giovedì 27 marzo 2025

Aristofane Lisistrata, XIV . Alcune donne cercano di disertare e farsi crumire. La donna angelicata dove è finita ?

Il racconto è dolore, ma è anche amore. Il silenzio è spesso puro dolore

 Aristofane, Eschilo, Berto, Virgilio, Leopardi.

 

 

 Scene giambiche e intermezzi lirici- 706- 1246.

 

 

 

Terminata la parabasi (vv. 614-705) Compare Lisistrata. La corifea le domanda perché sia accigliata-skuqrwpov" (Lisistrata, 707)

 La caporiona cita un verso di Euripide (Telefo fr. 704): ajll j aijscro;n eijpei'n kai; siwph'sai baruv (712) turpe è parlare e tacere è grave.

 

Cfr. Prometeo incatenato di Eschilo "ajlgeina; mevn moi kai; levgein ejsti;n tavde,-a[lgo" de; siga'n, pantach'/ de; duspotma” doloroso è per me raccontare queste cose,/ma doloroso è anche tacere, e dappertutto sono le sventure"(vv. 197-198). Due versi questi, usati come epigrafe da Giuseppe Berto per il suo Il male oscuro (1964) che racconta la terapia di una nevrosi: “Il racconto è dolore, ma anche il silenzio è dolore”. Il racconto infatti è doloroso e pure terapeutico.

 

Così Enea racconta a Didone la distruzione di Troia: “Infandum, regina, iubes renovare dolorem (…) Sed si tantus amor casus cognoscere nostros/et breviter Troiae supremum audire laborem,/quamquam animus meminisse horret luctuque refugit,/incipiam” (Eneide, II, 3, 10-13), regina, mi ordini, di rinnovare un dolore indicibile…ma se tanto grande è il desiderio di conoscere la nostra caduta e di udire in breve l’estrema agonia di Troia, sebbene l’animo rabbrividisca a ricordare e rifugga dal pianto, comincerò.

 

Nella Tebaide di Stazio (45-96 d. C.) Ipsipile inizia la sua storia dolorosa affermando che raccontare le proprie pene è una consolazione per gli infelici:"dulce loqui miseris veteresque reducere questus" (V, 48), è dolce parlare per gli infelici e rievocare le pene antiche.  

 

Infine Leopardi che corteggia la luna

"O graziosa luna, io mi rammento

che, or volge l'anno, sovra questo colle

io venia pien d'angoscia a rimirarti:

e tu pendevi allor su quella selva

siccome or fai, che tutta la rischiari.

Ma nebuloso e tremulo dal pianto

che mi sorgea sul ciglio, alle mie luci

il tuo volto apparia, che travagliosa

era mia vita; ed è, né cangia stile,

o mia diletta luna. E pur mi giova

la ricordanza, e il noverar l'etate

del mio dolore.

(Alla luna del 1820, vv. 1-12)

 

 

L’oracolo di Lisistrata

 

Lisistrata riassume la difficolta che l’ha contrariata dicendo binhtiw'men, vogliamo essere scopate (715)- binevw, fotto. Non riesce più a tenere le donne lontane dai mariti. Molte disertano.

E' una risposta interessante alla menzogna della donna angelicata.

Arrivano tre donne che vogliono tornare a casa. La terza dice di essere incinta aujtijka mavla tevxomai 744 e che sta per partorire.

Lisistrata ribatte che il giorno prima non era pregna- ajll j oujk ejkuvei" suv

 g j ejcqev"- -

 Ma oggi sì, ribatte  la donna- ajlla; thvmeron- 745

Lisistrata scopre che la falsa pregnante ha messo sotto il vestito l’elmo della statua di Atena. Le altre due trovano altre scuse per correre a casa-la lana che si rovina per le tarme; il lino da maciullare-

Lisistrata semplifica dicendo come stanno davvero le cose: poqei't j  i[sw" tou;" a[ndra" (763), vi mancano gli uomini verosimilmente.

Anche loro ci desiderano, aggiunge, ma bisogna resistere.

Un oracolo crhsmov" assicura che prevarremo, eja;n mh; stasiavswmen 768, se non facciamo una guerra intestina nel nostro genere  (stavsi").

 Lisistrata  legge l’oracolo: le rondini (celidovne") fuggendo l’upupa, devono stare lontane dai falli- ajpovscwntaiv te falhvtwn-771  Le rondini indicano i genitali femminili.

Lisistrata cita altre parole dell’oracolo

Se le rondini si separano e si involano fuori dal tempio sacro, non ci sarà più nessun uccello di nessuna specie che sembrerà  più zozzone-katapugwnevsteron (776).

Dunque bisogna pazientare

tradire l’oracolo sarebbe una vergogna. (780)

Bologna 27 marzo 2025 ore 17, 11 giovanni ghiselli

 

 

 

 

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