mercoledì 10 luglio 2013

Papa Francesco e il risorgimento dell’umanesimo.



In qualità di “scudiero dei classici”, sono felice di vedere come alcuni valori dell’umanesimo europeo che temevo confinati ai miei desideri e a quelli di pochi altri nostalgici messi in soffitta dalla modernità, sono tornati a vivere e a fiorire nelle parole di Bergoglio, un grande Papa e un grande uomo.
Il pontefice ricorda a noi umani la fratellanza che ci lega tutti gli uni agli altri, in quanto tutti figli di Dio, o Zeus o Giove, chiunque Egli sia [1].
Francesco ha tolto il velo dell’ignoranza che  nascondeva  questa verità la quale è infatti ajlhvqeia ossia “non latenza”
I blasfemi che  contestano la persona del Papa e le sue parole semplici, quali si addicono ai discorsi veri [2],  non sono solo bestemmiatori  del divino presente ovunque [3], ma  sono pure grossolani ignoranti  della civiltà europea e del suo umanesimo che è amore per l’umanità.

Sacrileghi sono i  confutatori e detrattori delle parole del Papa  che condanna ogni disumanità: dall’indifferenza, all’egoismo, all’avidità, alla prepotenza.
Se predicare amore per la vita è altra cosa dal governare, allora il potere di chi governa sostenendo tale dicotomia è male, è cosa malvagia.

Ma vediamo alcune testimonianze antiche di questo umanesimo che sta risorgendo nei discorsi di papa Francesco.
Le sue parole sono dichiarazioni di quella filanqrwpiva che parte dai Greci  e partorirà l'humanitas  latina. 
Cominciamo con Omero.
Nel XIV canto dell’Odissea,  Eumeo accoglie nella sua capanna Ulisse trasformato da Atena in un mendicante vecchio e molto mal messo. Il porcaio che, dunque,  non può aspettarsi niente in cambio da tale ospite, lo tratta con generosità, cortesia, premura, e afferma che si comporta in tal modo generoso poiché gli ospiti e i poveri vengono tutti da parte di Zeus (vv. 57-58), e, più avanti, perché ha timore di Zeus ospitale, e ha provato compassione (" ejleaivrwn", v. 389) per un uomo misero e  vecchio.

“La compassione che nasce nell’animo nostro alla vista di uno che soffre è un miracolo della natura, che in quel punto ci fa provare un sentimento affatto indipendente dal nostro vantaggio o piacere, e tutto relativo agli altri, senza nessuna mescolanza di noi medesimi. E perciò appunto gli uomini compassionevoli sono sì rari, e la pietà è posta, massimamente in questi tempi, fra le qualità più ragguardevoli e distintive dell’uomo sensibile e virtuoso”[4].

Il leghista Erminio Boso che dice: “Se un barcone affonda sono contento” dovrebbe provare a leggere Omero e cominciare a riflettere un poco. Credo che non abbia mai fatto l’una cosa né l’altra.

L’eterno ritorno dell’umanesimo come amore per l’umanità è la forma ritmica della storia culturale europea.

l' Antigone di Sofocle afferma il suo amore per l'umanità contro lo spietato decreto del tiranno che vuole lasciare insepolto un morto :" ou[toi sunevcqein ajlla; sumfilei'n e[fun", (v. 523), non sono nata per condividere l’odio ma l’amore.

Tale umanesimo si diffonde in età ellenistica e partorisce l'humanitas  latina che Terenzio interpreta quale interesse per l'uomo e disponibilità ad ascoltarlo. Nell’ Heautontimoroumenos, il punitore di se stesso, Menedemo,  chiede al vicino Cremete perché si occupi di fatti e persone che non lo riguardano. Allora  quella persona umana che  aveva cercato di offrirgli amicizia e gli aveva posto domande premurose per aiutarlo vedendolo in difficoltà, risponde    :"Homo sum: humani nil a me alienum puto " (v. 77), sono uomo e tutto ciò che è umano mi riguarda. 
E’ il contrario del “me ne frego” fascista, è l’ “I care” di Don Milani: “Cercasi un fine. Grande. Che non presupponga nel ragazzo null’altro che d’essere uomo. Cioè che vada bene per credenti e atei…Il fine giusto è dedicarsi al prossimo” [5].

Il potere non è sempre stato dissociato dalla filantropia.

Marco Aurelio, imperatore (161-180 d. C.)  e filosofo, scrive (Ricordi , II, 1): noi siamo nati per darci aiuto reciproco ("pro;" sunergivan"), come i piedi, le mani, le palpebre, come le due file dei denti. Dunque l'agire  uno a danno dell'altro è cosa contro natura ("to; ou\n ajntipravssein ajllhvloi" para; fuvsin").
 Questa idea  di humanitas come vedete cari lettori  è stata e sarà ripresa nei secoli dei secoli.
Faccio qualche altro esempio tratto dai moderni.
 In Devotions upon Emergent Occasion di  John Donne (1572-1631)   leggiamo:" Nessun uomo è un'isola conclusa in sé; ogni uomo è una parte del Continente, una parte del tutto. Se il mare spazza via una zolla, l'Europa ne è diminuita, come ne fosse stato spazzato via un promontorio..la morte di qualsiasi uomo mi diminuisce, perché io appartengo all'umanità, e quindi non mandare mai a chiedere per chi suona la campana("for whom the bell tolls[6] ); suona per te.

