Katjuša dunque si sentiva osservata e si rallegrava dell’attenzione di cui era oggetto come dell’aria primaverile mentre la portavano fuori dal carcere. A un certo punto evitò di calpestare un colombo che frullò via con un palpito di ali e le sfiorò un orecchio investendola con una folata di vento. Ella sorrise ma poi diede un profondo respiro ricordandosi della sua condizione. Comunque il segno buono c’è stato e l’ha fatta sorridere. Si vede qui il buon carattere della ragazza pronta ad afferrare anche un piccolo segno positivo. Cito un paio di testi che annettono grande importanza al volo degli uccelli.
Volatus avium dirigit deus scrive Ammiano Marcellino (XXI, 1, 9) è un dio che indirizza il volo degli uccelli,
e Amleto dice a Orazio: “there’s a special providence in the fall of a sparrow (Hamlet, V, 2) c’è un tocco appropriato della provvidenza nella morte di un passero.
Torniamo allla ragazza sedotta messa incinta e abbandonata qualche anno prima
.
Katjuša cerca di salvarsi dalla vergogna, si incattivisce, e si licenzia dalle due signorine. Va a servire da un commissario di polizia cinquantenne che “cominciò a ronzarle intorno” e lei lo respinse “dandogli uno spintone così forte nel petto da farlo cadere a terra. Sicché venne scacciata. Andò a pensione da una contadina che faceva la levatrice e ammalatasi di febbre puerperale e la contagiò. Il bambino, mandato dai trovatelli, morì. Una prospettiva orribile davanti a questa povera ragazza.
Rimasta senza soldi del tutto, Katjuša andò a casa di un ispettore forestale che la molestava. A lei ripugnava e cercava di evitarlo ma quello esperto, furbo e avendo potere su di lei “riuscì a possederla” (p. 10) La moglie li sorprese insieme e scoppiò una baruffa quindi fu cacciata senza avere avuto il salario. Allora la ragazza andò da una zia dal marito che era un rottame di ubriacone. La zia aveva una lavanderia e voleva assumerla ma la nipote rifiutò la durezza di quella vita e si impiegò come domestica in una casa dove c’erano due giovani ginnasiali. Il più grande si incapricciò di lei e la madre la licenziò. Una strada davvero impervia per chiunque. Dopo altre peripezie con altri uomini ingannevoli “la Màslova fu scovata da una mezzana incaricata di procurare ragazze alle case di tolleranza”. Katjuša decise che era più avvilente essere ingannata che venire pagata dagli uomini. Almeno così le cose erano chiare “Inoltre le pareva di ripagare in questo modo il suo seduttore e quanti altri le avevano fatto del male”. Il seduttore in effetti arriverà ad attribuire alla propria persona tutti i mali subiti da Katjuša e vorrà espiare.
“Da quel momenti cominciò per la Màslova quella vita di cronico peccato contro i comandamenti divini e umani” (p. 12 ). Tolstoj aggiunge molti aspetti orribili di questi anni passati “facendo strazio del pudore dato dalla natura non solo alle creature umane per proteggerli dal peccato”. Passarono così sette anni finché avvenne il fatto per il quale Katjuša passò dal bordello alla galera.
Una vita infernale senza dubbio eppure questa ragazza non è diventata brutta né cattiva, l’inferno non l’ha inghiottita del tutto ed ella è riuscita a salvaguardare il meglio di sé. Mi viene in mente la peccatrice del Vangelo perdonata da Cristo
Pesaro 5 aprile 2025 ore 12, 19 giovanni ghiselli ore 12, 19
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