martedì 15 aprile 2014

La scuola corrotta nel paese guasto Diciassettesimo capitolo. Quarta parte



Il tentativo estremo di dissuaderla, ma "lo stimolo non passa".

"Sì, mi considero offeso".
"Hai ragione. Io però non ti ho tradito né ti tradisco. Ti lascio. Ora che cos'altro mi dici?"
"Cosa vuoi che ti dica? Se mi lasci davvero e del tutto, noi due non ci vediamo più perché dopo questo io non ti cerco; se invece mi cercherai tu, non mi farò negare, non posso: vivo solo. Comunque non  considerarmi legato a te da vincoli di fedeltà o da alcun obbligo. Ora io sono sciolto: le mie forze non sono più al tuo servizio: da oggi non impiegherò il meglio di me per occuparmi di te; tu dovrai percorrere la tua strada da sola, o con altri".
"Lo so, e mi dispiace, ma tu non considerarti offeso personalmente: io continuo a stimarti come persona; anzi spero che un giorno potremo rimetterci insieme, ma adesso per me è giunto il momento di fare altre esperienze. Non credi? Anche tu le hai fatte a suo tempo!".
"Sì certo, e spero di farne ancora. Ma quando sono vago di esperimenti amorosi, io non prendo impegni monogamici e non ne chiedo; tu invece mi avevi giurato amore esclusivo, eterno, e avevi insistito, mi pare, perché io lo giurassi a te". Questo pensiero agitai dentro di me. Invece, per salvare la mia
dignità, dissi: "Sì, ma cerca di evitare le pratiche dannose, se puoi".
Dopo questa frase, pensai che copulare con quel vecchio istrione non poteva essere accrescitivo, anzi sarebbe stato rovinoso per Ifigenia, siccome lei per lui era un vizio, o uno sfizio, dopo il quale l'avrebbe buttata via, mentre la disgraziata si aspettava chissà quali cambiamenti in meglio nella vita, chissà quanti balzi in avanti nella via della fama e del successo.
Allora volli provare a darle una mano perché non cadesse del tutto in quella trappola, in quell'errore dell'intelligenza oltre che della morale.
Dissi: "Pensaci bene, prima di buttare via due anni e mezzo di vita in comune; un tempo, se non tutto di amore e concordia, passato sempre in maniera viva, vissuto non invano, nel vuoto, ma scambiandoci idee e sentimenti, oltre che piacere sessuale. Non gettare nell'immondizia ogni cosa per una scopata con uno che magari domani mattina getterà via te. Lasciami, se con me non stai più  bene, ma non andare a letto con lui! Questo lo dico per te. Ti porto a Pesaro, a Bologna, o dove preferisci".
Più di così non potevo.
"No! - rispose con tono deciso - Con te non  vengo. Questa notte rimango sola per pensare alla nostra situazione sempre più critica, oramai compromessa, oppure, se non mi passa lo stimolo – usò proprio questo termine - francamente e senza offesa, io torno da lui".
"L'offesa è tua – pensai - l'offesa è tutta per te".
Oramai  era inutile aggiungere altro: non c'era più niente da fare. Ifigenia continuava a parlare per rendere definitivo quanto stava facendo.
"Gianni, molto francamente: il maestro di danza mi era piaciuto, ed io l'ho stuzzicato in maniera anche abbastanza esplicita. Ma con lui non ho mai trasgredito il limite oltre il quale non posso considerarmi onestamente la donna tua; questa volta invece l'ho superato".
"Ho capito".
Non c'era altro da dire. Opporsi a quella libidine sarebbe stato come volere contrastare il moto dei venti, dei mari o degli astri.
"Bene. – conclusi - Credo che non si possa aggiungere altro. Vado via. Ciao, buona notte".
"Posso telefonarti domani sera alle otto?" Mi domandò.
"Sì, telefona pure. Solo che adesso non so dirti se sarò a Pesaro o a Bologna. Prova da una parte e dall'altra. Ciao, buona fortuna".
"Anche a te" fece con un sorriso.
Intanto ci eravamo alzati dal gradino di pietra.
Desdemona si allontanò in direzione del Grand Hotel, senza fretta. Sotto la maglia arancione aveva dei  blue jeans. Camminava come una gatta in calore.
Tornai alla bianca Volkswagen parcheggiata sul lungomare. In giro non c'era nessuno. Era l'una e un quarto. Entrai nell'automobile e vi rimasi qualche minuto fermo, senza metterla in moto: non sapevo da che parte andare. Mi sentivo vilipeso e violentato. Soffrivo il dolore misero di una creatura impotente.

Giovanni Ghiselli


P. S.  Domani, 15 aprile alle 18, 30, terrò una conferenza sulla tragedia greca nella biblioteca Scandellara di Bologna. Ecco il programma
Martedì 15 aprile 2014  - ore 18.30
Giovanni Ghiselli

I drammi di Eschilo, Sofocle, Euripide
Letture e commenti da Orestea, Edipo re, Antigone, Medea ,Troiane
permanenza di idee e parole nella cultura e nelle lingue europee


Info: Biblioteca Scandellara
Via Scandellara 50 - Bologna
tel. 051535710
bibliotecascandellara@comune.bologna.it











1 commento:

  1. Perché siamo così legati al nostro corpo,in fondo così caduco,da esserne gelosi fino alla follia? Perché è così importante la fedeltà quando siamo polvere e polvere tornerà il nostro corpo quando ,alla fine di questo viaggio, lasceremo nella terra le nostre ossa e il nostro cuore? Che senso ha che io sia gelosa di Stefano e che tu sia stato geloso , non si dovrebbe essere gelosi perché il sesso è una delle cose belle della vita ,ma dovrebbe essere libero...invece unisce o distrugge i rapporti...tanto che spesso le donne per troncare una relazione mettono di mezzo un amante. Siamo ancora troppo legati ad una educazione che demonizza il sesso e molte cose belle della vita? Questi ultimi due capitoli mi hanno fatto pensare molto a quanto l'educazione sbagliata che ho ricevuto abbia deviato la mia educazione sentimentale e sessuale. A presto Gio

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