mercoledì 30 maggio 2018

L’"Ulisse" di Joyce. 2

La colazione sull’erba

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Lo scandalo della verità


I quadri di Manet suscitarono le escandescenze dei visitatori del Salon parigino nel 1863
Per questo motivo, quando il Salon nel 1863 gli rifiutò la Colazione sull'erba ed altri lavori, egli non fu molto sorpreso. Egli, tuttavia, non fu l'unica vittima dell'ostracismo della giuria, che non aveva accettato numerosissime altre opere. Per questo motivo Napoleone III decise di istituire un Salon des Refusés [Salon dei Rifiutati], così da consentire agli artisti non presenti nel Salon ufficiale di esporre comunque le loro opere. Manet, forte dell'avallo imperiale, decise di non lasciarsi sfuggire quest'opportunità e presso il Salon des Refusés espose la Colazione sull'erba.
La Colazione sull'erba fu al centro di uno dei più clamorosi scandali artistici dell'intera storia dell'arte. Gli animi benpensanti della borghesia di Parigi si indignarono rumorosamente di fronte alla donna nuda dipinta da Manet, e tacciarono l'intero quadro di una scandalosa «indecenza». Il nudo non solo era oggetto di studio nelle Accademie di tutto il mondo, ma era anche uno dei temi più accettati e consueti dell'intera storia dell'arte: gli artisti che si sono confrontati con il nudo, infatti, sono innumerevoli, da Sandro Botticelli (Nascita di Venere, 1482-1485 circa) a Diego Velázquez (Venere Rokeby, 1648 circa), passando per il veneratissimo Jean-Auguste-Dominique Ingres. Anche le due fonti iconografiche utilizzate dal Manet, il Concerto campestre e il Giudizio di Paride, raffiguravano nudi.
Lo scandalo dunque non nasceva dalla scelta del tema, bensì dal fatto che la presenza della giovinetta nuda accanto ai due uomini vestiti non fosse giustificata da alcun pretesto mitologico, storico o letterario. La donna raffigurata da Manet non è una ninfa, o un personaggio mitologico, bensì è clamorosamen te una parigina del tempo. Cfr. Togliere le mutande ai borghesi di Freud.
 A rincarare la dose neanche i suoi due compagni erano camuffati in paludamenti storici: ad abbigliarli non erano infatti abiti classici, o magari vesti rinascimentali, bensì «gli orribili costumi moderni francesi», come osservò disgustato il critico Hamilton. A sconcertare il pubblico era dunque il fatto che Manet avesse abbandonato il repertorio figurativo accademico e si fosse cimentato in un soggetto contemporaneo, fin troppo contemporaneo, senza ricorrere al «sostegno ipocrita del travestimento storico» (Abate).
L’arte cerca di rappresentare le cose associate all’idea platonica.
L’oggetto può venire violentato e deformato (Picasso). La filosofia è consapevole del fatto che lo spirito logico non può abbracciare la totalità del mondo.
 La poesia invece cerca di farlo. Goethe con il suo dilettantismo è l’uomo che, insoddisfatto di ogni scienza specialistica, tenta di raggiungere una conoscenza universale. L’arte vuole raggiungere la totalità: è una forma di religione questo puntare a una conoscenza totale
L’assillo della morte è un monito a riempire la vita di significati. L’opera d’arte risulta tanto durevole quanto più si avvicina alla totalità
L’opera d’arte deve essere non solo estetica ma anche etica. Chi mira alla sola bellezza rischia il Kitsch[1].
L’io deve essere al tempo stesso il sum e il cogito, il logos e la vita fusi in una unità dove balena lo spirito religioso. La poesia deve scoprire le forze che agiscono nell’epoca e simbolizzarle. Nella disintegrazione dei valori l’arte cerca nuovi miti e un nuovo ordine.

Ulisse 1922, 18 capitoli in parallelo con l’Odissea.
 T. S. Eliot lo recensì scrivendo che il romanzo era finito con Flaubert e James e che Ulisse aveva superato il romanzo narrativo attraverso il metodo mitico..
L’autore lo definì un’Odissea moderna e l’epica del corpo umano
Joyce ha scritto che ha voluto rendere il mito sub specie temporis nostri.
L’epopea di due razze (Israele-Irlanda), il ciclo del corpo umano e la storiella di una giornata. Dublino è il centro della paralisi a causa della religione cattolica oppressiva, delle convenzioni sociali, del dominio straniero e dell gretto nazionalismo che gli si contrappone.
 Joyce vi si oppose con l’esilio.
Joyce voleva il recupero della tradizione irlandese non in senso nazionalistico ma per inserirla nella cultura europea.
E’ una neo Odissea eroicomica. Il 16 giugno era il giorno in cui Nora Barnacle si era recata al primo appuntamento con J.
Leopold Bloom e Dedalus sono proiezioni dell’autore in due età diverse e Ulisse è Ognuno
Ulisse ripete in chiave ironica, eroicomica, lo smascheramento delle strutture oppressive presente nei Dubliners
Bloom è l’uomo medio, sensuale, inefficiente, curioso ma timido e cauto, alla ricerca di rapporti umani che non trova.
Dedalus è l’idealista alla ricerca di valori spirituali, anche lui incapace di realizzare le proprie aspirazioni.
 Sono personaggi complementari: entrambi ricercano.
Cercano anche, rispettivamente, un figlio e un padre.
Molly è Penelope ed è Calipso ed è Circe. E’ l’essenza della natura femminile, espressione della fisicità assoluta. Il sì finale è l’accettazione incondizionata eppure non passiva della condizione umana.
Gli incubi di Bloom e Dedalus in Molly diventano estasi. Molly è tutta carne, humus, fertilità naturale. E’ la terra madre da dove veniamo e dove torniamo.
nel Menesseno Platone scrive: "ouj ga; r gh' gunai'ka memivmhtai kuhvsei kai; gennhvsei (nella gravidanza e nel parto), ajlla; gunh; gh'n", e nel Menone il filosofo ateniese afferma che tutta la natura è imparentata con se stessa (th'" fuvsew" aJpavsh" suggenou'" ou[sh", 81d) e, dunque, anche l'uomo è stretto parente della grande madre e della natura in genere.

