Il sostituto procuratore chiede che venga data lettura del referto medico sul cadavere. Il presidente ne fu seccato poiché “cercava di sbrigarsela al più presto per arrivare in tempo dalla sua Svizzera” ma non poté togliere a quel rompiscatole il diritto che aveva di esigere quella procedura – Il cancelliere cominciò a leggere con voce uggiosa che storpiava le elle e le erre. Ricordo certi collegi dei docenti.
Il morto dunque era alto 1, 95
“un bel pezzo d’uomo sussurò all’orecchio di Nechliùdov” il giurato mercante. Viene letta la descrizione di tutto l’aspetto del cadavere del mercante siberiano che aveva fatto baldoria in città “mostruoso, gigantesco, grasso e per giunta gonfio e decomposto”. Un fisico stigmatizzato da una vita mal vissuta.
Nechliùdov provava disgusto e metteva anche la vita di Katiuša nell’ordine di cose che lo accerchiavano da ogni parte e lo assillavano.
Il cancelliere poi passò al referto dell’esame interno. Il sonno prese alcuni dei presenti. Succede quando dobbiamo assistere a quanto non ci interessa: parole o immagini che siano. Talora non possiamo esimerci dal rimanere e allora intervengono una serie di sentimenti negativi e oppressivi. E’ una tortura se non ci si addormenta.
La conclusione del medico è che “con discreta probabilità la morte di Smelkòv era stata prodotta da avvelenamento mediante una sostanza tossica ingerita insieme con il vino”. Il tovxon, l’arco con frecce avvelenate che avevano. ucciso questo gigante sfatto dunque era del veleno versato nel vino.
“si vede che aveva cioncato a dovere”, bisbigliò di nuovo il mercante che si era svegliato (p. 70). Questo collega della vittima si diverte anche un po’.
Il procuratore vuole che si dia lettura pure agli atti sull’esame dei visceri. Il presidente obietta che è superflua; e il giudice dalla gran barba lo spalleggia“A che pro leggere questa roba? Serve soltanto a tirare in lungo”
Il giudice con gli occhiali non prese posizione “perché
non si aspettava nulla di buono né da sua moglie né dalla vita”. Questa può essere frequentemente la motivazione dell’ignavia dell’astenersi anche politico.
Ma il procuratore non rinuncia al suo diritto sicché il cancelliere riprende a leggere a gran voce “come se volesse scacciare il sonno che opprimeva tutti gli astanti” (p. 7). Il tono della voce spesso dà indicazioni sull’intenzione di chi parla.
Il cancelliere legge 5 punti poi il presidente si consultò con gli altri due giudici e interruppe il vociare del lettore accanitu dicendo: “La corte riconosce superflua la lettura dell’atto”. Il cancelliere tacque e il procuratore si mise a scrivere con aria risentita. Quando siamo di fronte a dei nemici o degli avversari dobbiamo tenere conto che questi non sono concordi nemmeno tra loro.
Infine il presidente disse ai giurati che ptevano prendere visione delle prove di fatto. I giurati si avvicinarono al tavolo e guardarono l’anello, la boccetta e il filtro. Erano impacciati tranne il mercante che si provò l’anello e tornando al suo posto disse: “Caspita, che dito: grosso come un cetriolo”. Era visibilmente divertito all’idea che il mercante avvelenato fosse stato un gigante”.
Questo capitolo è meno significativo di altri, eppure ci fa vedere come gli umani radunati insieme, soprattutto se sono di provenienza diversa, tendono a recitare per raggiungere ciascuno il suo scopo. E’ un atto di accusa satirici contro la magistratura zarista. Troveremo una satira del genere nel Processo di Kafka. Siamo tutti sempre sub iudice e non ci dispiace leggere tali canzonature.
Pesaro 15 settembre 2025 ore 16, 06 giovanni ghiselli.
p. s
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