Torno ancora sul libro di Alessandro Ferruccio Marcucci Pinoli di Valfesina: DIALOGHI TRA E CON LE PAROLE –EDIZIONI GIUSEPPE LATERZA , Bari, 2022.
Il capitolo 8 mette a confronto DIMENTICARE e SCORDARE.
“Dimenticami ma non scordarti di me, perché dimenticare significa togliere dalla mente, ma scordare significa togliere dal cuore”.
Il cuore della persona nobile conserva la gratitudine del bene ricevuto.
La mente rammenta o dimentica la congerie di nozioni apprese come i calcoli fatti non sempre a fin di bene.
L’imperatore Marco Aurelio scrive:"getta via la tua sete di libri, perché tu possa morire non balbettando ma davvero sereno e grato agli dèi dal profondo del cuore"( ajpo; kardiva" eujcavristo" toi'" qeoi'". Ricordi , II, 3).
“Insomma sono simili ma non uguali. Infatti se pensiamo alle etimologie dei due verbi, possiamo subito notare che il primo è formato da due parole latine “de” e “mentis”, allontanarsi, quindi togliere, allontanarsi, sfuggire dalla mente. Mentre il secondo deriva da “s” e “cordis”, quindi da una “s” privativa e cuore.
Nell’Odissea i tre compagni di Ulisse mandati a informarsi sui Lotofagi furono invitati a mangiare il dolcissimo frutto del loto- lwtoi`o melihdeva karpovn (IX, v. 94). Dopo tale pasto gli inviati non volevano tornare indietro ma rimanere con i mangiatori di loto- met j ajndravsi lwtofavgoisi ( 96) e tanto scordare quanti dimenticare il ritorno
“ novstou te laqevsqai” (97).
Scordare il ritorno è la dimenticanza che Odisseo vuole e deve evitare. Questo verbo lanqavnw, latino lateo, contiene l’idea della latenza, cui si oppone l’ajlhvqeia, la verità che è “non latenza”, è disvelamento. A Odisseo che giungerà a Itaca da solo dopo avere perduto tutti i compagni e avere rifiutato l’amore e l’immortalità che gli offriva Calipso, per arrivare da Penelope e Telemaco dopo avere superato prove terribili, servono tanto il cuore quanto la mente. Dunque l’eroe di Itaca pietrosa non può scordare né dimenticare. Per l’aedo, che canta l’Odissea a memoria, laqevsqai è il verbo più proibito.
Questa è la conclusione dell’autore: “D’altronde chi ha amato veramente non potrà mai SCORDARE. E se lo fa, se si “SCORDA”, allora vuol dire, significa che non aveva mai amato, neppure prima. Poiché una persona che si ama…non è un mazzo di chiavi che si dimentica a casa!!!
Ancora un breve commento. In Properzio la rappresentazione dell'amore eterno, che continuerà dopo la morte, si colora addirittura di accenti erotici e macabri, nell'immagine delle ossa del poeta che si strofinano e si confondono con quelle della sua amata. Sentiamo le parole dell'umbra di Cinzia già morta a Properzio:"nunc te possideant aliae: mox sola tenebo:/mecum eris et mixtis ossibus ossa teram " (IV, 7, 93-94), ora ti possiedano altre: presto ti avrò io sola: sarai con me e sfregherò le ossa con le ossa mescolate. L'amante defunta finalmente aderisce al Cynthia prima fuit, Cyntia finis erit auspicato nel I libro ( 12, 20).
Pesaro 19 settembre 2025 ore 9 giovanni ghiselli
p. s.
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