Il presidente dà ai giurati una serie di spiegazioni consistenti in tautologie sul tipo che l’omicidio è un’azione da cui deriva la morte di una persona e quindi anche il veneficio che causa la morte è un omicidio.
Sebbene avesse fretta poiché la Svizzera lo stava già aspettando, aveva pure la brama di parlare e non riusciva più a fermarsi. Gli altri giudici intanto guardavano l’orologio. Del resto tutti i presenti in aula erano annoiati di tante inutili lungaggini e pure impazienti. Ma al presidente piaceva ascoltare le intonazioni suadenti della propria voce. Anche questa dunque è una pupazzata.
La Màslova seguiva con grande attenzione, quasi per timore di perdere una sola parola. Ne andava della sua vita dopo tutto. Nechliùdov non le staccava più gli occhi di dosso. Sotto sotto sentiva che la tragicommedia cui stava assistendo avrebbe influito sulla farsa della propria vita.
Ai suoi occhi si svolgeva il consueto fenomeno per cui il volto di una persona amata anni prima, anche se nel frattempo è molto mutato, a poco a poco ridiventa come era stato una volta: “tutti i cambiamenti svaniscono e davanti agli occhi dello spirito spicca soltanto l’espressione fondamentale della esclusiva, irripetibile individualità spirituale. Ciò appunto stava accadendo a Dimitri” (p. 77).
In questi giorni se ne è andato Redford: era un uomo che aveva dello spirito e anche negli ultimi film, pur vecchio e imbruttito era sempre lui. Chi ha poco spirito o non ce l’ha per niente invece si deforma completamente e diventa irriconoscibile.
Tra le donne che ho amato quasi una persona diversa dalla ventiquattrenne che amai nel 1974 mi appare Päivi nelle foto attuali le che mostrano una nonna settantacinquenne mentre vezzeggia le nipotine.
Vediamo cosa è successo alla visione che Dimitri ha di Katiùša dieci anni dopo. La ragazza del resto non era ancora trentenne.
“Sì, nonostante la divisa da detenuta, nonostante il corpo più tozzo e il petto più procace, nonostante la parte inferiore del viso più floscia, le rughe sulla fronte e sulle tempie, gli occhi gonfi, era la stessa Katiùša che, nel giorno della Pasqua di Resurrezione guardava con tanto candore dal basso in alto l’uomo da lei amato, coi suoi occhi innamorati, ridenti di gioia e di pienezza di vita”.
Gli occhi e il loro sguardo sono le guide dell’amore: :"si nescis, oculi sunt in amore duces " Properzio (II, 15, 12).
Dimitri auspicava che tutto questo finisse presto. Cercava di resistere al senso di pentimento che gli ronzava intorno come un calabrone minaccioso.
“Si sentiva come un cagnolino che si è comportato male nelle stanze e il padrone lo prende per la collottola e gli ficca il naso nella porcheria che ha fatto.
Il cagnolino si tira indietro per allontanarsi ma il padrone non lo lascia andare via. Così Dimitri sentiva la turpitudine che aveva fatto e anche la mano possente del padrone ma non riconosceva ancora il padrone. Comunque la mano inesorabile non gli permetteva di svignarsela”.
Chi mi legge sa che anche io ho pagato le mio “birichinate” anche non grandissime con amaro morso.
Dimitri conservava l’atteggiamento baldanzoso di sempre ma in fondo all’anima sentiva già “tutta la crudeltà, la vigliaccheria, la bassezza non solo di quella sua azione, ma di tutta la sua vita oziosa, dissoluta, crudele e vanitosa, e il terribile sipario che per dodici anni gli aveva tenuto nascosto anche questo suo delitto, oscillava e già si scorgeva quel che c’era dietro”.
Il termine “sipario” svela che la vita umana è una recita di cui siamo gli attori ma non i registi come ha scritto Epitteto, un ex schiavo di Nerone diventato maestro stoico.
Pesaro 18 settembre 2025 ore 17, 50 giovanni ghiselli
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