martedì 16 settembre 2025

Tolstoj Resurrezione 22 Capitolo XXI. Il cretinismo giudiziario. Seconda parte.

 

  

La Màslova è un pericolo per la società come Dimitri Karamazov.

 

Il presidente dice al giudice burbero: “mi sembra che stia esagerando”

“E’ un gran minchione” rispose l’altro.

Intanto il sostituto procuratore procedeva con la sua arringa “ondeggiando graziosamente sul sottile vitino”. In effetti non subisce il fascino di Katiùša vispa e carina.

Dice che il delitto della Màslova è un pericolo per la società , quindi “difendete i suoi elementi vigorosi e innocenti dal contagio e forse anche dalla rovina”.

E’ più o meno quanto sostiene il procuratore Ippolit Kirìllovič nell’arringa contro Dimitri  nella quarta parte dei Fratelli Karamazov di Dostoevskij. Sentiamolo:

“la nostra trojka fatale galoppa a perdifiato, e forse, chissà, verso l’abisso” .

Potrebbero intervenire altri popoli “ e fermare coi propri mezzi quella folle corsa della nostra sfrenatezza per salvare se stessi, la cultura, la civiltà. Abbiamo già udito queste voci d’allarme giungere dall’Europa. Non date loro esca, non rinfocolate il loro odio sempre crescente con un verdetto che assolva un parricida”  (Parte quarta, Libro dodicesimo, capitolo nono).

Ho riletto questo grande romanzo durante la detenzione in ospedale poi nel centro di riabilitazione e ho sussultato constatando l’attualità di queste parole. Crosetto e altri ministri in Europa agitano lo spettro dell’invasione russa per giustificare il riarmo e le risorse sottratte a sanità, scuola, cultura. Ricordo che Dimitri Karamazov viene condannato pur essendo incolpevole dell’assassinio del padre.

 

Ma torniamo al  procuratore imbecille di Tolstoj. Costui: “si lasciò cadere sulla seggiola visibilmente inebriato dal suo discorso” (p. 74)

Quindi un avvocato difese gli altri due imputati attribuendo il furto e l’assassinio alla sola Màslova.

Poi venne il turno del difensore di Katiùša, un avvocato  che parlò timidamente, impappinandosi. Cercò di scagionarla dall’omicidio: aveva messo la polverina nel vino credendo sin trattasse di un sonnifero. Cercò di presentare la ragazza quale vittima traviata da un seduttore rimasto impunito mentre ella doveva portare tutto il peso del suo fallo. Ma era inefficace “e tutti si vergognarono di lui”. Quindi riprese la parola il sostituto procuratore che tornò a sostenere l’ereditarietà e la predisposizione al delitto. Quanto alla seduzione della Màslova sostenne che era stata lei a sedurre molte vittime passate per le sue mani. Poi sedette vittoriosamente. La Màslova è del tutto sprotetta dunque e questo la ingrandisce.

 

Gli imputati furono invitati a discolparsi. La donna attribuì ogni colpa alla Màslova,  mentrel’uomo disse: “Fate quel che volete ma io sono innocente”.

Katiùša non parlò, “guardò tutti come una bestia ferita e subito li abbassò e si mise a piangere e a singhiozzare forte”.

Dimitri invece si adoperò per reprimere un suo singhiozzo sprigionando uno strano suono dal petto.

Il terrore più forte era quello dell’obbrobrio di cui si sarebbe coperto se tutti nell’aula fossero venuti a conoscenza della sua azione” (p. 76)

Pesaro 16 settembre 2025 ore 11, 36 giovanni ghiselli

p. s.

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