giovedì 8 agosto 2013

La morte per asfissia inflitta a Bohli Kaies, tunisino con diversi precedenti per spaccio




E’ stato perpetrato un altro crimine della serie di quelli efferati, ossia bestiali, commessi contro Stefano Cucchi e Giuseppe Uva. Questa è la volta di Bohli Kaies, tunisino di 36 anni con una moglie italiana e due bambini piccoli.  La sua morte è stata causata da asfissia provocata “da inibizione dell’espansione della gabbia toracica”, ha scritto, non senza coraggio, il medico legale Simona Delvecchio sul referto dell’autopsia. Con qualche probabilità i carabinieri che lo hanno arrestato gli hanno schiacciato il torace.
Se è andata davvero così, e, una volta compiute le indagini di accertamento, questo delitto non verrà punito, diventerà un delitto di Stato.
Sento la necessità e l’urgenza di scrivere questo, di dissociarmi ancora una volta da tali atti di violenza.
Si scrive e si parla giustamente contro il femminicidio, lo si condanna con parole sante. Contro i crimini orrendi che stroncano vite di donne insorgono con ogni ragione la casta politica e quella dei giornalisti.
 Laura Boldrini, che ha sensibilità per gli oppressi, ha fatto sentire la sua voce contro alcune prepotenze inflitte ai deboli; ebbene oggi mi aspetto che si faccia ascoltare anche, e ancora di più, in questo caso, poiché nella fattispecie c’entrano, ossia in un modo o in un altro ci sono entrate, persone pagate  dallo Stato per tutelare la vita di donne, uomini, bambine e bambini.
 Ha detto molto bene Luigi Manconi: “quando una persona italiana o straniera, innocente o colpevole, finisce nella custodia dello Stato, la sua integrità fisica e psichica diventa il bene più prezioso e più sacro”.
 Non abbastanza  invece ha detto il procuratore capo di Sanremo, Roberto Cavallone : “Al di là di quello che il soggetto ha commesso, la vita è sacra, ed è una morte di cui lo Stato deve farsi carico e deve chiedere scusa alla famiglia”.  “La vita è sacra” va benissimo; quel “soggetto”, impersonalmente burocratico,  per indicare una persona uccisa che ha un nome, va già meno bene; e quanto  al “chiedere scusa alla famiglia” per un familiare, un padre, un figlio, un marito ammazzato, caro signor  Cavallone, decisamente non basta, non è sufficiente. Bisogna processare i presunti assassini, e nel caso di comprovata colpevolezza, condannarli con pene molto severe. Non dico a morte perché la giustizia non è letale, la giustizia aborrisce dalla pena di morte, io personalmente la abomino come un crimine tra i più vili, e proprio per questo chiedo che si indaghi sul serio sulla fine di Bohli Kaies. Le esecuzioni in carcere o in ospedale non sono ammissibili, non si può fare finta di niente quando ci lasciano la pelle persone senza difese. E’ per  lo meno necessario ridurre i violenti all’impossibilità di nuocere ancora. Tutti i violenti. Quelli contro le donne e anche quelli contro gli uomini. Senza dimenticare le vecchie, i vecchi, le bambine e i bambini. Da uomo umanista e umano, quale mi pregio di essere, da marchigiano quale sono da tempo antico, chiedo alla Presidente della camera Laura Boldrini che stimo, che mi piace come persona, di intervenire personalmente e direttamente anche questa volta, indicando con dito diritto[1] e parole chiare la via da seguire, metodicamente[2], pure se non ci sarà una piazza intera o mezzo parlamento ad applaudirla, perché, lo ripeto, se le autorità dello Stato non condanneranno apertissimis verbis  questo delitto, e la colpevolezza dei violenti, chiunque essi  siano, verrà occultata, siccome da una parte è stato ammazzato un poveraccio, dall’altra può essere pericoloso turbare le acque e smuovere il fango della palude, questo assassinio diventerà un altro degli oramai innumerevoli crimini di Stato, ancora tutti impuniti. Intanto affido questo messaggio al mio blog che è arrivato a 84424 lettori in sei mesi, compresi questi estivi nei quali si passa più tempo all’aria aperta che in casa a leggere.
Credo che la nostra attenzione pensosa valga non meno di quella di tante assemblee plaudenti, organizzate o spontanee.

Giovanni Ghiselli



[1] cfr. Sofocle, Edipo re,   :"Non andrò più all'intangibile/ ombelico della terra a pregare,/ né al tempio di Abae,/ né a Olimpia, /se queste parole indicate a dito/ non andranno bene a tutti i mortali" (sono i vv.897-902 del secondo stasimo)
[2] Ho impiegato a proposito una tautologia: oJdov~ significa “via”.

1 commento:

  1. Carissimo professore, intanto i complimenti per questo ennesimo articolo fuori dal coro dei caproni che troppo spesso scrivono quello che dall'alto si vuole.
    Condivido lo sbigottimento ,se il brutto fatto verrà accertato ,siamo di fronte ad una forza che non è più al servizio del cittadino.
    Complimenti ancora :Giovanna

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