Ieri sera ho visto
il film del regista persiano Jafar Panahi. Scrivo persiano perché l’Iran è una
nazione nobile e antica, pure se ora viene chiamata Iran e Stato canaglia.
Questo film denuncia tra lacrime e sorrisi uno stato di corruzione e confusione
fino al caos che non sembra possa partorire una stella.
Un semplice incidente è il titolo dovuto a uno scontro tra un’ automobile
guidata da un uomo con una gamba posticcia e un cane. Segue una serie di altri
incidenti tragicomici. Una specie di ijlarotragw/diva dunque, il genere la cui invenzione è attribuita a
Rintone di Siracusa o di Taranto.
In effetti la
storia mostra tanto la crudeltà quanto la pietà di uomini e donne. Il tratto
distintivo di questa vicenda affollata di casi è comunque la confusione, tale
che è difficile raccontarla. Il doppiaggio pessimo, quasi incomprensibile per
le parole spesso disarticolate, accresce il senso del caos. Anche la
conclusione rimane sospesa . A me dunque non è piaciuto del tutto. Infatti mi piace
la chiarezza. Ci ho visto più che altro la
denuncia di un regime già messo all’indice qui in Occidente. In Iran, secondo
questo regista iraniano, niente funziona come si deve. Ecco perché è stato
premiato a Cannes con
Nel film prevale la pazzia di un gruppo di
psicopatici presentati con una serie di sberleffi tristi.
La speranza è data da
una bambina carina e affettuosa, figlia dell’uomo dell’incidente che è un aguzzino
del regime e pure è benvoluta da tutti. Anche sua madre incinta di un maschio e
in difficoltà viene aiutata dagli oppositori del sistema. La speranza dunque è riposta
dal rispetto della maternità e dall’amore per i bambini. Questo mi piace. A Gaza
purtroppo non si è visto.
Il film dunque si
può vedere ma va considerato con spirito critico.
Bologna 8 novembre
2025 ore 9, 39 giovanni ghiselli
p. s.
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