L’apoteosi di Armani non mi disturba. Ce ne sono state diverse per personaggi non più assimilabile agli dèi di quanto lo sia questo stilista. Riporto sotto alcune parole con le quali inizia un articolo di Natalia Aspesi, uno dei tanti pezzi che celebrano “ Re Giorgio” come viene chiamato Armani nel titolo in prima pagina del quotidiano “la Repubblica” di oggi con il corollario che si addice appunto a un re: “il mondo piange l’uomo che in mezzo secolo ha rivoluzionato la moda”.
Ma sentiamo l’addolorata signora Natalia Aspesi addentata dal rimorso.
“Le parole tra noi sospese
E’ morto Giorgio Armani. E’ morta la moda. La moda è morta prima che l’uomo che l’ha inventata dicesse a sé e al mondo: basta, sono stanco.
Io ho un pensiero che mi addolora. Non lo sentivo da anni, eppure mi è arrivata una decina di giorni fa una sua lettera in cui mi ringraziava per avergli ricordato i suoi inizi in poche righe in occasione del suo 91esimo compleanno. Ho il dolore di non avergli risposto, ogni volta dimenticandomi, quasi, di lui. Me ne è rimasto, da oggi, anche il rimorso di una lettera mai scritta, un dolore in più”.
Morta una moda ne segue un’altra. La moda è sorella della morte ha scritto Leopardi. Loro due però seguitano a vivere facendo ciascuna le sue vittime.
Quanto al dolore della articolista, credo che se una persona soffre davvero non lo dà a vedere.
Sono sospette le iussae lacrimae: ille dolet vere qui sine teste dolet (cfr. Marziale I, 33).
Ultima cosa: se il mondo piange davvero la morte di Armani, credo che dovrebbe riservare qualche lacrima anche per i morti di fame o di guerra di cui ci danno notizia ogni giorno. Certo nessuno di loro era tanto importante, nessuno ha portato la moda con sé nella propria morte. Infatti la moda della guerra continua e le sue vittime non sono mai abbastanza per saziare il Moloch che si nutre di sacrifici umani.
Pesaro 5 settembre 2025 ore 17, 56 giovanni ghiselli
p. s.
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