Motivi ricorrenti: quello del rimorso di Dedalus, la storia come incubo e distruzione, il pensiero dell’infedeltà della moglie e della morte del figlio. La morte per annegamento. Sono leit-motiven inseriti nel tessuto narrativo. A volte sono segni musicali come il suono tintinnante del calessino di Boylan.
Per quanto riguarda il primo capitolo, Joyce nel 1904 passò dei giorni in una torre sulla spiaggia di Dublino con un amico (Oliver Gogarty, il Buck Mulligan del romanzo). J se ne andò via per l’arroganza e la superficialità dell’altro.
Gli episodi 1-9 contengono meno della metà delle pagine degli ultimi 9.
Il XV Circe il bordello è il più lungo e lo compose a Parigi nel 1920.
Nel XVII Itaca la casa, alle armi di Odisseo J-Bloom sostituisce quelle della ragione.
Il corpo umano ha una struttura ternaria (Bloom Dedalus Penelope), così il romanzo
I Telemachia Il figlio
II Il padre con le avventure di Odisseo
III Il nostos Il ritorno a casa con la figura della donna che nell’epica del corpo umano sostituisce lo spirito santo della trinità.
L’episodio Eolo il giornale (VII) è scritto nel linguaggio giornalistico, l’VIII I Lestrigoni il pranzo, è dominato dalle funzioni dello stomaco, e J scrisse a un amico che il “ritmo dell’episodio è quello dei moti peristaltici” (peristaltikovς, che spinge avanti comprimendo)
 Scilla e Cariddi la biblioteca (IX) alludono alla roccia di Scilla (l’Aristotelismo) e al gorgo di Cariddi (il Misticismo)
 Le Simplegadi le strade (X) invece alludono a Chiesa e Stato che schiacciano le persone. Protagonista delle Simplegadi è Dublino stessa con le sue strada labirintiche e la sua gente. L’episodio è composto di 18 brevi scene, tante quanti gli episodi del romanzo.
Le sirene la mescita (XI) è imperniato su temi musicali disposti nella fuga per canonem.
 il XII Il Ciclope la taverna contiene lo stile enfatico del nazionalista irlandese antisemita in contrasto con la dizione gergale dell’ignoto io narratore con effetti che Joyce definisce di gigantismo.
Gli episodi XIII, XIV, XV, la sera dalle 8 a mezzanotte, gli ultimi tre (XXVI, XVII; XVIII) la notte fino all’alba
Svevo ha scritto che l’Ulisse non è per un lettore sbadato.
Nel linguaggio, il suono (significante) prevale sul significato.
La traduzione italiana è di Giulio de Angelis, Mondadori, 1975


CONTINUA



[1] Il sostantivo tedesco Kitsch indica lo stile di oggetti artistici di cattivo gusto. Il kitsch è spesso associato a tipi di arte sentimentali, svenevoli e patetici; il termine può comunque essere utilizzato per descrivere un oggetto artistico che presenta una qualsiasi mancanza: una delle caratteristiche di questo tipo di arte consiste, infatti, nel tendere ad essere una imitazione sentimentale superficiale e teatrale. Si sottolinea spesso la mancanza, negli oggetti chiamati kitsch, del senso di creatività ed originalità propri dell'autentica arte. Una definizione generica adottata nell'architettura e nel design indica come kitsch qualsiasi oggetto la cui forma non derivi dalla funzione. In realtà l'evoluzione del termine è stata ampia e, sebbene ancora oggi conservi quel significato, connotazioni meno "superficiali" sono state attribuite ad esso. Ne deriva che artisti o artigiani possono deliberatamente ricorrere al kitsch come forma di espressione. Prodotti contemporanei caratterizzati nelle intenzioni o negli esiti da risultati esteticamente ambigui vengono spesso definiti trash.

1 commento:

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