venerdì 7 febbraio 2014

La scuola corrotta nel paese guasto. X capitolo



La censura del preside Tanghero. La risposta "europeista" che lo mette a tacere. Visione della società all'inizio degli anni Ottanta. "Corrumpere et corrumpi saeculum vocatur" [1] . 

Il ventitré aprile il preside Tanghero mi fece avere una nota minacciosa. Diceva che io non ero al ginnasio per insegnare cultura generale, ma italiano, latino, greco, storia e geografia. Gli risposi per iscritto che il mio metodo educativo fa vedere e fa capire che la nostra cultura è tenuta viva dalla corrente sanguigna[2] della civiltà greco-latina, ed è proprio l'antitesi dell'insegnamento generico.
Le mie lezioni, continuavo, sono fondate su un lungo studio di autori che poi vengono spiegati a scuola e inquadrati nella letteratura europea la quale, da Omero in avanti, ha un'esistenza simultanea: il poeta sovrano infatti è presente in Virgilio e questo in Dante, Euripide in Seneca il quale rivive in Shakespeare insieme con Plutarco, Petronio è presente in Eliot, e così via, nell'ambito di una grande unità intellettuale[3] che certamente sfugge a chi basa le sue lezioni sull'apprendimento mnemonico dei manuali, o addirittura li legge in classe, come i professori che piacevano tanto a lui.
In tale maniera replicai alla sua accusa, ispirata dai rumores dei colleghi, ed egli, come Cerbero tacque. Ma dal suo silenzio, e forse addirittura consenso, io non trassi conforto, poiché vedevo e prevedevo che la massa dei giovani si stava imbarbarendo, ossia non voleva acquisire la capacità umana del lovgo".

Oramai i ragazzi erano in massima parte rimbecilliti e traviati dalla pubblicità di un regime tanto ignorante quanto ladro e spudorato. Caduto ogni ideale tranne quello del successo a qualsiasi prezzo, agli studenti non importava più un fico della cultura considerata ininfluente per la carriera, in una società governata da farabutti che riservavano i posti migliori ai loro protetti. Tutto era lottizzato da bande di gangster circondati da schiere di cortigiane, adulatori e lenoni. Capacità, competenza, profondità di pensiero, precisione e finezza di eloquio, erano malfamati e derisi tanto dai nuovi padroni quanto dal volgo servile. Con Aldo Moro era stata assassinata una razza colta e antica. Mi sentivo stanco di studiare e insegnare in un ambiente dove la mia diversità dall'uomo medio che aspirava a fare denaro per trarne piacere, creava risentimento oramai non soltanto nel bestiame dei colleghi peggiori e del preside Tanghero, ma anche in alcuni ragazzi che, pur senza
avermi sentito parlare, prestavano orecchio a chi sparlava di me. I miei ginnasiali mi difendevano, ma si trovavano isolati o addirittura colpevolizzati dall'ambiente scolastico, e anche loro erano esausti dopo diversi mesi di quella lotta perdente già in partenza. Era sicuro solo il fatto che, passati ad altri insegnanti, sarebbero stati puniti per avermi ascoltato: io parlavo male del regime dell’ignoranza, e combattevo in favore dell'educazione, della cultura, pur sapendo che era  rischioso andare controcorrente, nuotare contro le onde della società che si involgariva sempre di più. Provavo uno scoramento che si ripercuoteva nel rapporto con Ifigenia la quale non faceva niente per aiutarmi; anzi, questa mia stravaganza le dava fastidio. Eppure era stata lei, due anni prima, a infondermi il santo coraggio di essere me stesso a qualsiasi costo, al di fuori dell'orda idolatra dei rozzi materialisti integrali. Ma allora tale opposizione alla maggioranza non era del tutto uscita di moda. Gli anni Ottanta avevano portato i cattivi costumi del prevaricare appena possibile, della raccomandazione che scavalca la capacità, della falsità, del raggiro che paga, del corrompere ed essere corrotto. Ifigenia stava per cadere nel vortice di questo sistema iniquo e inefficiente che avrebbe trascinato alla rovina tanti giovani poco intelligenti e assai disonesti. Vedevo molti adolescenti comportarsi quali scimmie della pubblicità, o dei genitori cui premeva soltanto il denaro. Erano pochi oramai quelli che aspiravano al Bene e al Bello. I più si aggiravano in mezzo alle tenebre nella prateria dell'errore dove si trovano odio, morbi raccapriccianti e putredine[4].

giovanni ghiselli

P. S.
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Pochi giorni fa h aperto anche un twitter
Dal primo marzo terrò lezione all’Università Primo Levi.


[1] Tacito, Germania, 19. Corrompere ed essere corrotti è chiamata moda.
[2] Cfr. T. S. Eliot, Che cos'è un classico? trad. it. Bompiani, Milano, 1986 nel volume T. S. Eliot, Opere, p.975: "il latino e il greco costituiscono la corrente sanguigna della letteratura europea".
[3] Cfr. E. R. Curtius, Letteratura europea e Medio evo latino, trad. it. La Nuova Italia, Firenze, 1992, p.22.
[4] Cfr. Empedocle, Poema lustrale, 109.

1 commento:

  1. Attualmente la situazione culturale sembra addirittura peggiore nei ragazzi giovani .La mancanza di selezione ne è la prima causa. Per portare avanti tutti lasciamo indietro anche e ,soprattutto ,i bravi. La canaglia interrompe continuamente le lezioni e noi maestri dobbiamo capitolare,per fortuna vi sono ancora allievi decorosi ,intelligenti e impegnati.Alzare il livello delle lezioni è faticoso perché i genitori vanno in crisi e temono che i loro figli si stanchino troppo. Non bisogna mai demordere e , a volte,vale la pena di insegnare anche per quell'unico allievo che può elevarsi e fare della propria esistenza arte e poesia. Come hai fatto tu. Giovanna

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