venerdì 12 settembre 2025

Tolstoj Resurrezione 17 Capitolo 16. “L’impulso bestiale” abbassa la donna a cosa, la degrada a materia.

Dimitri tornò a casa, ruppe il digiuno con le sue zie e per rinforzarsi bevve vodka e vino secondo un’abitudine presa al reggimento.

E’ la denuncia della piaga dell’alcol. Questo può togliere delle inibizioni a un giovane ma indebolisce un adulto.

 Quindi andò in camera e si addormentò senza spogliarsi.

Segue il sonno della stanchezza e anche quello della ragione.

Il giorno seguente Katiuša bussò per annunciare che il pranzo era pronto. Dimitri la invitò a entrare. La ragazza portava lo stesso abito bianco e guardando Dimitri negli occhi si illuminò tutta. Katiuša si soffermò un attimo più del necessario e lui si mosse verso di lei.

Ma Katiuša si voltò rapida e se ne andò. Dimitri la inseguì pensando che così fan tutti quelli che sanno vivere. E ricordando quello che fanno gli altri “la prese per la vita” (p. 59). La ragazza disse: “Non sta bene, Dimitri Ivànovič, non sta bene e  “con la mano ruvida e forte allontanò il braccio che la cingeva”.

Dimitri provò non solo disagio e vergogna ma schifo di sé. Avrebbe dovuto prestar fede a se stesso. Invece non capiva che quel disagio e quella vergogna erano i sentimenti migliori della sua anima.

Piuttodto  pensò di essere stupido e che doveva agire come gli altri.

Quindi la raggiunse di nuovo e la baciò sul collo.

“Era un bacio terribile ed ella lo intuì”.

Aggiungo che dobbiamo dare retta al disagio che subentra quando facciamo qualcosa che non si addice a noi.

 

Faccio un esempio: quando cominciai a insegnare al liceo nel 1975 mi avvidi che facendolo come avevo visto fare ai miei insegnanti non interessavo gli allievi. E ci stavo male. Allora chiesi loro che cosa potevo fare per meritare la loro attenzione: mi chiesero di aggiungere ai tecnicismi del greco e del latino un commento letterario, storico e filosofico. Diedi retta e dedicai molti mesi della mia vita allo studio che mi rinnovò e mi rese contento, fiero del risultato. Per un paio di anni non feci altro che studiare la filosofia, la storia, la letteratura europea per commentare ogni lezione di greco e di latino. Divenni sospetto a più di un collega ma gli alunni divennero miei discepoli. Se non mi fossi comportato così sarei precipitato nella depressione e nella follia.

 

Katiuša gridò. “Che fate?” e corse via a precipizio. Dimitri entrò nella sala da pranzo dove c’erano le zie in pompa magna con degli ospiti mentre lui aveva l’animo in tempesta. Quando entrò la ragazza si sforzò di non guardarla. Dopo pranzo andò in camera pieno di agitazione aspettando che Katiuša tornasse. La sua parte animalesca regnava su tutta l’anima.

E’ il cavallo nero del cocchio platonico che ha preso il sopravvento sull’auriga e sul cavallo bianco.

La rivide la sera entrando nella stanza dove  Katiuša preparava il letto per un ospite. La ragazza lo guardò e gli rivolse un sorriso non allegro e confidente bensì spaventato e dolente.

 

Penso al “confidente immaginar” di Silvia e a quella che mi disse: “io ho sempre avuto paura di tutti ma di te mi sono fidata perché ho capito che non avevo motivo di temere alcun male da te”.  Uno dei complimenti più belli ricevuti in vita mia

 

Di mitri ebbe un momento di resipiscenza ma durò poco.

 Il dubbio in amore ha quasi sempre un valore razionale e morale.

“Sebbene fioca, la voce del vero amore per lei si faceva udire, gli parlava di lei, dei suoi sentimenti, della sua vita”.

Ma la voce cattiva gli suggeriva di badare al suo piacere e soffocò quella buona. Un impulso bestiale si impossessò di lui.

La trascinò a sedere sul letto

“Dimitri, caro, per favore lasciatemi, implorò lei con voce lamentosa”

Oltretutto stava avvicinandosi la cameriera.

“Verrò stanotte!” Disse Dimitri

Che cosa dite? Nemmeno per sogno! Non sta bene” replicò lei “ma tutto il suo essere sconvolto e commosso parlava un altro linguaggio.

 

Io ho sempre aspettato il consenso pieno e convinto dell’amante amata: presi tempo quando Elena mi disse: “sto imparando ad amarti” e  quando Paivi sorridendo rispose: “may be”,  e perfino la prima volta ch Ifigenia mi propose di farlo subito. Volevo la convinzione sicura di quanto avremmo fatto. Un mezzo sì o detto una sola volta non mi è mai bastato.

 

Quando entrò la cameriera anziana, Dimitri se ne andò in silenzio. Matrjòna lo aveva guardato male ed egli sapeva che voleva fare del male ma l’impulso bestiale lo dominava. Voleva appagare i sensi. La sera era irrequieto: cercava di vedere Katiuša da sola però lei lo evitava. Non bastò.

Se fosse stata più matura, forse avrebbe salvato il loro amore dicendo: “io non sono materia”.

 

Pesaro 12 settembre 2025 ore 11

p. s.

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