mercoledì 17 settembre 2025

Lucrezio, De rerum natura, I, vv. 1- 43. Invocazione a Venere.


 

Madre degli Eneadi, piacere degli uomini e degli dèi,

Venere che dai la vita, tu che sotto gli astri erranti

del cielo popoli il mare solcato dalle navi e le terre

 fruttifere, poiché per mezzo tuo ogni specie delle creature viventi

viene concepita e vede, una volta nata, la luce del sole:

te, dea, te fuggono i venti, te le nuvole del cielo

e il tuo arrivo, per te l' artistica terra

fa nascere amabili  fiori, a te ridono le distese del mare

e il cielo rasserenato brilla di luce diffusa. 10

Infatti appena l'aspetto primaverile del tempo si è svelato

e vigoreggia dischiuso il soffio fecondatore di Zefiro,

per primi gli uccelli dell’aria segnalano te, o dea,

e il tuo arrivo percossi nei cuori dalla tua forza.

Quindi le bestie selvagge saltano per i pascoli rigogliosi

e attraversano a nuoto i rapidi fiumi: così presa dal tuo fascino 15

ciascuna ti segue cupidamente dove continui a condurla.

Infine per mari e monti e fiumi rapinosi,

per le frondose dimore degli uccelli e i campi verdeggianti,

a tutti infondendo nei petti carezzevole amore

fai in modo che ardentemente secondo la specie propaghino le generazioni./ 20

Poiché  sei tu  sola che governi la natura

né senza te alcuna cosa sorge alle splendide rive

della luce, né niente viene fatto di lieto e amabile,

voglio che tu sia compagna allo scrivere i versi

che io mi accingo a comporre sulla natura delle cose

per il nostro Memmiade, che tu, o dea, in ogni circostanza

hai voluto eccellesse ornato di tutte i pregi. 27

Perciò  tanto più concedi  fascino eterno, o dea, alle parole.

Fai in modo che nel frattempo i feroci incarichi della guerra

per i mari e per tutte le terre riposino assopiti. 30

Infatti tu sola puoi con una pace tranquilla soccorrere

i mortali, poiché le crudeli opere della guerra governa

Marte signore delle armi che spesso si abbandona  nel tuo

grembo, vinto dall'eterna ferita dell'amore,

e così guardando da sotto, con il tornito collo reclino,

pasce d'amore gli avidi occhi bramando te, o dea 36

e il respiro di lui resupino dipende dalla tua bocca.

Tu, o dea, riversa sopra di lui disteso sotto il

tuo corpo santo, spandi dalla bocca dolci  parole,

chiedendo per i Romani, o famosa, una pace tranquilla;

Infatti nei tempi avversi per la patria noi non possiamo compiere questo lavoro con animo sereno, né l'illustre discendenza

di Memmio in tale circostanza può sottrarsi alla comune salvezza.43

Pesaro 17 settembre 2025 ore 16, 16 giovanni ghiselli

p. s.

Statistiche del blog

Sempre1812817

Oggi204

Ieri301

Questo mese9091

Il mese scorso22881

 


Nessun commento:

Posta un commento