lunedì 8 settembre 2025

Tolstoj Resurrezione 11 capitolo 10. L’atto di accusa.


 

Il cancelliere legge l’atto d’accusa che espone l’antefatto preparatorio del  delitto in maniera particolareggiata. La tralascio perché mi ha annoiato e credo che non interesserebbe tanto nemmeno a voi. Mi preoccupo sempre di non annoiare chi mi legge. Capita che scrittori sommi, eppure talvolta prolissi, usino troppe parole per allungare i loro romanzi. Credo che chi parla e scrive debba entrare quanto prima in medias res come consiglia Orazio.

Salto dunque le due pagine con il racconto dettagliato delle circostanze e trascrivo la conclusione. Risparmio dunque del tempo che è il bene più prezioso e ve lo faccio risparmiare.

Omnia, Lucili, aliena sunt, tempus tantum nostrum est (Seneca, Ep., 1, 4)

   Ecco dunque la conclusione:

“Date le circostanze supposte, il contadino del villaggio di Borki, Simòn Kartìkin, di anni trentatré, la borghese Evfìmija Bočkòva di anni quarantaré e la borghese Ekaterìna Michàilnova di anni ventisette sono accusati di avere , in data 17 gennaio 188*, somministrato in comune accordo una sostanza venefica al mercante Smelkòlv , causandone la morte, avendo in precedenza derubato il suddetto Smelkòv della somma di rubli duemilacinquecento e premeditato di toglierli la vita allo scopo di occultare tracce del reato”. Secondo l’articolo 155 del codice penale i tre imputati vengono deferiti alla corte d’assise con partecipazione dei giurati.

 

Trovo interessante in questa accusa il fatto che le due donne, una cameriera e una prostituta, vengano qualificate come borghesi.

Si potrebbe inserire questo particolare nelle tirate antiborghesi di Vittorio Alfieri, Marx-Engels, Don Milani, Pasolini. Se qualcuno vuole conoscerle, gliele mando.

 

Tutti i giurati respirarono sollevati per la conclusione dei preliminari.

“Soltanto Nechliùdov non condivideva questo sentimento: era tutto preso dall’orrore di ciò che era stata capace di fare la Màslova che dieci anni addietro egli aveva conosciuto fanciulla innocente e cara”.

 

“Che cosa le sarà successo?” ci chiediamo quando incontriamo una deliziosa ragazza amata mezzo secolo prima e la vediamo diventata non solo vecchia e brutta ma anche stupida e cattiva.

 Lo diranno anche loro vedendomi ora. Il tempo non è solo un bene preziosissimo ma anche il nostro vorace cormorano come scrive Shakespeare

Pesaro 8 settembre 2025 ore 10 giovanni ghiselli.

p. s.

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