Ho impiegato tante parole perché l’esecrazione dello sfoggio
e dello spreco mi è congeniale
Ecco allora che l’anima
Vive nella libertà di deserti intatti
Che di poco o niente si compiace
E di ciel s’appaga, nella gioia sacra del dono
Che non attende la sua resa
Non olezzante di denaro lordo
Il denaro è spesso lordo non solo dal punto di vista
estetico, come si è detto, ma pure da quello etico, ossia è spesso sporco di
sangue.
Seneca nel De ira ricorda
che i re incrudeliscono e compiono rapine e distruggono città costruite con
lunga fatica di secoli per cercare oro e argento dentro le ceneri delle
città:"reges saeviunt rapiuntque et
civitates longo saeculorum labore constructas evertunt ut aurum argentumque in
cinere urbium scrutentur " (III, 33, 1).
Virgilio nell'Eneide considera
la brama dell'oro come il motore di efferati delitti:" Polydorum obtruncat et auro/ vi potitur.
Quid non mortalia pectora cogis, /auri sacra fames! ", massacra
Polidoro e con violenza si impossessa dell'oro. A cosa non spingi i cuori
umani, maledetta fame dell'oro! (III, 55-57).
Faccio solo un
esempio tra i moderni: Shakespeare nelTimone
di Atene definisce l'oro "uno schiavo giallo" che "cucirà e
romperà ogni fede, benedirà il maledetto e farà adorare la livida lebbra,
collocherà in alto il ladro e gli darà titoli, genuflessioni ed encomio sul
banco dei senatori", e, subito dopo: "Maledetta mota, comune bagascia
del genere umano che metti a soqquadro la marmaglia dei popoli"(IV, 3).
Concludo tornando alla poesia di Adriana
I fiumi di champagne non puliscono l’anima dalle sue macchie
che nemmeno l’Oceano può detergere[1]
L’anima:
“non mette guardie a
difesa dei suoi averi
ma tutti in sé li porta di virtù fatti e di pensiero
che a giustizia mira e ad amore eterno”
fine
giovanni ghiselli
[1] Nel Macbeth il protagonista, dopo che ha
assassinato il re, fa:" Will all great Neptune's Ocean wash this blood
clean from my hand?, tutto l'oceano del grande Nettuno potrà lavar via
questo sangue dalla mia mano? No, piuttosto questa mia mano tingerà del colore
della carne le innumeri acque del mare facendo del verde un unico rosso (II,
2).
Il modello di
questo passo si trova nella Fedra dove Ippolito, sentendosi contaminato
dalla matrigna, dice:" quis
eluet me Tanais aut quae barbaris/Maeotis undis pontico incumbens mari?/Non
ipse toto magnus Oceano pater tantum expiarit sceleris, o silvae, o ferae! "
(vv.715-718), quale Tanai mi laverà o quale Meotide che con le barbare onde
preme sul mare pontico? Nemmeno il grande padre mio con tutto l'Oceano potrebbe
espiare un delitto così enorme. O foreste, o fiere!
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