giovedì 24 agosto 2017

Max Pohlenz, "La Stoa". Lettura commentata. IX parte

Annibale Carracci, Ercole al bivio

La divinità (p.183)
La vita ultraterrena non li preoccupa e considerano fiabe per bambini le pene infernali. Vollero comunque ridare agli uomini la base religiosa smarrita. Il consensus omnium depone a favore dell’esistenza di Dio (cfr. Cic De legibus I 24). L’uomo crede in Dio poiché grazie al logos gli è affine. Poi la bellezza del cosmo, l’ordine e la regolarità dei moti astrali. Insomma il cielo stellato sopra di noi. Chi considera il mondo un prodotto del caso, può credere che l’Odissea sia un’accozzaglia di lettere (on libro di cucina cfr. Hermann Hesse).
L’universo è un capolavoro che presuppone un artefice.
Dio è artista ma non trascendente bensì immanente nel mondo, è pu'r noerovn, fuoco intelligente è pu'r tecniko;n oJdw' badivzon eij" gevnesin.
Noi vediamo una scala di essenze che arriva all’uomo il quale però non può essere il gradino supremo. Questo è il logos che compenetra il mondo intero e ne fa qualcosa di divino. Contiene tutte le forze germinative. da lui non può venire cosa cattiva o contro ragione (cfr. Seneca, Nat. quaest. I, 3); Ad Helv 8, 3 divinus spiritus per omnia maxima ac minima aequali intentione diffusus. La divinità è eterna mentre il mondo concreto e gli astri scompariranno nella ejkpuvrwsi".
Il mondo è pieno di dèi (Talete) e la divinità si manifesta in molte forme (Euripide). Dio si manifesta in molte forme ma è unico.
Crizia o chiunque sia l’autore del dramma satiresco Sisifo, giunse ad affermare che la religione non è se non l’invenzione di astuti governanti che volevano mantenere soggetto il popolo.
 devo" ti dei'ma lavqra/ [1]
Prodico sosteneva che gli uomini considerano divino tutto quanto è necessario: i poeti hanno chiamato Dioniso il vino e Demetra il pane
Prodico (Πρόδικος; Ceo, 460 a.C. circa – Atene, forse 380 a.C.) è stato un filosofo e retore greco antico. Sofista tra i più celebri, viaggiò a lungo per la Grecia riscuotendo un largo successo soprattutto ad Atene, ove si recò come ambasciatore, e a Sparta.

L'etica: Eracle al bivio

L'etica ricoprì un ruolo importante nel pensiero di Prodico, tanto da essere apprezzato e citato da Senofonte, Platone e Socrate (di cui talvolta viene riportato addirittura allievo). Questa sua attenzione alla sfera della morale e dell'etica mette infatti in crisi il pregiudizio che vede i sofisti come individui spregiudicati e avidi, strenui sostenitori del relativismo etico.
A dimostrazione di ciò Senofonte riporta, parafrasandola, la cosiddetta favola di Eracle al bivio, probabilmente contenuta nell'opera più famosa del sofista, intitolata ραι (Stagioni). Eracle, divenuto adolescente e giunto quindi all'età in cui deve scegliere cosa fare della propria vita, se essere virtuosi o votarsi al vizio, incontra ad un bivio due donne, personificazioni della Virtù (Areté) e del Vizio (Kakía). Entrambe tengono un discorso al giovane, per indurlo a scegliere una delle due: la volontà di Eracle di seguire la Virtù è un'immagine del passaggio dell'uomo dalla sua natura originaria (physis) alla virtù «divina» (nomos), acquisibile per mezzo dell'educazione.
 tw'n ga;r o[ntwn ajgaqw'n kai; kalw'n oujde;n a[neu povnou kai; ejpimeleiva" qeoiv didovasin ajnqrwvpoi" o{ti oJ povno~ ajgaqovn ai{mato~ ei\~ ajgaqoi`o, fivlon tevko~, Si assiste a un eterno ritorno di questa affermazione e di non poche altre. “Tipico atteggiamento della “cultura” greca. Una volta coniata una forma, essa rimane valida anche in stadi ulteriori e superiori, e ogni elemento nuovo deve cimentarsi con essa”[2].
Sappiamo che la cultura greca non si limita ai Greci.
  

La religione

Prodico è anche celebre come "anticipatore" dell'evemerismo. Già il suo maestro Protagora era stato accusato di empietà, avendo assunto una posizione agnostica sugli dèi, sostenendo che di questi non si può sapere niente, né se esistano né se non esistano.
 Prodico invece spiegava la religione popolare sulla base della divinizzazione prima delle cose utili all'uomo e poi dei loro scopritori: in questo modo sono stati divinizzati dapprima il sole, la luna, i fiumi, e in seguito sono nate divinità come Demetra (il pane), Dioniso (il vino) ed Efesto (il fuoco e le sue potenzialità tecniche). In questo modo, a quanto affermano le testimonianze, Prodico ricollegava anche i riti misterici ai frutti dell'agricoltura.

Il linguaggio

Tuttavia, la fama di Prodico è dovuta soprattutto alla sua dottrina della sinonimica o dell'esatto significato dei nomi: tale dottrina consiste essenzialmente nell'analisi semantica dei termini sinonimi e nella determinazione del loro significato preciso e univoco. Da qui l'inesattezza della notizia antica, accettata anche da molti moderni, secondo cui Prodico sarebbe stato maestro di Socrate: ciò che a Socrate interessa, infatti, non è tanto il significato dei termini, quanto ciò che ciascuno vuole significare quando usa un determinato termine.
Sotto questa luce Prodico può essere considerato piuttosto come il predecessore della moderna filosofia analitica del linguaggio.



CONTINUA



[1] Sono parole di un frammento (25 D. K.) del dramma satiresco, una quarantina di versi tramandati da Sesto Empirico, filosofo scettico della seconda metà del II secolo d. C.
[2] W. Jaeger, Paideia 1, p. 191.

1 commento:

Il caso Vannacci e la doverosa difesa della parresia.

  Sono in disaccordo su tutto quanto dice,   scrive e forse pensa il generale Vannacci, eppure sostengo la sua libertà di parola, come...