Sbarcati a Brindisi eravamo contenti di essere usciti dalla nave noiosa.
Salimmo sul rapido che era in orario, ma, arrivato alla stazione di Bari, si fermò per tutta la notte: a Barletta i viticultori avevano occupato i binari per indurre il nostro governo a combattere con forza maggiore la guerra contro i concorrenti francesi esportatori di vini e il loro governo.
Ci disponemmo a passare diverse ore nel vagone dove i nostri compagni di viaggio si lamentavano. Questi ignoti comites dicevano che gli agricoltori pugliesi potevano anche avere ragione, però davano prova di insensibilità egoistica bloccando diversi convogli pieni di gente, per sensibilizzare un governo che permetteva tali violazioni della legge. Pensai che le difficoltà si dovrebbero risolvere discutendone, non mettendosi gli uni contro gli altri. Ma probabilmente era una questione assai più complessa e io non me ne intendo punto. Sicché rinuncio a dare giudizi.
Ifigenia si dispose a dormire appoggiando la schiena, chiudendo gli occhi e allungando le gambe verso di me che le stavo di fronte. La osservavo ammirato: era nella sua forma più trascurata: stanca, sudata, con i piedi calzati in scarpe di plastica, o gomma che fosse, comunque tutt’altro che fresca e aulente, eppure nell’insieme bella e gradevole come Afrodite.
“Divina creatura-pensai- saremmo stati capaci di amore celeste noi due se non ci fossimo amati non solo kata; to; sw`ma ma anche kata; th;n yuchvn”.
Come accadde con Helena per un mese soltanto purtroppo. Una sera di luglio mi sentivo come il Cristo con Maria Maddalena.
Sicché tentai di superare le sue resistenze residue descrivendole la Crocifissione di Masaccio che mi aveva colpito durante una visita al Museo di Capodimonte.
In questo mirabile quandro si vedono Maria anziana e l’apostolo prediletto Giovanni ai lati del Crocifisso, il Cristo che con il capo incassato nel busto rivolge all’apostola amata lo sguardo prossimo a spengersi e la Maddalena inchinata davanti al maestro morente con le braccia alzate e le mani aperte quasi volesse trattenere e salvare l’amato. Ella ha un manto rosso dal tono fortissimo che accende il quadro aggiungendo una componente erotica alla scena di morte. Quel colore sostituisce la voce strozzata nella bocca aperta dell’anziana madre e lo slancio verso l’alto delle braccia ravviva la tonalità elegiaca del giovane discepolo che tiene il mento chino e appoggiato sulle mani in un gesto di desolazione.
“Tu sei Maddalena, dissi alla donna che amavo, e puoi salvarmi ricambiando il mio amore. Tieni in mente che finito questo mese potremmo non trovarci insieme mai più”.
“ Che tu sia benedetto: io ti amo, ora ne sono sicura” rispose.
Una ventina di giorni più tardi durante una festa nella casina del tennis corteggiai una ragazzetta francese quando Helena era andata a riposare in camera poiché non stava bene e siccome non l’avevo raggiunta, dopo un’ora tornò nella terrazza dove si ballava. Si accorse del mio comportamento da fellone infame e callido vezzeggiatore della fanciulla nemmeno ventenne. Questa del resto mi aveva domandato se stessi cercando una figlia.
La bella donna si voltò indietro e si allontanò senza dire parola, desolata. Me ne accorsi, la raggiunsi e mi disse che voleva partire poiché aveva capito di essersi sbagliata credendo alle mie parole bugiarde. Le parlai, mi scusai, mi inginocchiai, le chiesi perdono. La convinsi. Cercai di fare l’amore subito. Disse: “Io non sono materia”. La ammirai e verso le due della notte facemmo il massimo consentito a due mortali destinati alla putrefazione: ci amammo kai; kata; to; sw'ma kai; kata; th;n yuchvn Mi salvò una seconda volta Elena Augusta, Elena Maddalena. Da allora già solo il suo nome è rimasto circondato da un alone sacro per me.
Bologna 7 febbraio 2025 ore 18, 32 giovanni ghiselli
p. s.
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