Tale umanesimo non manca negli scrittori russi.
Oblomov di Gonĉarov nega valore all'intelligenza che non comprende l'umanità:"Voi credete che il pensiero possa fare a meno del cuore. No, il pensiero è reso fecondo dall'amore. Tendete la mano all'uomo caduto per sollevarlo, o piangete lacrime amare su di lui, se egli è finito, ma non lo schernite. Amatelo, riconoscete voi stesso in lui e trattatelo nel modo in cui trattereste voi stessi" [7].
Quindi Dostoevskij:”Se avrai davanti a te gente cattiva che non vorrà ascoltarti, prosternati davanti ad essa e chiedile perdono, poiché, in verità, anche tu sei colpevole se non vogliono ascoltarti. E se non puoi farti ascoltare dagli uomini ostili, taci e servili con umiltà, senza mai perdere la speranza" [8].

So che queste belle frasi che ho citato, e fanno parte della mia etica da molto tempo, sono “fuori moda”. So bene che adesso la morale comune è quella dei liberti del Satyricon di Petronio, riassunta dello stesso Trimalchione con queste parole:" credite mihi: assem habeas, assem valeas; habes, habeberis " (77), credetemi, hai un asse, vali un asse; hai, sarai considerato.
Ma da quando Bergoglio è stato eletto Papa mi sento meno solo, e mi sento sempre più autorizzato a rispondere ai vari propugnatori del capitalismo prepotente e disumano, con le parole dette da  Antigone alla sorella Ismene che le aveva rinfacciato di “avere il cuore caldo per dei cadaveri gelati" (v. 88). Ebbene l’eroina di Sofocle, certa della sua identità,  le risponde : " ajll j oi\d  j ajrevskous j oi|" mavlisq  j aJdei'n me crhv" (Antigone, v. 89), ma so di essere gradita a quelli cui soprattutto bisogna che io piaccia.
Ora so che queste mie idee  antiquate e stravaganti  non sono confinate nel mio piccolo, arido cervello [9].
Anzi, spero che l’amore per l’umanità possa diventare un valore condiviso da molti.

Giovanni Ghiselli
  


[1] Nelle Troiane di Euripide, Ecuba  si rivolge al padre degli dèi con queste parole: “ Zeus,  chiunque mai tu sia (o{sti~ pot j ei\ suv, v. 885) difficile da conoscere, sia necessità di natura (ajnavgkh fuvseo~, v. 886), sia intelligenza dei mortali (nou`~ brotw`n)”.
[2] Nelle Fenicie di Euripide, Polinice afferma la parentela della semplicità con la giustizia e con la verità:"aJplou'" oJ mu'qo" th'" ajlhqeiva" e[fu,-kouj poikivlwn dei' ta[ndic' eJrmhneuavtwn" (vv. 469-470), il discorso della verità è semplice, e quanto è conforme a giustizia non ha bisogno di interpretazioni ricamate. Invece l' a[diko" lovgo" , il discorso ingiusto, siccome è malato dentro, ha bisogno di artifici scaltri:"nosw'n ejn auJtw'/ farmavkwn dei'tai sofw'n" (v. 472).
[3] Tutto è pieno di dèi, come pensò Talete:"Qalh'" wj/hvqh pavnta plhvrh qew'n ei\nai"(Aristotele, Sull'anima, 411a 8), e tutto viene dagli dèi.
Il popolo greco nella vita della natura avvertiva la presenza della divinità.
Ma non solo i Greci:  Virgilio  nella terza Bucolica scrive “Iovis omnia plena; ille colit terras, illi mea carmina curae” (vv. 60-61), tutto è pieno di Giove; egli coltiva le terre, a lui stanno a cuore i miei canti.
[4] Leopardi, Zibaldone, 108.
[5] Lettera a una professoressa, p. 94.
[6] E', notoriamente, il titolo di un romanzo di  Hemingway, 1940
[7] Ivan  Gonĉarov, Oblomov (del 1859), p. 53.
[8] F. Dostoevskij, I fratelli Karamazov , p. 403.
[9] Cfr. T. S. Eliot, Gerontion (v. 80): Thoughts of a dry brain in a dry season, pensieri di un arido cervello in un’arida stagione.

3 commenti:

  1. Questo Papa Francesco è una figura nobile,un grande esempio in un epoca fatta di piccoli uomini e lei,professore,è ,con le sue parole,un faro che illumina e indica la strada .Bisogna ritrovare l'umanità perduta. Speriamo che i grandi giochi di potere concedano a questa bella figura ancora spazio e vita.Mi piace leggere i suoi articoli che mi fanno capire tante cose e sono scritti con un bel linguaggio.Grazie

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  2. La linea di demarcazione non è tra la destra e la sinistra, bensì tra la centralità dell'uomo e la sua robotizzazione.

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  3. La linea di demarcazione non è tra la destra e la sinistra, bensì tra la centralità dell'uomo e la sua robotizzazione.

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