venerdì 5 settembre 2025

Tolstoj Resurrezione 2. Katjuša: una femminilità insopprimibile, di razza.

Una carceriera poi il capo secondino vanno a prendere la Màslova, una donna giovane, piuttosto piccola, dal petto fiorente. Dal fazzoletto bianco, che le avvolgeva la testa “sfuggiva, certo volutamente, qualche ricciolo nero”. Denotava una certa “cura secolaresca” come scrive Manzoni della Monaca di Monza. Sono donne dalla femminilità insopprimibile. Aggiungo che anche Anna Karenina è una donna mora e formosa. Dove i capelli neri sono rari vengono notati e apprezzati più che dove prevalgono. Gli occhi di questa giovane incarcerata erano nerissimi, lucidi, un po’ gonfi ma molto vivaci, uno dei quali “lievemente strabico”.

 Lievemente ma molto vivacemente, non malinconicamente come la Lia di Thomas Mann. La Màslova presenta una femminilità di razza. Teneva eretto il seno fiorente.

I maschi la guardavano ed ella se ne rallegrava (p. 7). L’eterno richiamo dei sessi funziona anche nelle carceri e negli ospedali. Molto più che nelle spiagge.

Questa ragazza aveva sulle spalle un passato tremendo. Figlia di una serva che, addetta al bestiame nella tenuta di due signorine, aveva lasciato morire  di fame cinque figli non allattandolo. Il sesto, una bambina, sopravvisse perché piacque alle vecchie signorine che la chiamarono “la salvata”. Mi fa pensare al salvatore anche lui salvato tra tanti bambini. La Màslova sarà anche lei una salvatrice a modo suo. Credo che un bambino in pericolo che viene salvato sia destinato a qualche cosa di buono. Spesso diventa un eroe. Chi mi legge sa cosa intendo. Nelle storie degli autori accrescitori troviamo sempre molto delle nostre storie.

La madre morì e la bambina “dagli occhi neri venne su molto vispa e carina ed era una grande consolazione per le vecchie padrone”. Siffatte creature sono raggi di paradiso qui su la terra. Delle due anziane, Sofja e Marja la prima era la più indulgente, vestiva la bambina come una pupattola e avrebbe voluto adottarla. Marja era meno buona e voleva farne una serva, talora la picchiava. Crescere tra donne cui mancano i figli significa ricevere sollecitazioni diverse, anche contrastanti tra loro. La chiamavano Katjuša. Riceveva diverse proposte di matrimonio ma la corteggiavano dei poveracci e la fanciulla li rifiutava sapendo che avrebbe fatto una vita troppi dura per lei “viziata dalle mollezze di un’esistenza signorile”.

Quindi arriva l’uomo fatale: un nipote delle due anziane, un ricco principe e la ragazza sedicenne se ne innamorò senza osare confessarlo nemmeno a se stessa”. Questi due giovane dopo lunghi travagli opereranno una vicendevole resurrezione reciproca. Ma prima il giovane ricco sedusse la fanciulla che rimase incinta (p. 9). Il metodo del destino percorre spesso una via dall’andamento mutevole e noi dobbiamo cercare di non perdere tuttavia l’orientamento. La stella polare è la consapevolezza dei nostri fini e dei nostri mezzi che devono essere proporzionati.

Fatto sta che dopo averla sedotta il giovin signore le mise cento rubli in mano e partì.

Pesaro 5 settembre 2025 ore 9, 59 giovanni ghiselli

p. s.

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