mercoledì 23 luglio 2025

Ifigenia CCXXXIX. Non mi piace dare ordini né riceverli.

Il 9 aprile fu una giornata di caldo quasi estivo. Andammo in bicicletta a San Pietro, il borgo con l’osteria delle due vecchiette simpatiche. Ifigenia era gradevole, una grazia del cielo. Ci stendemmo  su un prato. Disse: "Sempre così dobbiamo stare insieme: festosi e felici, in armonia e buona salute, nell'aria aperta e ravvivata dal sole, come due amanti pagani". Pensavamo di avercela fatta.
Il giorno dopo aggiunse: "Farò tutto quanto tu potrai volere da me. Devi essere fiero e contento di questa offerta poiché con gli altri invece io estraggo quasi sempre il mio spirito di contraddizione".
Mi venne in mente Päivi che una sera remota 6 mi aveva detto: "Facciamo quello che preferisci tu". Io non osavo decidere, per timore che la mia scelta non le fosse del tutto gradita, e glielo dissi. Allora la  madre mancata di mia figlia mi biasimò: "Sbagli a rifiutare una facoltà che ho attribuito a te solo; io agisco e reagisco contraddicendo i luoghi comuni  dei conformisti. Ma tu non lo sei”.
Non ho mai amato esercitare dominio sulle persone, ma ho sperimentato che una donna perde un po’ della stima riposta nell'uomo, se questo non sa usare il potere che lei gli viene concesso. Del resto non mi piace comandare né essere comandato. Non amo il potere. 

Il 14 aprile chiesi a Desdemona di commentare la nostra giornata di amore e sangue mestruale: quella de 6 giugno del 1979. Volevo provare a  inserirla nel nostro romanzo. Scrisse: "Il sole, un muro grigio, il sangue: l'accordo ". Troppo poco. 

Il 15 Stefania passò da Bologna. Andava a cercare emozioni malate da un amante: Pompeo di Crevalcore, un cretino semianalfabeta secondo lei stessa. Faceva un caldo precoce. La vecchia amica era stremata e più commediante che mai. Pensavo che, se avessi perduto Ifigenia, io pure sarei diventato stanco e vago di emozioni malsane: era il contatto giornaliero con la bella, vivacizzante creatura a fare di me un uomo teso verso qualche cosa di non ordinario. 

Il 16, tornato a casa di notte dopo un dì passato a Pesaro per confortare la zia valetudinaria, trovai questo biglietto: "Amore mio, sono tanto felice di stare insieme a te perché tu sei una gran brava persona e con il tuo esempio, la tua educazione mi hai resa migliore. Oggi andando in bicicletta su per la "salitaccia" ti ho sentito profondamente come il padre mio spirituale. Mi piace molto fare delle cose con te, e questa estate spero che andremo insieme a Delfi, a pregare per il nostro Destino. Ti amo tanto per come tu sei, per la tua diversità profonda e umana, che è la tua forza e la mia. Sono felice. Spero di rivederti assai presto e nell'attesa ti bacio. Ti adoro mio amore. La tua fedele amante amata ragazza ".

Meno di due mesi più tardi, l'istrione  beffardo, il sarcastico guitto, il vecchio gradasso, l'avrebbe convinta che questi suoi sentimenti e due anni e mezzo vissuti con me, valevano meno che passare un’ora con lui. Comunque a Delfi saremmo andati in agosto e avremmo pregato sull’ombelico del mondo. Devotamente. Non più per il nostro amore  bensì per la vita artistica cui volevamo assurgere ognuno a suo modo.

 

Villa Fastiggi,   23  luglio 2025 ore 11, 46 giovanni ghiselli


p. s.

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Nota

Eravamo nel 1974, a Debrecen. Quella sera di agosto arrivò la notizia delle dimissioni di Nixon. Noi borsisti dell’Università estiva applaudimmo. 

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