“In questi momenti di fuga, di memorie, di sogni, siamo due amanti felici - dissi - ma sulla vita oramai abbiamo opinioni diverse. E vogliamo vivere in modo diverso. Tu, da attrice, hai deciso di privilegiare l’istinto; io agli impulsi caotici preferisco anteporre un logos appassionato e commosso, ma anche ordinato e diretto a una meta precisa”.
Ifigenia mi corresse: “Io scelgo l’intuizione geniale tesoro, non l’istinto bestiale.
“Le intuizioni senza concetti sono cieche - pensai - e la bellezza senza intelligenza e volontà di bene può scivolare nel male diventando immondizia”. Eravamo contenti che la notte stellata dopo le fatiche diurni ci avesse resi più tolleranti, più umani. A un tratto Ifigenia volle andare a dormire: la lunga lotta col vento implacabile me l’aveva stremata. Bellina. L’accompagnai, ma davanti alla camera le chiesi il permesso di girare da solo nella notte odorosa. Volevo osservare ancora le luci che stavano sotto e sopra di me. Sentivo che brillavano anche dentro di me. Mi piaceva l’odore dell’aria profumata dai pini resinosi e resa salmastra dall’alitare del mare.
“ Sì - mi dicevo - c’è piacere, bellezza e giustizia nel cosmo. C’è un creatore. Il re popolare e demente nella fredda, piovosa Baviera, nella sua reclusione dal mondo reale, prigioniero disperato dentro quei castelli teatrali, circondato da servi avidi e perfidi , l’aveva perduto di vista. Non voglio forzare questa giovane donna a diventare diversa da quello che è, chiunque ella sia. Né posso impedirle di fare i suoi sbagli, se proprio ci tiene. Però mi piacerebbe vederla felice. Potrà esserlo soltanto diventando se stessa. Adesso lei, non protetta dal vecchio istrione ingrato, dovrà cercare da sola la strada che la conduca alla sua meta. Spero che riesca a percorrerla tutta, senza fermarsi né deviare, anche se dovesse incontrarvi un fiero vento contrario”. Tornai alla camera. Entrai senza fare rumore. Ma Ifigenia era sveglia: mi aspettava con il volto illuminato dagli occhi ridenti. Un’espressione che non le vedevo da tempo. Facemmo l’amore più volte, con piacere e con gioia. Parlammo ancora un poco: senza alcun astio. Eravamo entrambi contenti di questo accordo dopo mesi di rinfacciamenti reciproci. Ci sentivamo liberi entrambi di fare l’amore tra noi e con chi volevamo, di farlo o di non farlo.
Quando Ifigenia prese sonno, tornai a guardare le stelle. “Sì - mi dicevo - c’è bellezza, ordine, giustizia nell’Universo. C’è un Creatore, un demiurgo artista di somma sapienza. Chiunque egli sia, ne sa più di me e io mi lascio guidare osservando le stelle guidate da Lui. Correggo le circolazioni della mia testa talora improvvida uniformandole ai movimenti di questo cielo ordinato.
Il re popolare e pazzo nel suo eremitaggio dentro i castelli intorno allo Starnbergersee, il lago dove morì affogato in cinquanta centimetri d’acqua, aveva perso di vista la bellezza creata dal grande demiurgo, l’artista del cosmo
Villa Fastiggi, 31 luglio 2025 ore 18, 49 giovanni ghiselli
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