in mente alcuni versi dell'Antigone che stavo ritraducendo per il suo esame di recitazione.
Era un altro compito che mi ero fatto assegnare: mi aveva motivato con una lusinga, dicendo che solo io sapevo tradurre i tragici greci in maniera da renderli vivi e recitabili. Quel pomeriggio però la ragazza gracchiava, del tutto ignara dell'eroica fanciulla di Sofocle. Continuava ad assordarmi con ripetute letture enfatiche di scritte come"bevete Coca Cola "  e altre schifezze del genere. Io, per difendermi, utilizzavo alcuni versi del mio autore che lì per lì mi aiutava a isolarmi dall'istriona strepitante nel vuoto, e mi incoraggiava a intraprendere la via della solitudine per scrivere questo romanzo. Lettore, voglio proporre anche a te alcuni versi del poeta di Edipo, siccome penso che costituiscano un antidoto al veleno della pubblicità sempre presente nella vita di tutti, e assimilati, possano diventare una forza capace di aiutare la tua parte migliore. I versi 29 e 30 dunque dicono:
"lasciarlo senza
lacrime, senza sepolcro, dolce tesoro/
per gli uccelli che lo
fissano in vista del piacere del pasto "[2].

“Tali, pensavo, “quali avvoltoi, sono i malevoli verso lo spirito umano, quelli che aspettano un suo indebolimento per abolirlo e inghiottire i cadaveri degli uomini mentalmente accecati. Costei mira a renderti malato e spregevole; stai attento perché se ci riesce, dopo si sentirà giustificata del successivo annientamento con il quale ha deciso di fartela pagare. Infatti neanche tu sei incolpevole. Ma sei addolorato e vuoi rimediare; questa invece vuole distruggere l'immagine e la sostanza umana che cerchi di costruire in entrambi.
Dopo avere compiuto un’illegalità santa "[3], ricordai.
 "Quando agisco contro la stupidità, l'ipocrisia o la violenza degli uomini, pur se questi hanno la preponderanza materiale o l'iniquità legale per soverchiarmi, faccio comunque qualcosa di buono ed esemplare per l'anima dei giovani desiderosi del bene. Devo avere il coraggio di continuare, anche da solo, a onorare Dio e la Giustizia contro i luoghi comuni empi dei più: questa, che adesso recita gli imperativi subdoli o perentori dei venditori astuti, in due anni e mezzo mi ha isolato da tutti, e ora mi sta respingendo lontano da sé.
.
"Poiché è più lungo il tempo nel quale devo piacere ai morti che
ai vivi "[4], continua il poeta.
 "In effetti, piacere alla gente usuale, ai presunti vivi che mi giudicano stolto e cattivo per il fatto che studio i classici, mi piace educare gli adolescenti, amo il sole e la vita, non mi interessa", pensai.
Intanto Ifigenia non si lasciava sfuggire nessuna delle scritte che vedeva lungo la strada: le declamava tutte a squarciagola credendo di recitarle con arte. Io continuavo ad amare l'eroica ragazza di Sofocle, considerandola l'antitesi della disgraziata fanciulla che pure, soltanto due anni prima aspirava alla giustizia e alla bellezza anche lei, povera creatura.
"Hai il cuore caldo per dei cadaveri gelati "[5].

"Sì, se costei continuerà a gelarmi l'anima comportandosi in maniera tanto ingenerosa e abbietta, dovrò scaldarmi  scrivendo la storia degli amori remoti e sepolti, il cui ricordo però attizza il calore del cuore, altrimenti agghiacciato da questa istriona da strapazzo, vile mima della pubblicità".
"Ma so di essere gradita a quelli cui soprattutto bisogna che io
piaccia "[6].

"Ecco la sintesi del mio atteggiamento, anzi della mia essenza di uomo diverso. Anche io devo trovare il coraggio di non frequentare i cretini, i disonesti, e la fierezza di piacere soltanto ai buoni intelligenti".
Intanto eravamo arrivati alla periferia di Bologna.
"Se pure ce la farai, ma sei innamorata dell'impossibile "[7].

"Devo incontrarne una buona, generosa, leale, oppure stare solo.
Comunque basta di questa. Ce n'è stata abbastanza di commedia e di pubblicità". Ifigenia era simile al nulla. Voleva diventare una nuova Ingrid Bergman. " Tutt'al più come Solvi Stuzing può diventare". Era una tedescona bionda e formosa negli anni Sessanta. Diceva:"Bevi Peroni, sarò la tua birra". Ifigenia era bruna, ma si stava avviando verso esiti altrettanto insulsi.
"totum illud formosa nego: nam nulla venustas,/ nulla in tam
magno est corpore mica salis "[8].

"E sì che le ho insegnato tante cose nobili, compresa la poesia di Sofocle che sto traducendo per aiutarla.
 Invece di rifletterci sopra, imparerà  a memoria la mia traduzione. Oramai è cieca e sorda alla bellezza e all'eroismo. E non è più colpa mia. Da novembre in avanti, sono stato buono, fedele e giusto con lei"[9].

Finamente arrivammo a casa sua dove ci separammo. Così andò il triste primo maggio del 1981.

Giovanni Ghiselli

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[1] Cfr. J. Joyce, Ulisse, trad. it. Mondadori, Milano, 1975, p. 119. Leopold Bloom
mentre fa il bagno" vedeva gli scuri riccioli arruffati del pube fluttuanti,
fluttuante chioma della corrente attorno al floscio padre di famiglia, languido
fiore fiottante".

[2] eja'n d j a[klauton, a[tafon, oijwnoi'" gluku;n-qhsauro;n eijsorw'si pro;" cavrin
bora'"

[3] o{sia panourghvsas j, v. 74.

[4] ejpei; pleivwn crovno"-o{n dei' m j ajrevskein toi'" kavtw tw'n ejnqavde.
Antigone,
vv.74-75.

[5] qermh;n ejpi; yucroi'si kardivan e[cei".", 
Antigone, v.88.

[6] ajll joi\d j ajrevskous j oi|" mavlisq j aJdei'n me crhv
Antigone, v.89.

[7] eij kai; dunhvsh/ g j ajll j ajmhcavnwn ejra/'"
" Antigone, v.90. Compilando queste
note mi accorgo che dai versi citati manca il 523 quello più significativo
dell'amore umanistico di cui infatti ero carente:"
ou[toi sunevcqein, ajlla;
sumfilei'n e[fun
", non sono fatta per condividere l'odio, ma l'amore.

[8] Catullo, 86, vv.3-4, quel "bella" nel complesso lo nego: infatti non c'è
grazia,/non c'è in un corpo tanto grande un granello di sale.

[9] Cfr. Shakespeare, Giulio Cesare, III, 2:"He was my friend, faithful and just to
me", egli era mio amico, fedele e giusto verso di me.

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